le pandemie nella storia influenza spagnola

L’influenza spagnola tra le pandemie della storia

L’influenza spagnola

Tra il 1918 ed il 1920 l’influenza spagnola devasta il mondo intero con 50 milioni di morti. In questo articolo vediamo come questo evento possa ancora aiutarci ad arginare gli eventi pandemici futuri.

 

L’influenza spagnola, cenni storici

Nella primavera del 1918, durante la Prima guerra mondiale, un ceppo eccezionalmente infettivo di virus dell’influenza si diffuse in tutto il mondo. Le conseguenze furono catastrofiche: si stima che un terzo della popolazione mondiale di allora si infettò e che siano morte almeno 50 milioni di persone, cioè più di quante vittime abbiano fatto la Prima e la Seconda guerra mondiale combinate. Curiosamente, questo virus mieté molte vittime tra le persone giovani, di età compresa tra i 20 ed i 40 anni. Il virus riuscì a raggiungere virtualmente ogni parte del mondo, comprese aree remote del Mar Glaciale Artico e isole dell’Oceano Pacifico.

La mortalità del virus rimane ancora oggi incontrastata, sia nel passato che negli anni successivi fino ad oggi, attribuendo quindi all’influenza spagnola l’infelice primato della pandemia più letale della storia, persino più letale della peste nera.

 

Il faticoso recupero del virus che causò l’influenza spagnola

Alla comparsa della malattia non si conosceva la sua causa; per anni, infatti, la colpa della pandemia fu attribuita ad un batterio, Haemophilus influenzae, e solamente nel 1930, quindi ben 12 anni dopo, fu identificato l’agente eziologico dell’influenza spagnola con un virus.

Ancora oggi i ricercatori studiano con attenzione questo virus che non ha avuto eguali nella storia, per capire quali aspetti furono determinanti per provocarne l’eccezionale letalità. Oggi conosciamo molti dettagli del virus dell’influenza spagnola, ma questo non fu caratterizzato subito. Infatti, all’epoca della pandemia non esistevano ancora molti degli strumenti preziosi che ci permettono di comprendere e caratterizzare i patogeni.

Per recuperare il virus originale del 1918, nel 1951, un giovane scienziato di nome Johan Hultin partì insieme alla sua squadra per un villaggio remoto dell’Alaska. Hultin pensò con ragione che dato che le vittime furono seppellite nel ghiaccio del permafrost, il patogeno si sarebbe conservato. Nonostante avesse recuperato i tessuti polmonari infetti, Hultin non riuscì a coltivare il virus in laboratorio. Solamente nel 1997 Hultin e Taubenberger tornarono in Alaska a recuperare dei campioni da cui riuscirono a sequenziare il genoma del virus, che fu poi ricreato nel 2005 in ambienti di laboratorio.

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Come studiare il virus ci aiuta oggi

Come sappiamo il virus dell’influenza è un virus “trasformista”, poiché riesce a mutare ogni anno determinando l’influenza stagionale. Ogni 10 anni in media però, compare un ceppo più pericoloso, di solito incubato in suini o uccelli, che mostra potenzialità pandemiche.

Studiare il virus dell’influenza spagnola, cioè il virus influenzale più potente che conosciamo, ci fornisce preziose informazioni su come riconoscere ceppi pericolosi in futuro. Come si caratterizza il virus dell’influenza?

Il virus dell’influenza spagnola, come ogni virus dell’influenza, presenta sulla sua superficie due proteine molto importanti che controllano la sua infettività:

  • L’emagglutinina (hemagglutinin in inglese) è la proteina che permette al virus di entrare nelle cellule dell’apparato respiratorio, quindi viene studiata con attenzione. Dagli studi dell’influenza spagnola, come di altri virus influenzali che hanno causato una pandemia, si è compreso che l’emagglutinina debba subire alcune mutazioni caratteristiche per rendere il virus più efficiente nell’infettare l’uomo.
  • La neuraminidasi (neuraminidase in inglese) è un’altra proteina importante poiché media l’uscita della progenie virale dalle cellule infettate.

Ecco perché spesso i virus influenzali sono identificati con le lettere H-N- seguite da un numero, e.g. l’influenza spagnola H1N1. Grazie alle informazioni che conosciamo riguardo a queste due proteine, gli esperti riescono a valutare con anticipo il potenziale pandemico dei virus oggi in circolazione, come l’influenza suina del 2009, o l’influenza aviaria. Inoltre, grazie a queste proteine viene preparato annualmente il vaccino stagionale per l’influenza.

 

Conclusioni

L’influenza spagnola è ancora considerata la pandemia peggiore dell’umanità, ma probabilmente non sarà l’ultima. La popolazione mondiale è in costante crescita e la globalizzazione ci porta a viaggiare per il mondo molto più agevolmente che in passato. Nonostante oggi abbiamo la possibilità di fabbricare vaccini, e nonostante la presenza di infrastrutture sanitarie più preparate per le emergenze, dobbiamo imparare la lezione che la consapevolezza pubblica, l’educazione e la politica, oggi più che mai, svolgono un ruolo fondamentale per arginare eventuali eventi pandemici.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

Fonti:

  • Neuraminidasi dell’influenza https://www.pianetachimica.it/mol_mese/mol_mese_2009/05_Influenza/Influenza_1.htm. Accessed 21 Oct 2020
  • Influenza Historic Timeline | Pandemic Influenza (Flu) | CDC. https://www.cdc.gov/flu/pandemic-resources/pandemic-timeline-1930-and-beyond.htm. Accessed 21 Oct 2020
  • Lawrence E (1999) Spanish ’flu keeps its secrets. Nature. https://doi.org/10.1038/news990304-5
  • Shablovsky S (2017) The legacy of the Spanish flu. Science (80- ) 357:1245–1245
  • Jester BJ, Uyeki TM, Patel A, et al (2018) 100 Years of Medical Countermeasures and Pandemic Influenza Preparedness. Am J Public Health 108:1469–1472
  • Belser JA, Terrence M (2018) The 1918 flu, 100 years later. Science (80-. ). 359:255
  • Medina RA (2018) 1918 influenza virus: 100 years on, are we prepared against the next influenza pandemic? Nat Rev Microbiol 16:61–62