Castagno d'India, ippocastano, pianta medicinale

Castagno d’India: caratteristiche e proprietà medicinali dell’ippocastano

Il castagno d’India come pianta medicinale: caratteristiche e proprietà dell’ippocastano

 

Il castagno d’India o ippocastano è una pianta medicinale che corrisponde al nome ufficiale di Aesculus Hippocastanum L.

È una pianta della famiglia delle Sapindaceae, molto diffusa in Europa, anche conosciuta con il termine di “castagno amaro” o “castagno matto” a causa della tossicità che hanno i semi per l’uomo.

Il nome “castagno d’India” deriva dal fatto che gli antichi avevano l’abitudine di qualificare come “indiano” tutto ciò che veniva dall’Oriente.

Il nome ippocastano invece è composto dal greco hippos (cavallo) e kastanon (castagno), e deriva dal fatto che nell’antichità i suoi semi venivano utilizzati per guarire i cavalli.

 

Come si presenta il castagno d’India?

Si tratta di un albero alto circa 20-25m, che presenta una chioma tondeggiante molto densa; il fusto è allungato, con branche principali poco ramificate ma robuste, e rami secondari ricurvi verso il basso.

Le foglie hanno nervature e picciolo che le unisce al ramo, sono caduche di colore verde intenso sulla parte superiore, più pallide invece inferiormente.

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I fiori sono ermafroditi, con un calice a 5 lobi, lunghi circa 2cm; hanno una corolla a 5 petali bianchi e sono frangiati con una macchia rosa o giallastra alla base. Sono molto appariscenti, lunghi anche 30cm e compaiono in primavera.

I frutti sono di forma sferica, giallo-verdi, con brevi aculei flessibili, e quando maturano si aprono in 3 valve lasciando uscire da uno a quattro semi simili a castagne. I semi sono acheni tondeggianti lucidi e di colore bruno rossiccio. La maturazione dei frutti avviene nel primo periodo autunnale.

 

Proprietà medicinali dell’ippocastano

Sostanze chimiche contenute nel castagno d’India

L’ippocastano contiene al suo interno le seguenti sostanze:

  • escina
  • tannini
  • fitocomposti come flavonoidi
  • cumarine
  • polifenoli
  • epicatechina
  • kaempferol
  • esculina
  • fraxina
  • carboidrati
  • acidi grassi essenziali (acido linoleico)
  • acido oleico
  • basi puriniche (adenina e guanina)

I semi contengono inoltre molto amido, ma non vengono utilizzati per l’alimentazione umana per via di un principio molto amaro e tossico che contengono all’interno.

 

Gli effetti medicinali e terapeutici del castagno d’India

L’ippocastano è conosciuto sin dall’antichità per le sue proprietà medicinali. In particolare la corteccia, la scorza di semi, i frutti e i semi del castagno d’India avrebbero notevoli proprietà vasocostrittrici, astringenti e febbrifughe.

Vengono infatti utilizzati per:

  • emorroidi
  • insufficienza venosa cardiaca
  • vene varicose
  • ulcere alle gambe
  • ustioni
  • febbre
  • contusioni
  • artrite
  • reumatismi
  • diarrea
  • flebiti
  • varici
  • prostatiti
  • congestioni epatiche
  • emorragie uterine
  • anticellulite
  • per il trattamento dell’ingrossamento (ipertrofia) della ghiandola prostatica.

In un recente studio è stato preso in esame l’effetto che può avere l’ippocastano sulla neuropatia diabetica. È stato infatti scoperto che l’escina (una miscela che viene isolata dai semi di castagno d’India) è responsabile della prevenzione dell’effetto negativo della neuropatia diabetica indotta dalla streptozotocina, diminuendo la fibronectina nell’area glomerulare, inducendo una ridotta espressione immunitaria e la riduzione del livello di MDA, TGF-beta, creatinina, proteinuria urinaria, migliorando le proprietà funzionali del rene e quindi prevenendo lo sviluppo della neuropatia diabetica (anche se il livello di glucosio nel sangue rimaneva inalterato). [1]

L’escina è stata oggetto di studio anche per la sua presunta attività anti-obesità. Dopo il trattamento con una miscela proveniente dai semi dell’ippocastano, uno studio sui topi ha dimostrato come la diminuzione del livello di leptina e abbia portato ad un aumento della concentrazione del colesterolo HDL-C (non mostrando alcun effetto sulla concentrazione di LDL-C). Un altro studio ha rilevato invece che l’estratto di una varietà di ippocastano (JHC) riduce significativamente il PPARγ e C/EBPα, che sono considerati i più importanti marcatori chiave adipogenici; quindi l’estratto di JHC potrebbe essere utile come agente anti-obesità. [1]

Numerosi studi, per concludere, hanno indicato come l’estratto di ippocastano possa possedere significative capacità di prevenzione contro il cancro. [1]

 

Quali sono le parti della pianta utili per gli scopi medicinali?

