positivo al covid-19 che terapie conviene iniziare linee guida per il trattamento

Positivo al covid-19: che terapia o cure conviene iniziare?

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Positivo al COVID-19: che terapia conviene iniziare?

Sei risultato positivo al COVID-19. E’ normale che tu abbia un po’ di apprensione. Vediamo in questo articolo cosa conviene fare. Positivo al Covid-19: iniziare o no una terapia?

Già a partire dal 2020 abbiamo raccolto i pareri di tanti colleghi, specialmente medici di base e medici dei reparti di pneumologia e malattie infettive, cioè i colleghi che vedono la malattia nei primi stadi di infezione e queste sono generalmente le indicazioni che loro danno ai loro pazienti.

Vuol essere questa una guida per riassumere tutte le forme di trattamento disponibili e suggerite dai colleghi. Non va presa come un consiglio clinico ma come una panoramica conoscitiva, a partire dalla quale dialogare col proprio curante per stabilire il trattamento più opportuno.

Terapia per COVID-19 positivo e sintomi lievi

Nei soggetti positivi e con sintomi lievi è ovviamente possibile evitare terapie. Tuttavia ad oggi è ben noto il fatto che il COVID-19 possa continuare a manifestare dei disturbi all’organismo ben oltre l’infezione acuta. Questa sindrome è definita di Long-COVID-19 e si presenta in modo estremamente variabile da soggetto a soggetto.

Non è noto ancora se un trattamento anche dei soggetti con sintomi lievi possa essere utile per prevenire la sindrome di Long-Covid-19; tuttavia è molto importante evitare che i sintomi peggiorino e diventino più gravi, perchè in quel caso la probabilità di persistenza dei sintomi ben oltre la fase acuta è molto maggiore.

E’ opportuno perciò considerare la possibilità di sottoporsi comunque ad una blanda terapia preventiva, almeno con specifici integratori, su consiglio di un curante specializzato in questo tipo di problematica.

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Antipiretico/Analgesico (vedi oltre)

Colecalciferolo (vitamina D)

RAZIONALE: molti colleghi riferivano che pazienti che si sono ammalati erano carenti di vitamina D. Anche Donald Trump risulta sia stato trattato con dosi di Vitamina D. Nel dubbio, non sembra una cattiva idea.

DOSAGGI: Un flacone da 50.000 UI la sera dopo cena ogni 15 giorni, oppure 25.000 UI ogni 5 giorni, per 15 giorni, poi ogni 10 giorni per altri 30 giorni.

Eventuale steroide (vedi oltre)

Solo in caso di febbre persistente che non si riduce con antipiretici dopo alcuni giorni.

Eventuali integratori/supplementi vitaminici

Come aiuto e supplemento alle difese immunitarie si suggeriscono genericamente, da più parti, i seguenti supplementi:

Suggerimenti diagnostici generali

Valutare sempre altri elementi, quali:

  • la permanenza della persistenza della positività del tampone al terzo-quarto giorno
  • gli esami di laboratorio, quali:
    • EMOCROMO per la valutazione della linfopenia
    • VES, PCR alla ricerca di bruschi aumenti segno di rapida evoluzione
    • LDH: è espressione di danno cellulare quindi verosimilmente una spia della presenza di polmonite Covid-19 associata.
    • D-dimero: l’aumento a livelli 3-4 volte superiori la norma identifica già una condizione impegnativa che merita di valutare trattamento anticoagulante.
  • WALKING TEST con misurazione della saturazione di ossigeno; se non c’è desaturazione al walking test e non si nota nulla a livello diagnostico, pare inutile aggiungere altre terapie.
  • Se i sintomi sono scarsi ma l’esame obiettivo polmonare è positivo, allora vale la pena di procedere immediatamente con la diagnostica strumentale

I casi più severi in genere presentano almeno una di queste caratteristiche:

Terapia per Covid-19 positivo e sintomi severi/di rilievo

Antipiretici/Antinfiammatori

Il paracetamolo è sicuramente non controindicato, tranne che per soggetti allergici. Tuttavia sembra davvero inefficace nel Covid-19. Quindi perchè raccomandarlo? Può avere senso invece, nel caso di febbre senza ancora un tampone, per discriminare a livello clinico: la febbre COVID-19 in genere non è responsiva al paracetamolo.

Sicuramente più efficaci i FANS, come l’ibuprofene, ad esempio, inizialmente stigmatizzato; poi come per tanti altri farmaci è arrivato il via libera. Anche l’Etoricoxib 120 mg/dl viene segnalato come molto valido.

Clorochina

Si è discusso davvero moltissimo al riguardo della clorochina, per cui rimandiamo nelle note (1-5) agli articoli già pubblicati in merito. Nonostante l’OMS abbia valutato di eliminarla dai trattamenti consigliati, alcuni colleghi ancora sono convinti della sua efficacia come farmaco profilattico per ridurre le complicanze. Nelle forme con insufficienza respiratoria grave invece non è più efficace e risulta solo inutile ancorchè dannosa, visto che non è scevra da potenziali rischi in soggetti predisposti.

Il dosaggio in genere è di 400mg x 2 il primo giorno, seguita da 200mg x 2 per 5-9 giorni.

Per massimizzare l’efficacia alcuni colleghi raccomandano di assumerla entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi significativi.

