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Coronavirus: i quadri clinici e i sintomi

Coronavirus: i quadri clinici e i sintomi

In questo articolo vediamo quali sono i quadri clinici di Coronavirus e i rispettivi sintomi.

 

Coronavirus: i tre quadri clinici

La manifestazione del Coronavirus negli individui è diversa da caso a caso ma si può riassumere in tre diverse categorie di persone.

Seguiremo il percorso del virus in tre diverse situazioni, identificate in tre individui “tipo”, che saranno:

  • A: asintomatico e infetto
  • B: sintomatico e infetto
  • C: sintomatico grave e infetto

Analizzeremo l’evoluzione del virus nel tempo, partendo dal giorno 0, quando il virus entra nell’organismo, fino alla fine della sua vita naturale.

Abbiamo suddiviso la durata dell’infezione in fasi:

  • INIZIALE
  • INTERMEDIA
  • FINALE

 

 

Ciascuna di queste fasi ha per ciascun individuo una durata variabile, ma noi abbiamo messo per tutti un dato ipotetico medio di 5 giorni per la fase iniziale e 14 giorni per quella intermedia.

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CASO B: quadro clinico di soggetto sintomatico e contagioso

 

 

Iniziamo con il caso più semplice, perché è una situazione a tutti noi già nota. Si tratta di una persona che, come in una banale influenza, viene infettata dal virus durante il giorno zero.

Durante la fase iniziale la persona non presenta alcun sintomo perché il Coronavirus si sta replicando e diffondendo e non è ancora giunto a causare un danno sufficiente a determinare la comparsa di sintomi.

 

Durante la fase intermedia il virus è nella fase di massima espansione, l’individuo manifesta sintomi tipici di un’influenza, come febbre, tosse, raffreddore, lieve mancanza di respiro, affaticamento. Il soggetto è certamente infettivo ed è in grado di diffondere il virus. Durante la fase intermedia si attiva il sistema immunitario con cellule poliziotto che si attivano per ucciderlo e con la produzione di anticorpi sempre più efficaci. Man mano, al termine della fase intermedia, le difese immunitarie del soggetto hanno la meglio sul virus che non riesce più a replicarsi e viene definitivamente debellato.

Nella fase tardiva il paziente è guarito: non ha più sintomi, non è più infettivo perché non vi è più virus che sia in grado di infettare altre persone. L’immunità acquisita è permanente: il ricordo della guerra vinta contro il virus ha una memoria definitiva che mantiene pronte le difese per un potenziale secondo attacco, per cui è impossibile per il virus riuscire ad infettare l’individuo per una seconda volta.

COSA FARE SE SONO IN QUESTA CONDIZIONE?

 

CASO C: quadro clinico di soggetto sintomatico grave e contagioso

Durante la fase iniziale la persona non presenta alcun sintomo perché il virus si sta replicando e diffondendo e non è ancora giunto a causare un danno sufficiente a determinare la comparsa di sintomi.

Nella fase intermedia la replicazione virale in questi individui è più massiccia, si presentano sintomi via via ingravescenti finchè si manifesta insufficienza respiratoria grave e si è costretti ad instaurare terapie di supporto, come l’utilizzo di Ossigeno o tecniche di ventilazione assistita. Durante questa fase il paziente è molto infettivo. Durante questa fase il paziente può avere bisogno di terapia intensiva e anche di metodiche di assistenza alla ventilazione molto importanti, fino al supporto cardio-polmonare, che consiste nel sostituire artificialmente per un periodo limitato sia la funzione dei polmoni che quella del cuore con dei macchinari artificiali. In questi casi la durata della fase intermedia si prolunga molto fino all’esito finale.

L’esito finale può essere la guarigione o il decesso.

 

CASO A: soggetto asintomatico e contagioso

 

Veniamo ora al caso più complesso. Si tratta della persona che viene infettata dal virus ma non manifesta alcun sintomo durante tutte le fasi della replicazione virale fino alla guarigione.

Durante la fase iniziale l’individuo non manifesta alcun sintomo. Anche durante la fase intermedia, nonostante sia presente il virus e quindi esista replicazione virale attiva, il paziente ha sintomi non registrabili e conduce una vita normale e attiva.

La fase intermedia si conclude con la guarigione del paziente, dopo la quale egli diventa immune a vita per il Coronavirus. E’ stato descritto finora un caso di successiva positività al virus, ma è controverso per cui non è la sede opportuna per dibatterne.

Pare ormai accertato che vi siano moltissimi di questi individui, molti dei quali risulterebbero infettivi probabilmente durante tutte le fasi della presenza del virus, diffondendo il virus nonostante non abbiano sintomi. Questo è il motivo per cui probabilmente il virus ha iniziato a circolare in modo significativo, non essendo possibile identificare questi soggetti se non con i test specifici.

 

La distribuzione dei quadri clinici di Coronavirus e dei sintomi

Dopo aver analizzato i tre modi nei quali si può manifestare il virus negli individui, passiamo a farci delle domande. Quale è la distribuzione nella popolazione di questi casi? In particolare, su 100 soggetti infetti, quanti sono nelle condizioni di tipo A, B o C? E’ una domanda a cui non sappiamo dare risposta. Esistono dei dati che troviamo in rete. Tuttavia: siamo certi che abbiamo identificato la corretta proporzione di individui di tre tipi nella popolazione? O forse è più facile trovare i pazienti di tipo B e C perché sono ammalati mentre è molto più difficile scoprire tutti i pazienti di tipo A, inizialmente diffusori dell’infezione e poi guariti, che si nascondono nella popolazione? Ogni giorno i dati si aggiornano e anche la popolazione relativa dei casi A B e C viene rivista.

 

Immunità permanente o no?

Rimane aperto ancora un ultimo capitolo. In questo articolo abbiamo segnalato come l’immunità, nella fase tardiva, sia permanente. Ciò è vero per la stragrande maggioranza dei casi. Tuttavia sono stati segnalati alcuni casi in cui vi sarebbe stata una ulteriore nuova infezione dopo l’avvenuta guarigione. Siamo ancora attesa di maggiori ulteriori conferme in proposito.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

 

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