Per gli scopi medicinali si utilizzano la corteccia dei rami giovani, i semi e i frutti.

 

Come si conserva?

La corteccia dell’ippocastano va essiccata all’ombra e conservata in fascetti.

Invece i frutti (la parte spinosa, chiamata pericarpo) ed i semi (le castagne) si essiccano al sole e si conservano in sacchetti, in modo da tenerli al riparo dall’umidità.

 

Quando va raccolto?

La corteccia del castagno d’India va raccolta in primavera, mentre i frutti e i semi all’inizio dell’autunno, quando sono ormai maturi e iniziano a cadere.

 

Come si prepara il castagno d’India?

In forma di infuso/tisana:

  1. tritare un cucchiaio di corteccia
  2. metterlo per un quarto d’ora a bollire con una tazza di acqua
  3. assumere due volte al giorno.

In forma di tintura:

  1. essiccare e macerare 30gr. di pericarpo (il riccio) o di buccia del frutto
  2. mettere il pericarpo essiccato e macerato in 120gr. di alcool a 60° per 10 giorni
  3. utilizzare 10/15 gocce 3 volte al giorno in una tisana o diluito con poca acqua.

In forma di alcolaturo:

  1. macerare una certa quantità di corteccia fresca
  2. tritarla finemente
  3. metterla in pari peso in alcool a 95° per una settimana
  4. colare e prenderne 15/20 gocce prima dei pasti per quindici giorni
  5. ripetere se necessario dopo una quindicina di giorni di sospensione.

In forma di pomata:

  1. utilizzare 20gr. di alcolaturo e 60gr. di lanolina
  2. amalgamare bene e applicare su emorroidi e varici.

Come uso esterno:

  • cuocere la polpa dei frutti (castagna) in poca acqua, farla diventare una pasta fluida e utilizzare per:
    • massaggi anticellulitici
    • come cataplasma nelle infiammazioni cutanee e in alcune dermatosi

 

Avvertenze alle proprietà medicinali dell’ippocastano

Non eccedere con il dosaggio

Si consiglia di non eccedere con il dosaggio del castagno d’India, poiché in dosi elevate può comportare fenomeni di irritazione a livello dello stomaco.

Per l’utilizzo in gravidanza e durante l’allattamento è necessario consultare il proprio medico.

 

Attenzione a piante molto simili

Non sono note piante simili pericolose.

 

Come si può coltivare il castagno d’India?

Crescita spontanea dell’ippocastano

Il castagno d’India cresce a volte in modo selvatico nei giardini, nei viali o nelle alberate.

 

Esposizione adatta

L’ippocastano necessita di un luogo soleggiato per diverse ore al giorno, e di una zona con un clima caldo e umido poiché non tollera le temperature troppo basse.

 

Tipo di coltivazione adatta

Il castagno d’India può essere coltivato in giardino.

 

Terreno adatto per l’ippocastano

Questa pianta è adatta a qualunque tipo di terreno ricco di sostanza organica.

 

Irrigazione

Le piante giovani di ippocastano vanno annaffiate regolarmente almeno una volta al mese, mentre per le piante adulte è sufficiente l’acqua piovana.

 

Moltiplicazione del castagno d’India

La moltiplicazione della pianta avviene per seme, ovvero la castagna. I semi vanno piantati in autunno subito dopo la raccolta, e la loro germogliazione avverrà in primavera.

 

Dove si può trovare l’ippocastano

I semi di ippocastano si possono acquistare in un qualsiasi negozio specializzato, o si possono conservare i semi prodotti dalla pianta nell’anno precedente.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

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Fonti e bibliografia

  1. Sahar Idris, Anuradha Mishra, Mohd Khushtar, Phytochemical, ethanomedicinal and pharmacological applications of escin from Aesculus hippocastanum, L. towards future medicine, J Basic Clin Physiol Pharmacol. 2020 Jul 10;31(5)