Diagnosi della parotite, meglio conosciuta come orecchioni

La diagnosi della parotite

In questo articolo ci occupiamo della diagnosi di parotite.

La diagnosi della parotite deve essere tempestiva, perché è molto contagiosa; è una malattia infettiva, epidemica, causata dal Rubulavirus. Sebbene l’infezione non sia pericolosa per la vita, può creare gravi conseguenze ai testicoli o alle ovaie.

Coinvolge in particolare le ghiandole salivari, dette parotidi, provocando il tipico gonfiore sotto e davanti all’orecchio, motivo per cui è meglio conosciuta come orecchioni.

Fa parte di quelle malattie infettive di cui è obbligatoria la notifica. Il medico che tratta il caso di parotite endemica deve inviare comunicazione al servizio di Igiene pubblica, tramite un modulo da compilare.
Ci sono 5 classi di malattie, ognuna delle quali ha dei tempi massimi per la comunicazione. La parotite rientra nella seconda classe (modulo classe II ): la segnalazione all’azienda sanitaria locale va fatta entro 48 ore.

 

La diagnosi clinica di parotite: anamnesi ed esame obiettivo

La diagnosi della parotite si effettua attraverso un valutazione clinica e, all’occorrenza, esami di laboratorio.

Durante un focolaio, la diagnosi è clinica nei casi di gonfiore parotideo all’esame obiettivo con una storia di esposizione all’anamnesi. Quando l’incidenza locale è bassa, altre cause di parotite richiedono un’indagine.

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I test di laboratorio non sono normalmente necessari per confermare un’infezione virale di parotite, ma in casi dubbi è necessario testare altre infezioni virali come l’HIV, l’influenza e la para-influenza.  L’infezione da Staphylococcus aureus  non è una causa rara di parotite suppurativa. Il rigonfiamento parotideo ricorrente con causa sconosciuta richiede un’indagine per calcoli duttali e malignità.

 

La diagnosi di laboratorio

I sintomi di gonfiore delle parotidi non sono sempre presenti;  in questi casi, la diagnosi della parotite si basa su titoli anticorpali positivi e colture virali rilevati da secrezioni orali, urina, sangue e liquido cerebrospinale (CSF). (1)

Le tecniche di conferma di laboratorio includono la reazione a catena della trascrittasi inversa-polimerasi (RT-PCR) e gli anticorpi IgM sierici. RT-PCR si può ricercare sul siero e nelle secrezioni orali. I campioni RT-PCR sono inoltre per colture virali.

Alla presentazione iniziale di un individuo sospetto per infezione da parotite in genere si raccolgono 2 campioni: un tampone buccale o orale per RT-PCR e anche un campione di siero di fase acuta per anticorpi IgM, anticorpi IgG e RT-PCR virale sierica.

Bisognerebbe ottenere campioni orali entro tre giorni dal gonfiore della ghiandola parotide e non oltre 8 giorni dopo l’inizio dei sintomi per avere la massima sensibilità delle metodiche. La risposta IgM infatti potrebbe non essere rilevabile fino a cinque giorni dopo la comparsa dei sintomi. La raccolta errata di campioni di fase acuta porta a test IgM e RT-PCR falsi negativi. Quando ciò si verifica, raccogliere campioni ripetuti da 5 a 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi per ottenere risultati positivi.

La conferma di laboratorio di un’infezione virale acuta in soggetti con precedente vaccinazione a volte non è semplice. Ciò si verifica per molteplici ragioni: gli anticorpi IgM sono negativi in ​​un gran numero di pazienti, e i risultati della RT-PCR possono essere falsamente negativi. (2)

 

Diagnosi differenziale della parotite

  • Adenite
  • Reazioni allergiche
  • Reazioni ai farmaci
  • Encefalite
  • Mastoidite
  • Morbillo
  • Miocardite
  • Orchite
  • Infezione da HIV pediatrica
  • Meningite pediatrica
  • Rosolia pediatrica

 

Per approfondire rimandiamo agli altri articoli relativi alla parotite:

La parotite: cos’è?

Quali sono i sintomi della parotite?

Come prevenire la parotite?

Quale trattamento per la parotite?

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin