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Utero retroverso

L’utero retroverso, o retroversione uterina, è una condizione in cui l’utero si posiziona all’indietro, inclinandosi verso la parte posteriore della pelvi.

L’utero, noto anche come la matrice, è un organo a forma di pera situato nella pelvi femminile. Normalmente si trova inclinato leggermente in avanti verso la vescica, ma in caso di retroversione l’inclinazione è verso la parte posteriore della pelvi, posizionandosi in modo tale che la sua parte superiore punti verso la spina dorsale.

La misura dell’inclinazione può variare: in alcuni casi può essere solo leggermente all’indietro, mentre in altri casi la retroversione è più pronunciata.

Nonostante rappresenti una variante anatomica rispetto alla posizione più comune dell’utero, è importante sottolineare che non influisce sulla funzionalità dell’organo né rappresenta una condizione patologica in sé. In molti casi non provoca alcun disturbo o disagio, ma possono verificarsi sintomi correlati.

 

Quanto è frequente l’utero retroverso? Epidemiologia

Quali sono le cause dell’utero retroverso? Eziologia

Le cause esatte non sono completamente comprese ma si ritiene che siano diversi i fattori possibili, come:

  • Fattori congeniti: in alcuni casi questa condizione può essere presente fin dalla nascita a causa di una predisposizione genetica.
  • Aderenze pelviche: condizioni come l’endometriosi o l’infiammazione delle tube di Falloppio possono causare aderenze e cicatrici nell’area pelvica, che possono influire sull’inclinazione dell’utero.
  • Interventi chirurgici: alcuni interventi ginecologici, come l’isterectomia o la correzione di un prolasso uterino, possono portare alla retroversione.
  • Variazioni anatomiche: in alcuni casi può essere il risultato di variazioni anatomiche individuali, senza una causa specifica identificabile.

È importante sottolineare che non è causato da cattive abitudini o comportamenti delle donne, né è considerato un problema di salute.

 

Sintomi e complicazioni dell’utero retroverso

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La maggior parte delle donne con questa anomalia anatomica non sperimenta sintomi o complicazioni. Tuttavia in alcuni casi può essere associata a sintomi o disagi che possono variare da persona a persona.

Ecco alcuni dei più comuni:

  • Dolore pelvico: può manifestarsi durante i rapporti sessuali (dispareunia), durante il ciclo mestruale (dismenorrea) o in qualsiasi momento del ciclo.
  • Dolore durante l’espletamento delle funzioni corporali: l’utero retroverso può esercitare una pressione sulla vescica o sul retto, causando dolore o disagio durante la minzione o la defecazione.
  • Dolore lombare: alcune donne possono avvertire dolore nella zona lombare inferiore, che può essere costante o aumentare durante il ciclo mestruale.
  • Problemi urinari: può comprimere la vescica, causando sintomi come frequenza urinaria aumentata o una sensazione di svuotamento incompleto.

 

Diagnosi di utero retroverso

Può essere effettuata attraverso diversi metodi diagnostici. Se una donna sospetta di avere questa condizione o sta riscontrando sintomi associati, è consigliabile consultare un medico per procedere a una valutazione accurata.

 

Anamnesi

Durante questa fase il medico raccoglie informazioni riguardanti la storia medica e ginecologica della paziente, come:

  • la presenza di sintomi associati,
  • il percorso riproduttivo,
  • eventuali interventi chirurgici precedenti,
  • condizioni mediche preesistenti.

Questo step aiuta a ottenere una panoramica completa della situazione clinica, fornendo al medico elementi utili per la diagnosi e la gestione.

 

Esame obiettivo

Il medico esegue un esame fisico approfondito per valutare la posizione e la consistenza dell’utero.

Si tratta di un’analisi importante per confermare la presenza della retroversione e valutare eventuali segni o sintomi correlati, che possono richiedere ulteriori indagini diagnostiche o trattamenti.

 

Esami strumentali

Ecografia pelvica

Gli esami strumentali utilizzati per la diagnosi e la valutazione dell’utero retroverso includono:

  • Ecografia transvaginale: questo esame utilizza una sonda a ultrasuoni che viene inserita nella vagina per ottenere immagini dettagliate dell’utero, delle ovaie e delle strutture circostanti. È utile per confermare la posizione retroflessa e può aiutare a escludere altre condizioni o anomalie.
  • Ecografia addominale: in alcuni casi può essere eseguita per valutare l’anatomia pelvica e l’utero, tramite una sonda a ultrasuoni posizionata sull’addome.
  • Risonanza magnetica: questo esame può essere utilizzato per valutare l’anatomia in modo più accurato, specialmente se ci sono complicazioni sospette o altre condizioni associate.
  • Laparoscopia: si tratta di una procedura chirurgica mininvasiva, durante la quale vengono inserite piccole telecamere e strumenti attraverso incisioni addominali ridotte per valutare l’utero retroverso ed eventuali condizioni correlate.

La scelta dell’approccio strumentale dipenderà dalla situazione clinica e dalla necessità di confermare la diagnosi, valutare eventuali complicanze o escludere altre patologie.

