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L’impatto del COVID-19 sulla fertilità della nostra generazione

In questo articolo esploreremo gli effetti dell’infezione da SARS-CoV-2 sugli apparati riproduttivi maschile e femminile e considereremo il possibile impatto del COVID-19 sulla fertilità nelle prossime generazioni.

 

Non solo l’apparato respiratorio

Sin dalla prima comparsa del Coronavirus ci siamo abituati ad associare il COVID-19 ad una malattia respiratoria, ma le osservazioni dei medici sui loro pazienti COVID-19 e gli studi scientifici ci stanno dimostrando come i sintomi respiratori siano solamente la punta dell’iceberg delle conseguenze dell’infezione. Studi specifici sempre più numerosi infatti si stanno oggi dedicando al cuore, all’apparato gastrointestinale, alla pelle, all’apparato escretore e al cervello, per trovare i segni del passaggio del virus e comprendere quali potrebbero essere le conseguenze nel medio e lungo termine in ciascuna parte dell’organismo.

Sappiamo infatti che il virus SARS-CoV-2 infetta con più facilità i tessuti che esprimono delle precise molecole biologiche sulla loro superficie dette “recettori”. Il recettore più famoso e citato è l’angiotensin-converting enzyme 2 (ACE2), ma altri recettori sono conosciuti per interagire con il virus. Utilizzando a sua volta delle molecole che si legano all’ACE2, come la famosa spike protein, il virus riesce a aderire alle cellule, compiendo il primo importante passo per invadere i tessuti.

L’ACE2 è espressa in grande quantità non solo sulla superficie degli alveoli polmonari, ma anche su altri tessuti dell’organismo. Questa informazione ci suggerisce che il virus potrebbe trovare una porta d’ingresso anche in parti molto diverse dagli alveoli, spiegando la possibile diffusione del patogeno anche al di fuori del sistema respiratorio.

 

Gli organi riproduttivi potrebbero essere a rischio infezione

Tra i tessuti esprimenti l’angiotensin-converting enzyme 2 (ACE2), ci sono quelli degli organi riproduttivi. Ad oggi un numero limitato di studi si è occupato di investigare il possibile impatto del COVID-19 sugli organi riproduttivi sia maschili che femminili, ma l’argomento è particolarmente importante poiché potrebbero rivelarsi conseguenze sulla fertilità di entrambi i sessi.

Nonostante la scarsità di studi di laboratorio a riguardo, cioè basati su esperimenti svolti su modelli reali di cellule, tessuti con COVID-19 (“in vitro”), è possibile utilizzare degli strumenti informatici (“in silico”) per raccogliere alcune informazioni importanti.

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La bioinformatica ci insegna quali sono i tessuti possibilmente a rischio

Esistono delle banche dati informatiche pubbliche che conservano al loro interno delle informazioni raccolte negli anni da vari studi. Da queste informazioni si può avere un’idea di quali proteine siano espresse e in che quantità su un tessuto rispetto ad altri tessuti. Nel caso del COVID-19 questi strumenti sono stati interrogati dagli scienziati per capire quali aree del corpo siano più ricche di ACE2 ed altri recettori rilevanti, e quindi quali siano le aree potenzialmente più a rischio.  In particolare, i tessuti che esprimono più di un recettore allo stesso tempo sono più a rischio di invasione da parte del virus. Si può quindi valutare il potenziale impatto del SARS-CoV-2 su tessuto e condurre gli studi pratici in quella direzione.

 

Apparato riproduttivo femminile e COVID-19

Nell’apparato riproduttivo femminile, l’ACE2 si trova in grande quantità nelle ovaie, nell’utero e nella placenta. Questa osservazione ha sollevato l’ipotesi che, in caso d’infezione, potrebbe essere possibile trasmettere il virus da madre a figlio durante il parto. Inoltre, l’ACE2 contribuisce insieme ad altri componenti allo svolgimento corretto del ciclo ovarico, nonché del buono stato del rivestimento dell’utero e dello sviluppo embrionale. Comprensibilmente gli esperti hanno ipotizzato che il virus, interferendo con le normali funzioni dell’ACE2, possa in qualche maniera compromettere la fertilità femminile.

È quindi importante che futuri studi analizzino la salute degli ovociti, in particolare nelle donne in cui la disponibilità di questi gameti è limitata come con l’avanzare degli anni o in presenza di alcune patologie.

 

Apparato riproduttivo maschile e COVID-19

Come per le donne, l’ACE2 è presente e svolge un ruolo importante anche nell’apparato riproduttivo maschile. L’ACE2 infatti è coinvolto nella regolazione di funzioni importanti dei testicoli come la spermatogenesi e la produzione di ormoni sessuali. Dai dati bioinformatici disponibili è emerso che i due recettori per il SARS-CoV-2 ACE2 e TMPRSSs siano espressi insieme in molte delle fasi di crescita e differenziamento che attraversano le particolari cellule che danno origine agli spermatozoi – spermatogoni, spermatidi e spermatozoi.

Questo fatto fa sorgere spontanea la necessità di verificare che gli spermatozoi dei pazienti COVID-19 non siano infetti e si facciano quindi vettori del virus, magari infettando l’ovocita durante la fecondazione. Se questo fosse vero, la scoperta avrebbe grandi ripercussioni soprattutto per quanto riguarda il settore della fecondazione in vitro e la conservazione degli spermatozoi nelle banche del seme.

 

Conclusioni: COVID-19 e conseguenze sulla fertilità

L’importanza dell’ACE2 nelle funzioni riproduttive maschili e femminili, unita al fatto che questa molecola costituisce il maggiore recettore di entrata del virus SARS-CoV-2, ci indica che le conseguenze dell’infezione da COVID-19 sui soggetti fertili potrebbero essere largamente sottostimate. La bioinformatica ci ha fornito degli indizi riguardo ad un possibile impatto del COVID-19 sul corretto sviluppo degli spermatozoi e degli ovociti che deve necessariamente essere approfondito.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

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Fonti: