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Alimentazione malattie autoimmuni: quale scegliere?

Indice

In questo articolo vedremo l’alimentazione consigliata per le malattie autoimmuni: infatti alcune diete possono modulare in parte le malattie, ridurre sintomi e complicanze associate a questo tipo di patologie.

Malattie autoimmuni: cosa sono?

Con il termine malattie autoimmuni si identifica un complesso insieme di patologie correlate con un’errata attivazione del sistema immunitario, in particolare nei confronti di tessuti sani dell’organismo, portando ad infiammazione e distruzione. Questo attacco a tessuti riconosciuti come non-self è mediato dalla produzione di anticorpi: essi non riconoscono uno specifico tessuto come appartenente al corpo e provocano danno e disfunzione.   

La ricerca ha messo in evidenza come esistano alcuni protocolli che possono aiutare a prevenire e ridurre lo sviluppo e l’incidenza delle malattie autoimmuni grazie alla regolazione della risposta immunitaria e alla rigenerazione dei tessuti colpiti: in questo schema il ruolo centrale è occupato dall’alimentazione.  

Quali sono le principali malattie autoimmuni?

Le malattie autoimmuni possono interessare diversi tipi di tessuti come ad esempio:

  • pelle
  • mucose
  • vasi sanguigni
  • ghiandole endocrine
  • articolazioni
  • globuli rossi.

Analizzando l’intero spettro delle malattie autoimmuni è possibile identificare malattie organo-specifiche, associate quindi all’attacco di uno specifico organo come la Tiroidite di Hashimoto, oppure malattie autoimmuni sistemiche come l’artrite reumatoide.  

Le principali malattie autoimmuni sono:  

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  • Artrite reumatoide, una malattia autoimmune che colpisce le articolazioni provocando infiammazione.
  • Sclerosi multipla, che colpisce il sistema nervoso centrale, danneggiando in particolare la guaina mielinica che ricopre le fibre nervose.
  • Tiroidite di Hashimoto, colpisce la tiroide ed è una delle principali cause di ipotiroidismo.
  • Celiachia, malattia autoimmune che porta ad una distruzione autoimmune dei villi intestinali.
  • Morbo di Addison, malattia che colpisce la corticale del surrene portando ad un deficit di corticosteroidi.  
  • Anemia perniciosa, deficit di vitamina B12 causato da autoanticorpi che attaccano il fattore intrinseco, non permettendo l’assorbimento di questa vitamina. Viene definita gastrite atrofica autoimmune. 
  • Lupus Eritematoso Sistemico (LES), è una malattia autoimmune non organo specifica. Attacca tessuti, organi, apparati e la diagnosi può risultare difficile per la grande variabilità di sintomi.  
  • Diabete tipo I, è una patologia autoimmune che attacca il pancreas e provoca una distruzione delle cellule beta, con successiva assenza di produzione di insulina.  

La ricerca ha portato negli anni ad identificare diverse variabili associate a questo tipo di patologie quali:  

  • i processi che permettono lo sviluppo delle cellule linfoidi;  
  • la selezione timica;  
  • la regolazione mediante apoptosi;  
  • la distruzione delle cellule autoreattive, che possono dare quindi origine a reazioni autoimmuni.  

Oltre a questi fattori, le teorie contemporanee hanno suggerito un ruolo centrale anche dei fattori ambientali ed epigenetici, i quali sono in grado di stimolare la risposta autoimmune contro specifici tessuti.   

Epidemiologia delle malattie autoimmuni

Le malattie autoimmuni sono considerate malattie rare, in quanto si presentano nella popolazione con una prevalenza compresa fra il 3-5%. Queste percentuali variano in base al tipo di malattia.

Esiste inoltre una stretta correlazione con mortalità e comorbilità. Le patologie autoimmuni sono caratterizzate da una progressione di fattori che susseguendosi nel tempo portano al manifestarsi della malattia.

Malgrado le scoperte che negli anni si sono susseguite, l’incidenza delle malattie autoimmuni è in aumento nella popolazione. Alla base di questo aumento sembra esservi una relazione con l’ipotesi dell’igiene:

  • le migliori condizioni igienico-sanitarie
  • la riduzione/eliminazione di molte malattie infettive
  • il fenomeno della vaccinazione di massa

ridurrebbero l’esposizione a microbi che nel tempo possono permettere la costruzione delle difese immunitarie.