 

Gestione e trattamento dell’utero retroverso

Di solito non richiede trattamenti o interventi medici specifici, a meno che non ci siano sintomi o complicanze correlate che richiedano attenzione. In tal caso possono essere suggeriti alcuni approcci per la gestione e il sollievo dei disturbi, come:

  • Monitoraggio dei sintomi: tenere un diario dei sintomi può aiutare a identificare eventuali fattori scatenanti o pattern correlati al dolore o ad altre manifestazioni. Ciò può fornire informazioni utili per sviluppare strategie di gestione personalizzate.
  • Farmaci per il dolore: se il dolore pelvico associato all’utero retroverso è significativo, il medico può raccomandare analgesici per alleviare il disagio.
  • Fisioterapia: può essere utile per alleviare il dolore. Gli esercizi mirati possono aiutare a rilassare e rinforzare i muscoli pelvici, riducendo così i sintomi.
  • Sessualità consapevole: se il dolore durante i rapporti sessuali è un problema, è importante comunicare apertamente con il partner e provare posizioni o tecniche che riducano l’attrito e il disagio. L’utilizzo di lubrificanti a base d’acqua può anche migliorare il comfort durante l’atto.
  • Approcci complementari: alcune donne trovano sollievo attraverso l’uso di approcci complementari come la terapia del calore, la meditazione, il biofeedback o l’agopuntura.
  • Intervento chirurgico: se la condizione provoca disturbi significativi, è possibile effettuare un isteropessi, un intervento atto a riportare e fissare l’utero nella posizione naturale.

 

Gravidanza e utero retroverso

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Sebbene non influisca significativamente sulla fertilità, la gravidanza o il parto, in alcuni casi può presentare alcune considerazioni speciali.

Ecco alcuni punti da tenere in considerazione:

  • Concepimento: la retroversione uterina di solito non ostacola la possibilità di concepire, ma in alcuni casi potrebbe rendere difficile l’accesso dello sperma all’ovulo durante il rapporto sessuale. Questo può essere superato con l’adozione di posizioni che favoriscano una migliore penetrazione o, in rari casi, con l’assistenza di tecniche di fecondazione assistita.
  • Gravidanza: durante la gestazione l’utero retroverso tende ad assumere una posizione più anteriore man mano che si ingrandisce per accogliere il feto. Di conseguenza molte donne con questa particolarità anatomica ritroveranno una posizione più tipica dell’organo durante la gravidanza.
  • Monitoraggio prenatale: è importante che le donne con questa caratteristica vengano monitorate regolarmente dal loro medico per garantire una corretta progressione della gravidanza. In rari casi può causare complicazioni durante la gravidanza, come una posizione anomala della placenta (placenta previa) o un rischio leggermente aumentato di aborto spontaneo nel primo trimestre.
  • Parto: nella maggior parte dei casi non influisce sul parto, raramente potrebbe essere associato a una maggiore probabilità di presentazione del feto in posizione posteriore. In tali situazioni può essere necessario un monitoraggio più attento o un intervento cesareo programmato per garantire una nascita sicura.

 

Credenze errate e disinformazione sull’utero retroverso

Questa anomalia anatomica è soggetta a diversi falsi miti che possono causare confusione o preoccupazione nelle donne che ne sono affette.

Vediamo alcune delle credenze più comuni:

  • Causa l’infertilità: questo è un mito comune, ma la maggior parte delle donne con retroversione uterina può concepire e portare avanti una gravidanza in modo naturale.
  • Provoca dolore cronico: sebbene alcune donne possano sperimentare dolore pelvico o durante i rapporti sessuali, la maggior parte non sperimenta dolore cronico.
  • La retroversione uterina si può “correggere” o “riposizionare”: non esistono metodi o interventi medici per cambiare la posizione dell’organo all’indietro in modo permanente. Si tratta di una caratteristica anatomica normale che in genere non richiede correzioni. Qualora necessario, allora la soluzione chirurgica è quella più efficace a lungo termine.
  • Si tratta di una condizione patologica: non è una malattia, ma semplicemente una variazione nella posizione dell’utero rispetto alla norma.

 

Utero retroverso: nozioni chiave

L’utero retroverso, o retroversione uterina, è una condizione anatomica in cui la matrice si posiziona all’indietro anziché in avanti.

Questa è una variante comune che colpisce circa il 20% delle donne.

Mentre molte donne con questa caratteristica non sperimentano sintomi o complicazioni, alcune possono avvertire dolore pelvico, disagio durante i rapporti sessuali o altri disturbi correlati. In questi casi è consigliabile consultare un medico per una valutazione accurata e discutere delle opzioni di gestione, come l’uso di farmaci per il dolore, la fisioterapia o informazioni per una sessualità consapevole.

Durante la gravidanza l’utero retroverso di solito si posiziona in modo più anteriore e non rappresenta un ostacolo significativo per il concepimento o il parto. Tuttavia possono essere necessarie precauzioni aggiuntive.

È importante sfatare i miti e la disinformazione associati a questa condizione, come l’idea che possa causare infertilità o che sia una condizione patologica. Si tratta invece di una normale variazione anatomica e non richiede trattamenti, a meno che non causi sintomi o complicazioni significative.

Infine ogni donna è unica ed è consigliabile lavorare a stretto contatto con un medico o un ginecologo per una consulenza personalizzata, ricevere supporto adeguato e ottenere risposte alle domande o alle preoccupazioni specifiche.