Caffeina e cancro al colon, colon, caffè

La caffeina ha un doppio ruolo nell’infiammazione e nel cancro al colon?

Indice

Secondo questo studio sembrerebbe che il consumo regolare di caffeina riduca i rischi di infiammazione del colon e di mortalità da cancro del colon.

Caffeina e cancro al colon

La caffeina, il cui nome scientifico completo è 1,3,7-trimetilxantina, anche abbreviata in CAF, è una sostanza chimica naturale che ha indubbi effetti stimolanti.

Approfondimento: la caffeina

Apprezzata per le sue proprietà stimolanti che aiutano ad aumentare la concentrazione e combattere la stanchezza, la caffeina cela una complessa gamma di effetti sul nostro corpo e sulla mente.

Questo articolo esplorerà come agisce sul nostro organismo, i suoi benefici e rischi, nonché alcuni miti comuni ad essa associati.

Proprio a causa di ciò, è comunemente inclusa nella preparazione di diverse bevande ed alimenti, tra cui:

  • caffè
  • bevande energetiche
  • cioccolato.

Il caffè in particolare è una delle bevande più consumate al mondo nonché una delle principali fonti di antiossidanti alimentari. A tal proposito è risaputo ed è stato dimostrato che il consumo di caffè, e conseguentemente di caffeina, è correlato ad una riduzione dell’incidenza delle malattie epatiche e ad un forte effetto antinfiammatorio, soprattutto nella mucosa intestinale.

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Sebbene siano stati riportati questi effetti benefici, alcuni nuovi gruppi di ricercatori hanno sollevato il dubbio che la caffeina abbia un ruolo in alcuni processi infiammatori nonché nella genesi del carcinoma del colon.

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Revisione della letteratura.
  • Luogo: Giappone.

Scopo dello studio: la caffeina ha un ruolo nell'infiammazione e nello sviluppo di cancro al colon?

Gli autori hanno discusso i pro e i contro dell’assunzione di caffè e di caffeina, nonché i possibili ruoli nell’infiammazione e nello sviluppo di neoplasia del colon.

Progettazione e risultati

La revisione si pone come obiettivo quello di analizzare gli studi che attribuiscono alla caffeina ed alle sostanze che la contengono un ruolo protettivo o meno nei confronti delle infiammazioni della mucosa intestinale e, soprattutto, nella carcinogenesi.

Tra gli studi considerati, ve ne sono alcuni biologici che dimostrano che la caffeina e altri derivati metilati siano in grado di inibire le chitinasi, legandosi al loro sito attivo [1].

Altri studi [2] hanno dimostrato come il consumo di caffè e caffeina sia correlato ad un’effettiva riduzione dei processi infiammatori anche a livello epatico, non solo intestinale.

Tuttavia vi sono altri studi che dimostrano, in vivo, la correlazione tra l’assunzione di caffeina e un aumento dell’incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali, nonché del cancro del colon retto.

Secondo uno studio condotto presso il Massachusetts General Hospital, per esempio, l’assunzione orale di caffeina con saccarosio (il comune zucchero da cucina) pare avere un potente effetto cancerogeno nei modelli murini affetti da colite cronica.

In conclusione si è rilevato che circa l’84% degli studi ha mostrato gli effetti benefici di caffè/CAF per lo sviluppo di cancro del colon retto; tuttavia il restante 16% mostra effetti opposti o inconcludenti.

Conclusioni

Il caffè è una delle bevande di più frequente utilizzo, ed è generalmente correlato ad un aumento degli effetti antinfiammatori, sia in vitro che in vivo.

In generale si ritiene che il consumo regolare e di grandi quantità di caffè riduca i rischi di infiammazione del colon e di mortalità da carcinoma del colon, ma l’assunzione di caffeina con saccarosio provoca cambiamenti cancerogeni nelle cellule.

Bibliografia: fonti e note

ARTICOLO ORIGINALE: Mizoguchi E, Sadanaga T, Okada T, Minagawa T, Akiba J. Does caffeine have a double-edged sword role in inflammation and carcinogenesis in the colon? Intest Res. 2023 Jul;21(3):306-317.

[1] L’azione inibitrice di questi enzimi, che ha il ruolo di regolare la risposta immunitaria innata ed acquisita dei mammiferi, è molto forte. Pertanto questi derivati della metilxantina sono considerati un utile inibitore nei disturbi infiammatori cronici e nei tumori associati all’infiammazione.

[2] come quello condotto da Besler et al.