seconda ondata Covid-19 peggiore della prima

La seconda ondata di Covid-19 sarà peggiore della prima. Ecco perché, dati alla mano.

La seconda ondata di Covid-19 sarà peggiore della prima

Stiamo prendendo decisioni sul confronto tra prima e seconda ondata, ma i dati messi a confronto sono sbagliati. Per questo motivo la seconda ondata ci colpirà più duramente che nella scorsa primavera. Capiamo come mai.

 

Affidabilità generale dei dati sui positivi Covid-19

Da tempo sappiamo che i dati sui contagi sono poco affidabili. Abbiamo già largamente superato il picco del numero di contagi ufficiali della prima ondata eppure, i dati sui ricoverati sono molto minori rispetto allo scorso marzo/aprile.

  • OGGI: Nuovi positivi 25.000, critici +125
  • PRIMA ONDATA: Nuovi positivi 6.000, critici +125

Quindi saremmo tenuti a pensare, come molti hanno scritto, che questa volta il virus stia colpendo in modo meno potente. Ma è proprio così? È giusto confrontare i positivi della prima ondata con i positivi della seconda?

In prima battuta abbiamo imparato che non basta conoscere il numero di soggetti positivi, ma bisogna anche sapere quanti tamponi sono stati fatti. Così abbiamo familiarizzato con il RAPPORTO tra POSITIVI E TAMPONI.

Come possiamo fare affidamento su dati che dipendono in larga misura dal numero di tamponi effettuati, dalla loro efficacia e dal modo in cui vengono registrati?

 

Occorre un diverso metodo di confronto dei dati! Partiamo dai dati sicuri e ricostruiamo quelli meno chiari.

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1. Partiamo dai dati INDIPENDENTI DAI TAMPONI: i pazienti in ospedale

Per cercare di fare chiarezza, potremmo partire dal presupposto che il numero dei ricoverati con sintomi e quello dei ricoverati in terapia intensiva siano più affidabili del numero del totale dei contagiati, perché sono indipendenti dal numero dei tamponi eseguiti. Quindi questi dati ci possano aiutare a capire meglio l’andamento dell’epidemia.

Se i criteri per ospedalizzare un paziente sono sempre gli stessi, allora il numero di pazienti in ospedale può essere un primo indicatore dell’andamento dell’epidemia.

 

2. Confrontiamo i pazienti in ospedale con il totale dei positivi

Ora come possiamo utilizzare il dato dei pazienti ricoverati per capire meglio cosa sta succedendo? Lo possiamo confrontare con il numero di soggetti positivi. E vediamo cosa emerge.

Nel grafico qui sotto vediamo in BLU il RAPPORTO tra i pazienti ricoverati e totale dei positivi al tampone. Vedete che la curva si muove molto all’inizio dell’epidemia, a marzo, ma poi da luglio si stabilizza su un valore preciso: 5% circa. Vuol dire che oggi una persona positiva su 20 sviluppa sintomi tali da finire in ospedale.

rapporto tra pazienti ammalati di Covid-19 e positivi al tampone

Allo stesso modo in ROSSO vediamo il rapporto tra malati Covid-19 CRITICI, in terapia intensiva e il totale dei positivi: attualmente è allo 0,5% e anche questo dato è ora stabile nel tempo.

Le stesse percentuali, durante la prima ondata della pandemia, oltre ad essere molto elevate, erano tutt’altro che costanti, indice di una scarsa affidabilità dei dati della prima ondata sul totale dei contagiati.

 

3. Usiamo i nuovi dati stabili per ricostruire il numero di contagiati della prima ondata

Potremmo quindi usare questo dato, cioè 5% e 0,5% nel rapporto tra ricoverati e positivi per ricavare a ritroso la curva e i dati della prima ondata (*).

 

In blu abbiamo disegnato la curva ipotetica dei dati , ottenuta moltiplicando per un opportuno fattore i dati reali, in modo che il rapporto tra i positivi ipotetici e i ricoveri in terapia intensiva reali sia sempre dello 0,5%. 

Verosimilmente il grafico della prima ondata potrebbe assomigliare al seguente.

curva reale contagi covid-19 prima seconda ondata

Dove i positivi furono circa 8-10 volte quelli realmente misurati dai tamponi come è stato dimostrato dai test sierologici, che avevamo stimato circa 2 milioni di positivi durante la prima ondata di Covid-19. Non avevamo sbagliato di molto, visto che ad oggi ISTAT ha presentato i dati ufficiali: 1,5 milioni di positivi durante la prima ondata.

Quindi se dovessimo confrontare i dati di oggi con la prima ondata oggi dove siamo?

I dati di oggi potrebbero quindi essere confrontati con i dati del 13 marzo, 4 giorni dopo l’inizio del lockdown.

Brutta storia, perché quel giorno l’Italia era già chiusa da 4 giorni. Ci sono ad oggi invece vari fattori peggiorativi:

  • Ad oggi invece abbiamo vari vettori del contagio, scuole in primis, ancora aperti, mentre la chiusura parrebbe prevista per metà novembre, seguendo l’esempio della Francia.
  • Non siamo a maggio, ma a novembre. Con l’inverno alle porte, persone insofferenti e negazionisti in giro.

Ecco perché la seconda ondata sarà più alta della prima.

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin