I pazienti Covid infetti ma asintomatici scardinano il sistema sanitario

Qualche tempo fa abbiamo raccontato come le regioni stavano attrezzandosi con nuovi percorsi di diagnosi e terapia per la gestione degli ammalati

Abbiamo visto questi percorsi calati in una realtà regionale specifica come quella della regione Veneto.

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L’intenzione delle amministrazioni è che ci siano percorsi completamente separati tra gli ospedali covid e quelli covid-free, in modo da garantire che gli ospedali covid-free riescano a continuare al loro interno le attività standard e routinarie. Questo approccio dovrebbe preservare nelle intenzioni la qualità del nostro sistema sanitario standard nel mentre si affronta l’emergenza Coronavirus.

Questo approccio può funzionare solo se tutti i meccanismi del sistema funzionano coordinati. Abbiamo già visto cosa accade se uno dei sistemi non funziona perfettamente: se il tampone per un paziente sospetto impiega più tempo del previsto per una risposta il paziente sospetto deve rimanere nell’ospedale covid-free per un tempo indefinito.

 

Il rischio costituito dai pazienti asintomatici

Ma c’è un problema molto più serio in corso, che non era stato previsto: i pazienti Covid infetti ma asintomatici scardinano il sistema sanitario.

Sappiamo bene ormai che sono i pazienti asintomatici i principali diffusori del Coronavirus, perché sono in grado di continuare ad immetterlo negli ambienti senza esserne consapevoli.

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Ebbene, abbiamo già avuto casi di pazienti asintomatici in ospedale per eseguire interventi chirurgici urgenti o terapie non rimandabili che erano positivi al virus ma inconsapevoli proprio perché asintomatici. Quando poi i pazienti sviluppano sintomi essi vengono isolati, ma già hanno diffuso il virus e di conseguenza altri pazienti e personale sanitario sono stati infettati. A quel punto tutto il reparto viene chiuso, il personale messo in quarantena.

Ci sono già interi reparti ospedalieri in queste condizioni.

 

Una possibile soluzione: i tamponi preventivi

Per evitare che ciò accada alcune amministrazioni, perché illuminate o perché spinte dal personale sanitario, hanno iniziato a eseguire tamponi preventivi a tutte le persone che si recano in ospedale per eseguire un intervento chirurgico o una visita. In questo modo scovano in modo preventivo questi soggetti e li escludono dall’intervento finché non sia terminata l’infezione. Qualora l’intervento sia indifferibile questi pazienti verrebbero operati in ospedali COVID con tutte le precauzioni del caso.

Nonostante queste situazioni già avvenute, tuttora, mentre scriviamo, nella maggior parte degli ambienti ospedalieri solo le persone sintomatiche sono sottoposte a controlli o isolamento. Questo fa sì che ancora oggi in molti reparti i soggetti asintomatici siano stati lasciati liberi di diffondere il virus con le conseguenze devastanti che possiamo immaginare.

In questo modo gli ospedali covid-free rischiano di collassare con interi reparti già messi in quarantena. I pazienti che devono essere sottoposti a procedure chirurgiche urgenti rischiano di non trovare più ospedali in grado di fornire le prestazioni a loro necessarie.

Per evitare questa debacle occorre estendere al più presto l’applicazione dei controlli a tappeto su tutte le persone in entrata in ospedale, in modo da preservare il più possibile gli ospedali covid-free e consentire loro di svolgere la funzione a cui dovevano assolvere. Dal momento che il test del tampone è affetto da un alto numero di falsi negativi nel frattempo occorre probabilmente comunque considerare in ciascun ospedale ogni paziente come potenzialmente infetto. È un cambiamento radicale di mentalità che deve essere messo in atto sia dal personale che dall’amministrazione per creare nuove procedure e nuovi percorsi.

Cosa implica il considerare tutti i pazienti negli ospedali come potenzialmente infetti? Lo scopriremo nel prossimo articolo.

 

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin