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Sindrome da stanchezza cronica: cause, sintomi e rimedi

Indice

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione caratterizzata da un intenso affaticamento provato durante le attività quotidiane, avvertito sia a livello fisico che cognitivo.

Questa patologia, denominata in termini medici “encefalomielite mialgica”, è di difficile inquadramento ma alla base prevede sempre un affaticamento grave, problemi ad addormentarsi e malore post-sforzo.

La sindrome da stanchezza cronica può compromettere seriamente la vita quotidiana del paziente, costringendolo a rinunciare a gran parte delle sue attività consuete, a causa della facile tendenza all’affaticamento grave. [1], [2]

Quanto è frequente la sindrome da stanchezza cronica?

La sindrome da stanchezza cronica si manifesta con una prevalenza che può arrivare a lambire il 2,5% dell’insieme delle persone che si recano dal medico di medicina generale per una visita, nonostante sia spesso non riconosciuta.

In Giappone la prevalenza di tale sindrome nella popolazione generale sembra oscillare tra l’1% e l’1,5% e a livello mondiale le donne risultano colpite con frequenza doppia o tripla rispetto agli uomini.

Per quanto riguarda le fasce di età più soggette all’attecchimento di questa patologia, sembra che essa incida maggiormente nei giovani adulti tra i 20 e i 40 anni di età e negli adulti tra i 60 e i 70 anni d’età. [2],[3],[4]

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Stanchezza cronica, astenia, debolezza muscolare: sono la stessa cosa?

La sindrome da stanchezza cronica, sebbene sia ancora oscura nella sua eziopatogenesi, si differenzia in parte da altri sintomi comuni come l’astenia e la debolezza muscolare. Infatti:

  • la fatica, che è definita cronica quando perdura per oltre sei mesi, consiste nell’avvertire subito stanchezza ed esauribilità dopo aver cominciato una qualsiasi attività.
  • La differenza sostanziale tra la stanchezza cronica e l’astenia è che quest’ultima generalmente si risolve dopo un periodo di riposo ottimale mentre la stanchezza non trova sollievo neanche dopo il sonno, il quale è spesso turbato.
  • L’astenia è inoltre più marcata alla fine della giornata per via del cumulo di attività che si sono effettuate mentre la stanchezza cronica tende a rimanere costante e permanente durante l’intero giorno.
  • La debolezza muscolare è invece definita come una perdita parziale della propria forza muscolare ed è spesso un indice diagnostico prezioso per le malattie degenerative del muscolo. [4]

Eziologia: perché ci si sente sempre affaticati?

La sindrome da stanchezza cronica è caratterizzata dal lamentare un senso di affaticamento e prostrazione continui, protratti nella giornata e di causa sconosciuta.

Ciò che ne deriva è che il paziente va incontro ad una serie di disabilità, dovute al fatto di dover rinunciare all’esecuzione di attività quotidiane per via dell’intensa stanchezza, sia fisica che mentale.

Stanchezza cronica, sindrome da stanchezza cronica

Attualmente non vi sono prove tangibili sui meccanismi eziopatogenetici alla base della sindrome da stanchezza cronica ed è per questo che essa è nota anche con denominazioni che ne evocano prontamente i sintomi, ossia:

  • Encefalomielite mialgica
  • Encefalomielite allergica
  • Nevrastenìa
  • Sindrome da disfunzione immunitaria.

Nonostante l’eziologia sia oscura, sono state comunque avanzate varie ipotesi circa l’origine di questa sindrome.

Ipotesi immunologica

Non vi sono prove univoche a sostegno di questa ipotesi ma pare che in molti soggetti affetti dalla sindrome da stanchezza cronica alcune cellule del sistema immunitario siano alterate, sia nel numero che nella funzione.

In alcuni studi sono stati anche descritti meccanismi di attacco auto-immunitario di anticorpi contro le strutture di membrana e nucleari di varie cellule.

Ipotesi infettiva

Come per altre patologie, si ritiene che alcuni agenti infettivi, in special modo virus, possano innescare o slatentizzare la sindrome.

In particolar modo, il virus di Epstein-Barr e il parvovirus umano B19 si pensa possano essere associati alla patologia. Il rilievo nel sangue dei pazienti di interferoni e di TNF-α potrebbe supportare questa ipotesi.

Ipotesi genetica

La suscettibilità genetica potrebbe rappresentare il fattore fondamentale per la comprensione di tale patologia.

In effetti i gemelli sembrano essere maggiormente predisposti ad acquisirla ed è stata osservata un’espressione genica particolare nei pazienti affetti dalla sindrome, soprattutto dopo l’effettuazione di un esercizio fisico. [2],[3],[4]

Sintomi della sindrome da stanchezza cronica

Generalmente i sintomi che maggiormente si associano alla sindrome da stanchezza cronica sono:

  • Stanchezza intensa permanente
  • Malessere post-sforzo
  • Cefalea a esordio improvviso
  • Disturbi del sonno
  • Ipersonnia diurna
  • Dolore muscolare, più comune nei bambini
  • Declino cognitivo con eloquio rallentato
  • Scarsa capacità di concentrazione e di memorizzazione
  • Disturbi autonomici quali nausea e vomito
  • Tosse e mal di gola
  • Attacchi di ansia. [2],[3],[5]
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Valutazione e diagnosi della sindrome da stanchezza cronica

Valutazione iniziale

Il paziente che presenta una sensazione di affaticamento permanente e non risolvibile con il riposo dovrebbe sottoporsi a una visita internistica o di medicina generale dal proprio medico di famiglia.