Antibiotici

Si utilizza un antibiotico appena si presentano tosse o febbre, soprattutto se la persona è ad alto rischio di sovrainfezione batterica, come per esempio:

  • Azitromicina 500mg a digiuno in unica somministrazione per 6 giorni.
  • Doxiciclina 100mg, 1 cp 2 volte al giorno per 7 giorni, poi 1 cp al giorno per altri 7 giorni.
  • Ceftriaxone 2g al giorno per 7-8 giorni
  • Levofloxacina 500mg per 5 giorni
  • Cefixima 400mg per 10 giorni
  • amoxicillina+acido clavulanico, specie se la diagnosi non è ancora certa.

Corticosteroidi

L’eventuale introduzione in terapia del corticosteroide vale la pena dopo qualche giorno dall’inizio dei sintomi, in base alla clinica, a seconda della comparsa o meno di insufficienza respiratoria e dei valori della saturimetria.

Il momento migliore è a circa 7 giorni dall’esordio, ovvero quando è più probabile l’eventuale cascata infiammatoria con l’aumento delle citochine. Può essere associato all’eparina se in combinazione con l’aumento del D-dimero, che può essere a maggior ragione utilizzato come spia della tempesta citochinica in atto.

Sostanzialmente i diversi corticosteroidi sono equivalenti a livello di efficacia se somministrati nel dosaggio raccomandato, a seconda delle loro proprietà farmacocinetiche.

  • Desametasone: 30 gocce 2 volte al giorno. Se grave insufficienza respiratoria, 45 gocce x 2. Se per os, allora compresse da 0,75mg 2+2 cp per 2 giorni, poi 2+1 per altri 2 giorni, e così via a scalare secondo suggerimento medico.
  • Prednisone: 25 mg x 2 per 5 giorni, poi sempre a scalare
  • Betametasone: 4mg intramuscolo al mattino, poi dopo 7 giorni a scalare a 1,5mg, oppure cps da 1 mg, 2+2 per 2 giorni, poi a scalare
  • Metilprednisolone 4mg/die

Eparina o agenti anticoagulanti

Il suo utilizzo è certo nel caso di movimento del D-dimero e la sua somministrazione va guidata secondo questo valore di laboratorio.

E’ controverso invece quando utilizzarla per via profilattica in assenza di movimento del D-dimero. C’è chi suggerisce di somministrarla al primo fattore di rischio, anche solo in allettamento per astenia, o ai primi sintomi.

La somministrazione deve essere guidata dal D-dimero. Enoxaparina sc 100 UI per ogni kg di peso, in due somministrazioni quotidiane per migliorare la stabilità della sua concentrazione nel sangue.

Eventuali integratori/supplementi vitaminici

Come aiuto e supplemento alle difese immunitarie si suggeriscono genericamente, da più parti, i seguenti supplementi:

Sintomi gravi e ospedalizzazione

Se i sintomi diventano gravi con insufficienza respiratoria in atto, allora è necessario il ricovero ospedaliero dove possono essere messe in atto ulteriori terapie efficaci di secondo livello.

Il Dott. Marco De Nardin e il suo staff hanno elaborato un percorso diagnostico-terapeutico altamente specifico per i pazienti che soffrono di Sindrome da Long-Covid. Il percorso, in costante evoluzione e perfezionamento, è stato strutturato sulla base delle più recenti scoperte scientifiche e sull'esperienza clinica del Dott. De Nardin e dei suoi colleghi.
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Approfondimento: la sindrome Long Covid-19

La sindrome Long-Covid-19 è una condizione clinica che colpisce cronicamente alcuni pazienti che hanno precedentemente sviluppato un’infezione da coronavirus CoV-SARS-2, ovvero Covid-19, sia in forma severa che in forma lieve e quasi asintomatica.I sintomi della sindrome Long-Covid-19 sono molteplici e si riferiscono a vari organi e distretti, in particolare quelli coinvolti anche nella sindrome Covid-19 acuta.

Approfondimento: conseguenze a lungo termine dell’infezione Covid-19

Quali sono le conseguenze a lungo termine per chi ha contratto la malattia Covid-19? Le riassumiamo in questo articolo.

Approfondimento: conseguenze a lungo termine cognitive e neurologiche del Covid-19

Studi sia clinici che su animali hanno dimostrato che i coronavirus possono diffondersi al sistema nervoso. Una ricerca sistematica su precedenti epidemie virali ha rilevato disturbi neurologici e difficoltà cognitive, per quanto gli studi in questo settore siano relativamente scarsi.

Approfondimento: clisteri di caffè

I clisteri di caffè sono una pratica terapeutica alternativa che prevede l’introduzione di una soluzione di caffè nell’intestino attraverso l’ano, Si ritiene che possa aiutare a disintossicare il fegato e il colon, e migliorare la salute del sistema immunitario.

Bibliografia: fonti e note

  1. Clorochina
  2. Lo studio di Lancet su Clorochina e Covid-19 è fake news?
  3. Clorochina e OMS: facciamo chiarezza
  4. CLOROCHINA: nuovi risultati su efficacia ed effetti collaterali
  5. Efficacia della Clorochina nei pazienti con COVID-19
  6. (1) sarebbe particolarmente utile eseguire il dosaggio della vitamina D. Se fosse al di sotto dei valori normali si può assumere anche fino a 50.000 UI ogni due giorni per un periodo di 15 giorni.