I progressi che hanno permesso di sviluppare le tecniche utilizzate per la ricerca degli anticorpi nei pazienti risultano essere uno strumento fondamentale per effettuare una rapida diagnosi.

Eziologia delle malattie autoimmuni

Nonostante i grandi progressi fatti nel campo della ricerca negli anni, la conoscenza rispetto alle malattie autoimmuni risulta limitata.

Le malattie autoimmuni sono state associate da oltre 50 anni ad un’errata selezione clonale, studiata e proposta dal premio Nobel Macfarlane Burnett alla fine degli anni ’50.

 

Questa tipologia di malattie è stata infatti associata ad un’errata selezione dei cloni linfocitari, che causa nelle persone affette una mancata eliminazione di quei linfociti non in grado di riconoscere un tessuto come self, portando successivamente ad attaccarlo. Questo attacco e mediato da autoanticorpi, cioè anticorpi prodotti contro tessuti non riconosciuti come “self”.  

La causa delle malattie autoimmuni sembra essere strettamente associata con:

  • una predisposizione genetica intrinseca
  • una familiarità
  • molto spesso al sesso, in particolare a quello femminile.

La malattia non sembra essere data solo da questi fattori. Si può dividere il processo in tre parti:  

  1. Una prima fase dove le funzioni sono ancora normali, non alterate e non siamo in presenza di malattia. È però presente una predisposizione genetica e, a causa di fattori scatenanti, possiamo parlare di malattia potenziale.
  2. Una seconda fase dove fattori scatenanti e patogenetici portano all’attivazione di meccanismi omeostatici che cercano di ripristinare l’omeostasi. 
  3. Nel caso in cui i meccanismi omeostatici dovessero fallire, si possono riscontrare delle funzioni anomale che possono portare alla malattia clinica 

I fattori ambientali ed epigenetici sono i fattori su cui possiamo intervenire per ridurre il numero di patologie che passano da uno stato di malattia potenziale ad uno stato di malattia clinica. Questi fattori hanno una grande importanza in quanto sono strettamente correlati con la suscettibilità individuale e sono:

  • nutrizione
  • microbiota
  • infezioni
  • fumo
  • farmaci
  • ormoni
  • raggi ultravioletti
  • solventi
  • metalli pesanti 

Come avviene la diagnosi

La diagnosi delle malattie autoimmuni si basa sulla ricerca di autoanticorpi, ovvero immunoglobuline prodotte contro strutture dell’organismo, la cui presenza permette di diagnosticare una specifica malattia.   

Un altro esame importante nella diagnosi delle malattie autoimmuni è la ricerca di fattori che possono indicare uno stato infiammatorio. Due mediatori importanti da valutare sono la VES, velocità di eritrosedimentazione, e la PCR, proteina C reattiva prodotta dal fegato in risposta ad uno stato infiammatorio.  

In base poi al tipo di malattia autoimmune si possono effettuare biopsie per l’analisi istologica e altri esami utili per analizzare la malattia.

Trattamento: quale alimentazione scegliere per le malattie autoimmuni?

Il trattamento delle malattie autoimmuni dipende dal tipo di malattia. Generalmente si basa su trattamenti di tipo sintomatico, utili per andare a ridurre la sintomatologia associata alla patologia.

È possibile utilizzare:  

  • antinfiammatori tipo FANS, o non-steroidei, se in presenza di infiammazione;  
  • cortisone, che induce un effetto immunosoppressore;  
  • antidolorifici per ridurre la sintomatologia dolorosa;
  • è possibile inoltre intervenire con sedute di fisioterapia, utili per patologie che colpiscono ad esempio le articolazioni.  

Grazie alla ricerca sono in fase di sviluppo nuovi farmaci e terapie che permettono il trattamento dell’autoimmunità modulando la risposta immunitaria del paziente. Queste terapie prevedono ad esempio gli inibitori del TNF-α (Tumor Necrosis Factor – α), una citochina coinvolta nei processi infiammatori, utilizzata nel trattamento di malattie reumatiche e IBD. Esistono inoltre gli inibitori di IL-6, citochina che modula l’infiammazione e la cui concentrazione aumenta in malattie autoimmuni.

In relazione alle terapie ed i trattamenti farmacologici in ambito di malattie autoimmuni, bisogna inoltre citare la farmacogenomica, branca che si occupa della relazione fra genetica e risposta individuale ai farmaci. Questi trattamenti possono rappresentare il futuro della cura per questo tipo di patologie.  

Assume un ruolo fondamentale per la cura delle malattie autoimmuni anche l’alimentazione. È infatti indispensabile conoscere il protocollo autoimmune e le restrizioni caloriche periodiche, interventi di tipo nutrizionale che possono aiutare a prevenire le malattie autoimmuni e a ridurne le complicanze.  

Alimentazione malattie autoimmuni: il protocollo autoimmune

Alimentazione e nutrizione risultano sempre più associate alla prevenzione di fenomeni patologici.

Anche in campo di malattie autoimmuni la ricerca ha permesso di strutturare un protocollo autoimmune in grado di prevenire e ridurre la sintomatologia correlata con queste condizioni.

Il AIP (AutoImmune Protocol) [3] si basa su una dieta paleolitica dove vengono eliminati alimenti specifici, additivi alimentari, emulsionanti e alimenti associati con la dieta occidentale, implicati nella degradazione del microbiota intestinale, disregolazione del riconoscimento di antigeni e sviluppo di autoimmunità. Questo protocollo prevede inoltre il consumo di alimenti con una densità calorica inferiore come:

  • alimenti integrali
  • ortaggi
  • frutta
  • acidi grassi mono e poli insaturi
  • carne
  • prodotti non trasformati.   

Il protocollo si compone di:  

  • Fase di eliminazione di 6 settimane dove vengono esclusi dalla dieta una serie di alimenti, associati ad un aumento degli episodi di autoimmunità: cereali, legumi, alcuni vegetali, uova, latticini, frutta secca e semi, alcol, caffè, oli vegetali processati, zuccheri raffinati, additivi alimentari, edulcoranti.  
  • Fase di mantenimento/reintroduzione di 4 settimane dove vengono gradualmente reintrodotti uno per volta, valutando reazioni e sintomatologia durante l’aggiunta di ogni alimento.

È stato possibile evidenziare una riduzione della sintomatologia e dell’infiammazione principalmente durante la fase di eliminazione. Il protocollo implica una fase di eliminazione molto restrittiva, che però risulta in grado di ridurre la sintomatologia associata a queste patologie.

A causa della massiva restrizione, il protocollo autoimmune può provocare carenze nutrizionali nel caso in cui la fase di reintroduzione non avvenga o avvenga in modo tardivo.

Il protocollo AIP porta quindi ad una riduzione dell’infiammazione sistemica nonché ad una modulazione del sistema immunitario, evidenziabile con una riduzione della proteina C reattiva e una riduzione nella conta dei globuli bianchi. Questo protocollo è dunque da implementare all’interno di un programma multidisciplinare che permetta il miglioramento della dieta e dello stile di vita del paziente.  

Alimentazione malattie autoimmuni: le restrizioni caloriche periodiche  

Un altro schema utilizzato per la riduzione della risposta autoimmune è la restrizione calorica periodica.

La ricerca ha infatti evidenziato come la proliferazione, la differenziazione e l’eliminazione dei linfociti dipenda in parte dallo stato metabolico della persona. Terapie dietetiche quali il digiuno o il mima digiuno possono quindi influenzare l’autoimmunità e l’immunosenescenza.  

Gli interventi dietetici proposti sono:

  • Restrizione dietetica (DR), che prevede la restrizione delle calorie derivanti da specifici macronutrienti.  
  • Restrizione calorica (CR), restrizione del 20-40% delle calorie giornaliere consumate.  
  • Digiuno intermittente (IF), che prevede una finestra temporale durante la quale ci si alimenta limitando comunque le calorie assunte.  
  • Alimentazione limitata nel tempo (TRF), che prevede una finestra temporale durante la quale alimentarsi senza restrizione calorica. 
  • Restrizione di specifici macronutrienti, come la dieta chetogenica.  
  • Digiuno periodico (PF), riferito a 2 o più giorni consecutivi di digiuno.  
  • Dieta mima-digiuno (FMD), un piano alimentare che prevede un’alimentazione ipocalorica che permette di simulare un digiuno. Questo tipo di intervento sembra particolarmente favorevole per ridurre l’infiammazione sistemica associata alle malattie autoimmuni. Sembra inoltre stimolare la riparazione del tessuto danneggiato 

Restrizioni dietetiche periodiche permettono di prevenire e invertire la risposta autoimmune portando inoltre a una rigenerazione dipendente dalle cellule staminali ematopoietiche. Questi interventi hanno portato ad una modulazione della risposta immunitaria, associata ai linfociti CD4+ e CD8+ e ai macrofagi. Hanno inoltre portato ad una riduzione delle citochine IL-1β, IL-6, TNF-α, IL-12, IL-17 e delle chemochine IFN-γ, MCP1, MIP-1α, MIP-1β.

La multidisciplinarità per la cura e il trattamento delle malattie autoimmuni risulta sempre consigliata.  

Ruolo dell’alimentazione nelle malattie autoimmuni: i benefici del protocollo autoimmune  

La nutrizione nelle malattie autoimmuni può giocare un ruolo fondamentale nella modulazione dello stato di salute del paziente. L’alimentazione ricopre in generale un ruolo principale nel mantenimento della salute delle persone.   

Una dieta sbilanciata come quella occidentale, ricca di grassi saturi, grassi lavorati, zuccheri semplici, e povera di fibra e carboidrati complessi, può fornire il fattore ambientale che nel tempo può portare a sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.   

La ricerca ha inoltre evidenziato una correlazione fra la dieta occidentale e le malattie autoimmuniGli eccessi associati alla dieta occidentale provocano un aumento del WAT (white adipose tissue).

Il tessuto adiposo è ormai riconosciuto come organo endocrino, in quanto è in grado di produrre mediatori dell’infiammazione come il TNF-α e IL-6, leptina, resistina e la proteina C reattiva. Queste adipochine provocano un’infiammazione di basso grado sistemica in persone affette da obesità e questa condizione può influenzare i linfociti T (Treg) andando a provocare una risposta autoimmune. Questa infiammazione può essere contrastata con la somministrazione di polifenoli e ω-3, anche se sono necessari ulteriori studi in merito. 

L’alimentazione risulta importante non solo per modulare la risposta infiammatoria in uno stato patologico, ma può servire a mantenere un corretto stato di salute anche in persone sane, a scopo preventivo.  

Modifiche nel metabolismo e attivazione dei linfociti T 

La proliferazione e la differenziazione dei linfociti T sono due passaggi fondamentali nella patogenesi delle malattie autoimmuni.  

Al momento dell’attivazione delle cellule T, il metabolismo utilizzato è quello della glicolisi aerobica. Viene inoltre prodotto il lattato, come sottoprodotto per supportare la produzione dei precursori biosintetici per la proliferazione cellulare. Un aumento anomalo nella produzione di lattato è stato riscontrato in pazienti con asma e artrite reumatoide.  

Durante l’attivazione delle cellule T, queste aumentano l’espressione di glutammina e il metabolismo del glutammato, utili per la differenziazione cellulare. Aumenti di glutammina e glutammato sono riscontrati anche nei siti di demielinizzazione associati a Sclerosi Multipla. L’attivazione e la differenziazione è inoltre modulata da mTOR. Anche una disregolazione di mTOR è stata correlata con Sclerosi multipla.

Queste alterazioni di pathway metabolici potrebbero essere i fattori dove intervenire per migliorare il trattamento di queste patologie.  

Conclusione

L’alimentazione da consigliare per le malattie autoimmuni dipende strettamente dal tipo di patologia, andando a valutare prima di tutto il tipo di trattamenti antinfiammatori e immunomodulatori a cui il paziente è sottoposto.  

Gli studi citati sono stati effettuati principalmente su modelli murini e scimmie, risulta quindi necessaria una maggiore bibliografia scientifica per evidenziare tutti gli aspetti positivi e negativi associati a questo tipo di terapie nutrizionali.  

Risulta fondamentale per una corretta salute mantenere uno stile di vita salutare e un’alimentazione bilanciata, priva di eccessi calorici e correttamente distribuita fra i vari macronutrienti.  

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