Psoriasi e intervento chirurgico si può fare?

Psoriasi e intervento chirurgico? Si può fare?

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Se una persona ha la psoriasi e ha dovuto sottoporsi a intervento chirurgico spesso ha già vissuto la fastidiosa situazione di ritrovarsi rimandata o bocciata per l’intervento da parte dei curanti, nel timore di un’infezione post-operatoria, riduzione della capacità di guarigione della ferita e/o peggioramento delle lesioni psoriasiche.

La psoriasi, in fase attiva, è un quindi fattore che controindica un intervento chirurgico? Oppure è semplicemente la preoccupazione di sequele infettive e quindi medico-legali a indurre i chirurghi a rifiutare gli interventi? Cerchiamo di orientarci, valutando pro e contro.

Un intervento chirurgico sulla psoriasi può favorire infezioni ricorrenti?

Sono descritti casi in cui (3) si verificano infezioni ricorrenti del sito chirurgico o di formazione di placche psoriasiche lungo l’incisione chirurgica, un fenomeno che viene chiamato fenomeno di Koebner o Koebnerizzazione.

Tuttavia uno studio retrospettivo sui pazienti con psoriasi sottoposti a interventi chirurgici per artrite o altri interventi ha evidenziato una bassa prevalenza di sepsi e di altre complicanze, suggerendo che la chirurgia protesica non sia da rifiutare in questi casi (5).

La guarigione dei pazienti con psoriasi

Dall’altro lato si è studiato anche il fenomeno della guarigione delle ferite dei pazienti con psoriasi, nei confronti dei soggetti senza malattia (4). Uno studio randomizzato controllato ha messo in confronto la guarigione delle ferite accidentali tra soggetti con psoriasi e non. Ebbene, l’incidenza di complicazioni infettive o della necessità dell’utilizzo di antibiotici era sostanzialmente simile tra i due gruppi.

E cosa ne pensano gli esperti in generale?

Nel 2003 è stato fatto un curioso sondaggio. Vi hanno partecipato 300 medici tra dermatologi, chirurghi plastici e ortopedici (1) a cui è stato posto il quesito se è possibile o meno eseguire un intervento chirurgico che richieda un’incisione proprio attraverso una porzione di cute con psoriasi in fase attiva (2).

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Il risultato del sondaggio ha evidenziato che i dermatologi, rispetto agli altri medici intervistati, sono più propensi ad acconsentire all’intervento chirurgico in pazienti con psoriasi attiva e a ritenere che non ci sia un aumento del rischio infettivo e una riduzione della capacità di guarigione.

Per certi versi il risultato era facilmente ipotizzabile: i dermatologi non sono coloro che si prendono la responsabilità di eseguire l’intervento sul paziente. Per questo probabilmente sono più morbidi nel dare l’ok all’intervento.

Linee guida interne della struttura

A prescindere da quello che si legge in letteratura, in genere ci sono atteggiamenti discordanti tra i chirurghi, che spesso si trovano a dover decidere tra il desiderio di risolvere un problema chirurgico del paziente e la preoccupazione di potenziali complicanze.

Spesso molte strutture private in Italia considerano la psoriasi in fase attiva come una condizione per rinviare l’intervento chirurgico programmato nell’ipotesi che un’eventuale complicanza infettiva possa essere meglio trattata in ambiente pubblico rispetto alle loro strutture.

Conclusioni

Pur non essendo un’infezione cutanea, la psoriasi è pur sempre una malattia che comporta un’alterazione della normale struttura cutanea. Il chirurgo deve comunque accertarsi, prima di procedere all’intervento, che non siano già presenti sovrainfezioni della placca psoriasica che potrebbero determinare una maggiore probabilità di infezioni del sito chirurgico. Al di là di questa eventualità, da valutare con eventuale visita specialistica dermatologica, non sembrano allo stato attuale esserci controindicazioni significative per l’esecuzione degli interventi chirurgici nei pazienti con psoriasi in fase attiva.