isolamento tamponi

Tamponi urgenti prioritari? Una chimera! E nel frattempo li isoliamo così…

Tamponi urgenti prioritari? Una chimera! E nel frattempo li isoliamo così…

 

Lo scorso marzo, in piena emergenza Covid-19 c’era il problema che tutti i tamponi, sia diagnostico-clinici che epidemiologici, indistintamente, pervenivano ai laboratori intasando il sistema.

Avevamo perciò suggerito che si potesse pensare a un percorso differenziato tra i due diversi tipi di tamponi, quelli urgenti prioritari, di tipo clinico, utili per prendere le decisioni, e quelli di tipo epidemiologico, di controllo.

Qualcuno ha colto il suggerimento e ad oggi ci sono due sistemi differenziati: quelli per i tamponi che hanno chiamato CODICE ROSSO e gli altri, secondari e meno urgenti.

 

Ricadute concrete dei tamponi urgenti prioritari

Da quando è iniziata l’emergenza si è compreso che l’aspetto più importante per contenere il virus è evidenziare immediatamente i soggetti positivi e contemporaneamente evitare che negli ospedali si generino focolai di infezione.

Per questo motivo ad ogni paziente che giunge in ospedale viene fatto un tampone di screening, che risulta comunque “codice rosso”. Questo perché fino a che non si ha il risultato il paziente viene considerato come fosse positivo e, come tale, trattato in isolamento.

Significa che ogni paziente in attesa di tampone viene visitato e accudito con tutte le precauzioni per il personale, camici monouso, mascherine FFP2, eccetera.

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È evidente che i tamponi urgenti prioritari dovrebbero essere processati con estrema velocità. Perché da questa rapida tempistica dipende lo smaltimento e la distribuzione dei pazienti: finché non abbiamo la certezza che siano negativi al Coronavirus non possiamo dislocarli nelle stanze.

 

Una brutta sorpresa

Penso che tutti quanti immaginiamo che in questi mesi, dopo il lockdown, si fossero potenziate in modo eccezionale le metodiche per l’esecuzione dei tamponi.

Invece stamane, montato di guardia, mi ha atteso una brutta sorpresa.

In una delle rianimazioni dove lavoro ci sono due box per isolare i pazienti. Gli altri sono in uno stanzone unico. Ieri entrano tre pazienti, uno con grave sindrome polmonare, fortemente sospetto Covid-19, isolato nel box. Gli altri due non hanno a disposizione il box per rimanere separati dagli altri in attesa di tampone, in un isolamento improbabile con dei separè improvvisati.

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Contattiamo il laboratorio per sollecitare la risposta ai tamponi: mi dicono che i nostri tamponi, partiti ieri sera, non sono nel laboratorio urgenze ma in biologia molecolare. Perché nella giornata di ieri sono arrivate così tante richieste di tamponi prioritari, codice rosso, da aver intasato le macchine. E così hanno inviato i nostri tamponi urgenti verso altri percorsi, meno rapidi.

Scopriamo infine qual è il problema: i tamponi rapidi non si potranno ottenere perché le ditte che producono le macchine per i tamponi rapidi non hanno sufficienti reagenti. Perché tutto il mondo li richiede. Quindi dobbiamo rassegnarci ad avere tamponi processati nel metodo tradizionale e non i tamponi rapidi.

Preghiamo che nel frattempo non entrino altri pazienti. Perché altrimenti verrebbero ulteriormente isolati in modo artigianale con un consumo assurdo di presidi ad ogni turno.

 

Conclusione: tamponi urgenti prioritari: una chimera! E nel frattempo li isoliamo così…

Il problema dei tamponi rapidi è che ne sono disponibili solo quantità limitate per via degli approvvigionamenti. Le ditte non riescono a fornire il materiale necessario per i tamponi rapidi e quindi occorre processare i campioni con i metodi tradizionali.

Ci chiediamo come sia possibile sperare di isolare sistematicamente i casi di contagio quando non vi sono sistemi per identificarli rapidamente.

Quando a scuola arriverà un bambino con un po’ di tosse ed un rialzo termico, ahimè quanto tempo pensiamo debba richiedere l’elaborazione di un tampone prima di capire se tutta la classe o la scuola deve andare in quarantena?!

Non osiamo immaginare cosa accadrà a settembre.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

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