Coronavirus: i tre scenari a confronto

Quali sono i tre possibili scenari, le tre strade che potrebbe prendere l’epidemia di Coronavirus?

Come medico anestesista devo confrontarmi quotidianamente con scenari di rischio, così come abbiamo imparato dai migliori esperti di risk management sanitario. Per affrontare i rischi, occorre conoscerli. Pertanto ci chiediamo: cosa dobbiamo aspettarci adesso?

Per capire cosa potrà succedere e cosa fare dobbiamo partire innanzitutto da un’analisi degli scenari possibili. Poi dovremo ragionare sulle probabilità che ciascuno di questi scenari di rischio si possa verificare realmente.

Abbiamo distinto gli scenari in tre strade diverse che il nostro popolo dovrà affrontare. Le abbiamo divise per colori, in base alla difficoltà del percorso che avremo di fronte.

Vediamoli di seguito:

SCENARIO VERDE – LA STRADA IN PIANURA

Il primo scenario ipotizzabile è che il virus sia come l’INFLUENZA, cioè:

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CARATTERISTICHE DEL VIRUS:
  • ALTA CAPACITA’ INFETTIVA (Ro2-3)
  • BASSA LETALITA’ (0,1-0,2%)

In questo scenario il Coronavirus, passando dalla Cina all’Europa si è attenuato moltissimo, perdendo la capacità di creare grandi danni. È rimasto con una grande capacità diffusiva, come il virus dell’influenza, ma ha perso molte delle caratteristiche che lo rendevano temibile.

CONSEGUENZE IPOTIZZABILI

In questo scenario il Coronavirus rappresenterebbe una forma influenzale diffusa che si aggiungerebbe all’influenza già presente. È lo scenario più facile da immaginare come conseguenze: a livello numerico siamo certi che colpirebbe circa 5-10 milioni di persone, per cui:

  • Copertura: 5-10 milioni (in aggiunta all’influenza stagionale).
  • Pazienti critici: attorno ai 50.000 (dato ipotetico, molto difficile da stimare).
  • Decessi: attorno ai 5.000-15.000 nell’arco della stagione, grossomodo come l’influenza.
RISULTATO

I pazienti critici verrebbero trattati nelle terapie intensive attuali con uno sforzo degli operatori sanitari e qualche difficoltà logistica. La nostra vita non cambierebbe affatto, si ritornerebbe a scuola.

 

 

SCENARIO GIALLO – LA STRADA IN COLLINA

Il secondo scenario ipotizzabile è che il virus sia come PEGGIORE DELLA INFLUENZA, cioè:

CARATTERISTICHE DEL VIRUS:
  • ALTA CAPACITÀ INFETTIVA (Ro2-3)
  • LETALITÀ INTERMEDIA (0,5%-0,8%)

In questa circostanza avrebbe ridotto molto le sue caratteristiche di letalità, mantenendo quelle di diffusione.

CONSEGUENZE IPOTIZZABILI

In questo scenario il Coronavirus rappresenterebbe una forma influenzale diffusa che si aggiungerebbe all’influenza già presente, con caratteristiche però un po’ più serie. Colpirebbe comunque per la stragrande maggioranza i soggetti più deboli, anziani e ammalati. A livello numerico probabilmente colpirebbe lo stesso numero di persone che nello scenario precedente.

  • Copertura: 5-10 milioni (in aggiunta all’influenza stagionale)
  • Pazienti critici: dai 100.000 ai 160.000 nell’arco della stagione (calcolando 4 malati in rianimazione e guariti, per ogni decesso)
  • Decessi: attorno ai 25.000-40.000 nell’arco della stagione.
RISULTATO

Il numero di decessi non sarebbe drammatico, ma sarebbe difficile la situazione dei pazienti ammalati: il numero dei pazienti critici nel medesimo tempo presenti nelle terapie intensive è difficile da determinare, dipende dalla velocità di diffusione del virus e dalle misure messe in atto per riuscire a rallentarlo e dare a tutti il tempo di essere curati un poco alla volta. In questo scenario sarebbe fondamentale l’impiego di manovre di rallentamento progressivo dell’infezione per dare più tempo alle forze in campo di rafforzare gli ospedali.

 

 

SCENARIO ROSSO – LA STRADA DI MONTAGNA

Il terzo scenario ipotizzabile è che il virus sia EQUIVALENTE A QUANTO ACCADUTO IN CINA, cioè:

CARATTERISTICHE DEL VIRUS:
  • ALTA CAPACITÀ INFETTIVA (Ro2-3)
  • LETALITÀ ELEVATA (oltre 2%)

Secondo questo scenario il virus ha caratteristiche poco inferiori o equivalenti a quelle del ceppo che ha colpito le zone della Cina: elevata capacità di diffondersi e letalità medio-elevata. Per medio-elevata intendiamo 2% o superiore. 2%, per intenderci, è la stima fatta dall’inizio dall’OMS sui primi dati. La SARS, il cugino del Coronavirus, ha avuto un 6%-8% di mortalità prima di essere debellata.

