Rischi intervento coronarico percutaneo, angiografia, imaging intravascolare

L’intervento coronarico percutaneo produce meno rischi se guidato dall’imaging intravascolare o dall’angiografia?

Gli autori di questo studio sembrerebbero aver dimostrato che un intervento coronarico percutaneo guidato da imaging intravascolare è meno soggetto a rischi rispetto allo stesso intervento guidato dall’angiografia.

Rischi dell’intervento coronarico percutaneo

La malattia coronarica, o coronaropatia, è la causa di morte più comune nei Paesi sviluppati. Consiste nella compromissione del flusso ematico in arrivo al cuore, la cui funzionalità viene garantita dalle arterie coronarie.

Generalmente la malattia coronarica è dovuta al processo di aterosclerosi, in conseguenza del quale si verifica un progressivo accumulo subintimale di materiale ateromasico, che porta all’occlusione, parziale o totale, dell’arteria coronaria interessata.

Questa patologia può comportare eventi avversi come l’ischemia silente e l’angina pectoris, ma può anche evolversi in condizioni ben peggiori, tra cui l’infarto del miocardio e la morte cardiaca improvvisa.

Una procedura non chirurgica ma di carattere invasivo che viene praticata spesso in regime d’urgenza per trattare la coronaropatia acuta consiste nell’intervento coronarico percutaneo, o PCI.

Questa tecnica prevede l’accesso al flusso sanguigno tramite l’arteria femorale (o radiale), con il fine di inserire un apposito catetere che possa raggiungere la sede dell’arteria coronaria ostruita, dove può essere allocato uno stent che ripristina la pervietà del lume del vaso e il flusso sanguigno.

banner acqua idrogenata desktop

Il posizionamento di stent a rilascio di farmaco per mezzo della PCI si è dimostrato molto utile per trattare vari eventi avversi connessi alla coronaropatia, ma non raramente produce effetti collaterali, come la trombosi dello stent e l’infarto del miocardio. Per questa ragione si dibatte se sia più opportuno ricorrere a una PCI guidata dall’imaging intravascolare (ecografia o OTC¹) o dall’angiografia per minimizzare gli effetti avversi legati alla procedura.

 

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Trial clinico multicentrico randomizzato.
  • Luogo: Sud Corea.
  • Tipo di pazienti:  Soggetti con diagnosi di lesione coronarica complessa.

 

Scopo dello studio: è possibile minimizzare i rischi dell’intervento coronarico percutaneo?

Il presente trial clinico randomizzato ha indagato sulla comparazione d’efficacia tra il PCI guidato da imaging intravascolare e il PCI guidato da angiografia, nella minimizzazione dei rischi connessi alla procedura.

 

Progettazione

Un totale di 1.639 soggetti, con età pari o superiore ai 19 anni, è stato selezionato e reclutato presso svariati centri clinici del Sud Corea, con la diagnosi ricevuta di lesione coronarica complessa. A causa di tale condizione, tutti i soggetti sono stati dichiarati eleggibili per l’effettuazione dell’intervento di PCI (Intervento Coronarico Percutaneo).

Esaurita la fase iniziale, tutti i partecipanti venivano suddivisi in due gruppi in maniera randomizzata:

  • il primo gruppo, composto dai due terzi dei partecipanti, ha subìto un PCI guidato da imaging intravascolare (ecografia o OCT, a discrezione degli operatori).
  • Il secondo gruppo, composto dal terzo rimanente dei partecipanti, si è invece sottoposto all’esecuzione del PCI guidato da angiografia.

Dopo la randomizzazione, l’intervento coronarico percutaneo è stato eseguito con tecniche standard e ha permesso l’inserimento di uno stent a rilascio graduale di farmaco (everolimus²) nell’arteria compromessa del paziente.

 

Risultati

Dopo un follow-up mediano di poco più di due anni dall’esecuzione dell’intervento, si sono registrate le seguenti evidenze:

  • eventi avversi gravi come l’infarto del miocardio generato dall’arteria coronaria trattata sono stati più di una volta e mezzo superiori, in proporzione, nel gruppo angiografia.
  • La morte per cause cardiache ha riportato un’incidenza doppia nel gruppo angiografia rispetto al gruppo imaging.
  • Nel merito di eventi avversi legati alla sicurezza della procedura, non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi.

 

Conclusioni

Il presente studio ha dimostrato che, con un follow-up mediano di poco più di due anni, l’esecuzione di un intervento coronarico percutaneo guidato da imaging intravascolare è significativamente meno soggetto ad eventi avversi rispetto allo stesso intervento guidato dall’angiografia.

 

Fonti e note:

ARTICOLO ORIGINALE: Lee JM, Choi KH, Song YB et al. Intravascular imaging–guided or angiography-guided complex PCI. New England Journal of Medicine. 2023;388(18):1668–79.

[1] Ahmad M, Mehta P, Reddivari AKR et al. Percutaneous Coronary Intervention. [Aggiornato il 30 Settembre 2022]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023.

Nota 1. La tomografia a coerenza ottica (OCT) è una tecnica di imaging medico che utilizza la luce per generare immagini ad alta risoluzione delle strutture interne dei tessuti biologici. Questa tecnica è spesso utilizzata soprattutto in oftalmologia per l’imaging della retina, ma ha anche applicazioni in altre discipline come dermatologia, cardiologia e gastroenterologia.

Nota 2. L’everolimus è un farmaco immunosoppressore e antineoplastico, cioè un farmaco utilizzato per sopprimere il sistema immunitario e trattare il cancro. È sviluppato come derivato semisintetico della rapamicina, una sostanza naturale isolata dal batterio Streptomyces hygroscopicus, e appartiene alla classe dei cosiddetti “inibitori della mTOR” (target of rapamycin). Questi ultimi agiscono bloccando la proteina mTOR coinvolta nella regolazione di processi cellulari chiave come la crescita, la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule.