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Efficacia dell’idrogenoterapia nel miglioramento dei sintomi della malattia di Parkinson

Secondo recenti studi l’idrogenoterapia potrebbe essere considerata una potenziale strategia terapeutica per attenuare i sintomi del morbo di Parkinson.

Idrogenoterapia e malattia di Parkinson

L’idrogeno è l’elemento chimico più abbondante al mondo e in natura si presenta sotto forma di gas biatomico (H₂), incolore e inodore.

L’idrogeno molecolare è presente nell’acqua e in moltissimi composti sia organici che inorganici, e negli ultimi tempi la ricerca medica sta investendo nelle sue proprietà a livello terapeutico. Un tempo infatti si riteneva che la molecola dell’idrogeno si comportasse in maniera inerte a livello biologico, ma vari articoli scientifici hanno dimostrato che essa è in  grado di sortire degli effetti, sia anti-ossidanti che anti-infiammatori.

L’applicazione dell’idrogeno molecolare in medicina a fini terapeutici prende il nome di idrogenoterapia. Vari filoni di ricerca si stanno concentrando nel testare il ruolo benefico dell’idrogeno molecolare per il trattamento delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative.

Modalità di somministrazione dell’idrogenoterapia

L’idrogenoterapia può essere effettuata in vari modi:

  • assunzione di acqua idrogenata, ossia arricchita con idrogeno;
  • inalazione diretta di gas idrogenato;
  • iniezione di soluzione salina ricca in idrogeno;
  • incorporazione diretta mediante bagni in acqua idrogenata o soluzione topica in collirio.

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Malattia di Parkinson e malattie neurodegenerative

Le malattie neurodegenerative sono delle patologie molto diffuse soprattutto tra gli anziani. Come suggerisce lo stesso nome, sono caratterizzate da un fenomeno di progressiva degenerazione e disfunzione a carico di molti neuroni.

Tra queste malattie rientra la malattia di Alzheimer che è la più comune causa di demenza (deterioramento cognitivo) nelle persone anziane e la malattia di Parkinson. Quest’ultima patologia è molto diffusa in Europa e nel Nord America, è più frequente nei maschi ed è collegata strettamente all’età.

L’età costituisce infatti il primo fattore di rischio per la malattia di Parkinson. Infatti, considerato il generale invecchiamento medio della popolazione mondiale, si prevede che nei prossimi 5 anni le diagnosi aumenteranno a dismisura.

Sintomi motori e cognitivi

La malattia di Parkinson è tristemente nota per i vari sintomi che produce nei pazienti affetti, rendendoli progressivamente invalidi sul piano del movimento.

I sintomi motori caratterizzanti di questa patologia sono:

  • bradicinesia, ovvero eccessiva lentezza nel cominciare un movimento, il quale è sempre meno rapido e meno ampio;
  • tremore a riposo;
  • rigidità muscolare.

Oltre a questi sintomi che inficiano gradualmente il paziente nel compimento degli atti motori, nel decorso clinico della malattia ne compaiono spesso altri come:

  • disturbi dell’olfatto;
  • dolore e sensazione costante di affaticamento;
  • deterioramento cognitivo;
  • sintomi psichiatrici;
  • scialorrea.

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Gli studi sull’idrogenoterapia per la malattia di Parkinson e la prima sperimentazione sull’uomo

Negli ultimi anni è emerso come l’idrogeno molecolare, sfruttando la sua dimensione molto piccola, riesca con facilità a diffondere nelle cellule dell’organismo, esercitando in alcuni casi un effetto anti-ossidante e anti-infiammatorio.

Poiché le malattie neurodegenerative sono accomunate alla base da processi di neuroinfiammazione e di stress ossidativo, ci si è chiesti se l’applicazione dell’idrogeno molecolare avesse potuto dimostrarsi utile come mezzo di prevenzione e cura.

In effetti, proprio in relazione alla malattia di Parkinson, vari studi preclinici (condotti dunque su animali) hanno dimostrato come l’assunzione di idrogeno molecolare riesca ad attenuare l’avanzamento dei processi neurodegenerativi.

In questo senso, uno studio del 2009 condotto presso l’università di Kyushu in Giappone, ha dimostrato come l’assunzione continuativa di acqua idrogenata riesca a rallentare la perdita di neuroni dopaminergici nel cervello di ratti. I ratti utilizzati nell’esperimento erano stati manipolati per ottenere un modello murino di malattia di Parkinson e l’acqua idrogenata si è prodotta mediante semplici reazioni elettrochimiche.

Lo studio pilota sull’uomo

Nel 2013, sempre in Giappone, è stata invece effettuata la prima sperimentazione clinica sull’uomo, mediante uno studio randomizzato e in doppio cieco.

Gli autori dello studio hanno fatto assumere a una coorte di pazienti affetti dalla malattia di Parkinson almeno 1 L di acqua idrogenata al giorno per circa un anno, unitamente alla levodopa, il farmaco di elezione per questa malattia.

Ebbene, alla fine della sperimentazione, nonostante il piccolo numero di soggetti partecipanti, è emerso come l’assunzione di acqua idrogenata + levodopa abbia prodotto dei benefici clinici nettamente maggiori rispetto ai partecipanti che hanno assunto solo la levodopa. I risultati sono stati confrontati sulla base della scala UPDRS, che misura l’entità dei sintomi mentali, comportamentali, motori e motivazionali dei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson.

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Inalazione di gas idrogenato e malattia di Parkinson

Una volta che è stato appurato il ruolo benefico dell’acqua idrogenata per il trattamento sintomatico della malattia di Parkinson, altri studi hanno testato l’effetto dell’idrogenoterapia con altre modalità di somministrazione.

In particolar modo, uno studio del 2021 condotto presso il Dipartimento di Neurologia dell’Università di Tokyo, ha verificato l’efficacia della gas-terapia con idrogeno su una quindicina di soggetti partecipanti, mediante inalazione di un’apposita miscela di aria per 4 mesi consecutivi.

Alla fine il gruppo di pazienti che ha inalato il gas idrogenato non ha riscontrato miglioramenti sul piano clinico, ma la buona notizia è che l’inalazione del gas non ha fatto segnalare nessun effetto avverso, risultando una procedura molto sicura.

Applicazione del gas idrogenato per la discinesia da levodopa

Al contrario, uno studio brasiliano del 2023 ha invece messo in luce come l’inalazione di gas idrogenato risulti utile in un fenomeno paradosso connesso alla malattia di Parkinson: la discinesia da levodopa. La levodopa è il farmaco di elezione per il trattamento della malattia di Parkinson, ma in regime cronico può produrre serie anomalie del movimento.

La sperimentazione in questione è stata effettuata su ratti di laboratorio riproducenti un modello murino di malattia di Parkinson “curati” con levodopa giornalmente. In questi animali la somministrazione di gas idrogenato in maniera continuativa non solo ha attenuato la discinesia, ma ha anche ridotto il pattern della neuroinfiammazione, diminuendo le citochine proinfiammatorie prodotte dalla microglia.

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Meccanismi molecolari dell’applicazione di idrogeno per la malattia di Parkinson

Alcuni meccanismi sono stati chiamati in causa per spiegare, a livello molecolare, come l’idrogenoterapia riesca ad agire positivamente nel trattamento sintomatico della malattia di Parkinson. Tra questi figurano:

  • neutralizzazione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS);
  • attenuazione dei fenomeni di morte e apoptosi neuronali;
  • inibizione della neuroinfiammazione, mediante azione soppressiva sulla produzione di citochine dalla microglia.

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Idrogenoterapia e malattia di Parkinson: per riassumere

La malattia di Parkinson è la patologia a carattere neurodegenerativo più diffusa a livello globale dopo la malattia di Alzheimer, e al pari di quest’ultima condiziona molto in negativo la vita del paziente, sia sul piano motorio che su quello cognitivo.

Attualmente la malattia di Parkinson non è totalmente curabile, ma l’idrogenoterapia si è candidata come una potenziale strategia terapeutica pratica, economica e priva di effetti collaterali per poterne attenuare i sintomi.

In effetti, a partire dal primo studio che ha testato in positivo l’efficacia dell’assunzione di acqua idrogenata in soggetti affetti dalla malattia di Parkinson, ulteriori studi hanno sottolineato questo effetto benefico. Sono da incoraggiarne ulteriori che proseguano in questo settore di ricerca, al fine di testare l’idrogeno molecolare su coorti più ampie di persone, identificando al contempo le dosi e le modalità di somministrazione più opportune per la terapia.

Fonti e note:

[1] Rahman MdH, Bajgai J, Fadriquela A et al. Redox effects of molecular hydrogen and its therapeutic efficacy in the treatment of Neurodegenerative Diseases. Processes. 2021;9(2):308.

[2] Kalia LV, Lang AE. Parkinson’s disease. The Lancet. 2015;386(9996):896–912.

[3] Fujita K, Seike T, Yutsudo N et al. Hydrogen in drinking water reduces dopaminergic neuronal loss in the 1-methyl-4-phenyl-1,2,3,6-tetrahydropyridine mouse model of parkinson’s disease. PLoS ONE. 2009;4(9).

[4] Yoritaka A, Takanashi M, Hirayama M et al. Pilot study of H2 therapy in parkinson’s disease: A randomized double‐blind placebo‐controlled trial. Movement Disorders. 2013;28(6):836–9.

[5] Yoritaka A, Kobayashi Y, Hayashi T et al. Randomized double-blind placebo-controlled trial of hydrogen inhalation for Parkinson’s disease: a pilot study. Neurol Sci 42, 4767–4770 (2021).

[6] Nascimento GC, Santos BM, Pedrazzi JF et al. Effects of hydrogen gas inhalation on L-DOPA-induced dyskinesia. Brain, Behavior & Immunity – Health. 2023;30:100623.