Biomarcatori infarto del miocardio

Alcuni biomarcatori possono predire il rischio di infarto del miocardio?

Indice

In un recente studio si è voluta verificare l’efficacia di un modello predittivo basato su biomarcatori per calcolare il rischio di infarto del miocardio in pazienti con sindrome coronarica acuta.

La sindrome coronarica acuta: infarto del miocardio e biomarcatori

La sindrome coronarica acuta (SCA) è un problema medico acuto che comprende varie patologie delle arterie coronarie, tra cui l’angina pectoris e l’infarto del miocardio.

Nonostante le ricerche stiano compiendo progressi importanti nella caratterizzazione e nella cura della Sindrome Coronarica Acuta, essa permane ancora uno dei fattori più rilevanti in termini di mortalità e di morbilità. [1]

Infatti, la sindrome coronarica acuta rappresenta circa la metà di tutti i decessi che sopraggiungono per cause cardiovascolari e circa il 18% degli uomini e il 23% delle donne, con età superiore ai 40 anni, non sopravvive dopo un anno da un avvenuto infarto del miocardio (di tipo STEMI¹).

Attualmente si è all’opera per tentare di delineare dei profili di rischio migliori per le ischemie conseguenti alla SCA, predicendo il rischio di mortalità a un anno e calcolando la possibilità di un intervento di angioplastica delle arterie coronarie.

Caratteristiche dello studio

Scopo dello studio: il sistema ABC-ICS Ischemia Risk Score, basato sui biomarcatori GDF-15 e NT-proBNP è efficace nel predire il rischio di infarto del miocardio?

Gli autori dello studio hanno voluto verificare l’efficacia di un modello predittivo basato su diversi biomarcatori per il calcolo del rischio di mortalità a un anno dall’intervento di angioplastica per i pazienti affetti da SCA.

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Risultati: GDF-15 e il NT-proBNP sono buoni marcatori per l'infarto del miocardio

Lo studio retrospettivo ha incluso nella propria analisi circa 3500 soggetti², sottoposti a intervento di angioplastica, per i quali si è calcolato il cosiddetto ABC-ICS Ischemia Risk Score³, che include la misurazione di due biomarcatori: il GDF-15 e il NT-proBNP.

I risultati dello studio hanno indicato che:

  • I pazienti che hanno ricevuto il monitoraggio con il sistema ABC-ICS hanno registrato un rischio diminuito del 30% nella probabilità di sviluppare un infarto del miocardio a un anno dall’angioplastica;
  • I pazienti che hanno ricevuto il monitoraggio con il sistema ABC-ICS hanno riportato un rischio minore di circa il 15% nella probabilità di morte cardiovascolare a un anno dall’angioplastica.

Conclusioni: alcuni biomarcatori potrebbero diminuire il rischio di morte per infarto del miocardio

Il sistema ABC-ICS per la determinazione del rischio delle crisi ischemiche nei pazienti affetti da SCA si avvale dell’utilizzo di due biomarcatori associati con altri sei item.

Nonostante siano necessarie ulteriori ricerche in questa direzione, l’adozione di questo sistema di calcolo potrebbe apportare una diminuzione significativa del rischio di morte cardiovascolare e di infarto del miocardio nei pazienti che soffrono di SCA.

Bibliografia: fonti e note

ARTICOLO ORIGINALE: Batra G, Lindbäck J, Becker R, et al. Biomarker-Based Prediction of Recurrent Ischemic Events in Patients With Acute Coronary Syndromes. J Am Coll Cardiol.2022 Nov, 80 (18) 1735–1747.

[1] Kolansky D. Acute Coronary Syndromes: Morbidity, Mortality and Pharmacoeconomic Burden. Am J Manag Care. 2009; Volume 15, Issue 2 Suppl.

Nota 1. L’infarto STEMI consiste nell’infarto acuto del miocardio associato a sopraslivellamento del tratto ST e, a differenza dell’infarto NSTEMI, il danno cardiaco può essere più grave in quanto l’occlusione delle coronarie colpite è totale.