CONSEGUENZE IPOTIZZABILI

In questo scenario il Coronavirus rappresenterebbe una epidemia grave che si aggiungerebbe all’influenza già presente, con caratteristiche però un po’ più serie. Colpirebbe comunque per la stragrande maggioranza i soggetti più deboli, anziani e ammalati, tuttavia sarebbe in grado di colpire in modo significativo anche un piccolo numero di soggetti giovani e in buona salute. Non i bambini. È difficile ipotizzare in questo scenario dei numeri credibili e realistici, tuttavia se dovessimo riportare il dato cinese al nostro territorio, potremmo pensare che, in presenza di scarse misure di contenimento accadrebbe:

  • Copertura: 5-10 milioni? (in aggiunta all’influenza stagionale)
  • Pazienti critici dagli 800.000 in su nell’arco della stagione (calcolando 4 malati in rianimazione e guariti, per ogni decesso) in assenza di misure di contenimento dell’infezione
  • Decessi: 2% quindi oltre 200.000 decessi nell’arco della stagione (20 volte l’influenza)
RISULTATO

Per poter fronteggiare la situazione sarebbe necessario mettere in campo manovre di contenimento del virus equivalenti a quelle messe in atto in Cina: quarantena ed isolamento totale.

Il numero dei decessi sarebbe significativo, ma la situazione più preoccupante sarebbe costituita dalle condizioni precarie di trattamento degli ammalati: il numero dei pazienti critici nel medesimo tempo da trattare è difficile da determinare, ma i posti letto sarebbero certamente insufficienti per gestire l’alto numero di soggetti in arrivo. Per questo motivo sarebbe necessario adattare strutture ad ospedali temporanei. In questo scenario sarebbe fondamentale l’impiego delle misure contenitive per impedire la diffusione del virus.

emergenza-ospedale

C’è da aggiungere che in un quadro del genere non è chiara la potenziale estensione dell’infezione, perché le misure di contenimento partirebbero in modo rapido una volta colto il quadro in questione e di conseguenza l’infezione stessa rallenterebbe, come è accaduto in Cina.

QUALE DI QUESTI TRE?

Per aiutarci a capire quali sono gli elementi che ci condurranno verso uno di questi tre scenari dobbiamo considerare i fattori che potrebbero essere in gioco. È naturale fare un confronto con gli unici elementi noti, che sono i dati provenienti dalla Cina durante la prima epidemia descritta in gennaio 2020.

FATTORI MIGLIORATIVI:

L’attenuazione del Virus

In genere le forme virali, man mano che passa il tempo, tendono a diventare meno aggressive, in un processo di “adattamento” all’ospite, ossia all’uomo. L’interesse del virus non è quello di creare grandi danni agli individui, quanto di diffondersi il più possibile, per cui tende a privilegiare quelle eventuali mutazioni che gli conferiscano meno aggressività ma la capacità di raggiungere un maggior numero di individui.

La diversità di popolazioni

È possibile che per ragioni ancora ignote il virus sia più aggressivo, ovvero più letale, nei confronti di alcune popolazioni piuttosto che per altre. Questo spiegherebbe il numero molto alto di pazienti critici in Cina rispetto, in proporzione, a quelli descritti in Europa. Cercheremo di fornire una analisi più approfondita nel prossimo articolo in uscita a breve: “Analisi dei dati”.

FATTORI PEGGIORATIVI:

L’organizzazione del sistema Europeo

Dovesse risultare un’epidemia molto diffusa, la reazione dei sistemi sanitari sociali e politici europei non sarebbe probabilmente altrettanto efficace che in Cina. La cultura asiatica e il sistema politico hanno favorito l’accettazione collettiva delle drastiche misure di contenimento. La popolazione numerosa del resto della Cina rispetto alle zone rosse ha consentito un invio massiccio di aiuti nelle zone colpite. In Europa invece il contagio sembra più a macchia di leopardo e potrebbe risultare più difficile contenerlo.

Per approfondire potete leggere anche l’opinione di Vittorio Demicheli, epidemiologo dell’Unità di Crisi della Regione Lombardia: «La priorità resta limitare i contatti tra le persone, è l’unica strategia per rallentare il virus».

MODIFICA DEL 29/2: ormai è chiaro che la previsione va verso il modello ROSSO. Leggete la nostra nuova analisi:

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Dott. Marco De Nardin

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