La fase di anamnesi è molto importante per orientarsi sui caratteri della condizione riportata dal paziente e per poterla distinguere da affezioni simili quali la fibromialgia e la perdita di motivazione di origine psicologica.

Dopo aver indagato sulla presenza di condizioni analoghe in famiglia, il medico si concentra nell’indagare su eventuali disturbi psichiatrici sofferti (come depressione e ansia) e sull’esposizione a fattori chimici o fisici ambientali, quali monossido di carbonio e allergeni.

L’esame obiettivo, condotto successivamente, valuta la funzionalità dei vari distretti dell’organismo, esplorando i riflessi e il tono muscolare e studiando l’efficienza del sistema cardio-vascolare e polmonare.

Può essere utile procedere alla ricerca di possibili tumefazioni linfonodali e di segni di eruzione cutanea e faringite, i quali possono talvolta manifestarsi con la sindrome. [3],[4]

Diagnosi

Attualmente non vi sono criteri diagnostici basati su esami di laboratorio o strumentali per la definizione della sindrome; pertanto la loro esecuzione è sotto discrezione del medico per comprendere meglio alcuni sintomi.

La diagnosi effettiva della sindrome da stanchezza cronica si regge su tre criteri messi a punto dall’Institute Of Medicine (IOM) nel 2015: per diagnosticare la malattia è necessario che i tre sintomi debbano essere presenti per almeno sei mesi e che la loro intensità debba essere medio-grave per almeno la metà delle volte.

I tre sintomi sono rappresentati da:

  • Affaticamento, il quale è di nuova insorgenza e non trae sollievo dal riposo, compromettendo le attività quotidiane del paziente.
  • Sonno non produttivo, in cui non ci si ristora dalla stanchezza e il paziente si risveglia stanco.
  • Sofferenza post-sforzo, in cui il paziente lamenta un’esacerbazione dei sintomi dopo che viene esposto a stress fisico o mentale, tollerati bene in precedenza.

Oltre alla presenza contemporanea di questi sintomi per almeno sei mesi, per la diagnosi viene richiesto il soddisfacimento di un altro sintomo aggiuntivo che può consistere nella compromissione cognitiva o nel disagio a mantenere la posizione eretta. [2],[3]

Rimedi per la sindrome da stanchezza cronica

Il trattamento più opportuno delle sindromi da stanchezza cronica comprovate clinicamente non è universale e si basa essenzialmente su una strategia non farmacologica e su una strategia farmacologica.

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Strategia non farmacologica

Questa modalità di intervento può tradursi in una psicoterapia a impronta cognitivo-comportamentale nei pazienti che lamentano disturbi d’ansia o sintomi depressivi, nei quali può produrre un relativo miglioramento.

Generalmente possono dimostrarsi utili terapie con:

  • esercizi graduati
  • tecniche di respirazione e di yoga
  • il tai chi.

In particolar modo può apparire producente la ripresa graduale e controllata dell’esercizio fisico, bilanciando attentamente i periodi di riposo, al fine di evitare le riacutizzazioni della sindrome.

Strategia farmacologica

I farmaci più comunemente somministrati sono:

  • Antidolorifici non steroidei (FANS), per alleviare infiammazione e dolore ad essa associato.
  • Antidepressivi e SSRI come la fluoxetina per attenuare i sintomi depressivi e migliorare la qualità del sonno.
  • Agenti anti-virali, i quali non hanno ricevuto tuttavia un consenso unanime dagli studi presenti in letteratura.

Bisogna segnalare che il trapianto di microbiota fecale, ossia il trasferimento di feci da un paziente donatore all’intestino di un paziente ricevente, pare stia riscuotendo un successo incoraggiante nei pazienti affetti da questa sindrome. [3]

Conclusioni

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione sistemica in cui il paziente affetto lamenta un senso di intenso affaticamento permanente, accompagnato da sonno inefficiente e malessere post-sforzo.

Quando non trattata precocemente, tale sindrome può tradursi in una notevole debilitazione del soggetto, il quale spesso rinuncia a molte attività per via della fatica che sopraggiunge.

Attualmente l’eziopatogenesi e la cura di questa sindrome pongono ancora molti interrogativi nella letteratura medica.

Bibliografia: fonti e note

Fonti e note:

[1] Istituto Superiore di Sanità. Sindrome da fatica cronica. 2020.

[2] Institute of Medicine of the National Academies. Beyond Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome. Redefining an Illness. Report Guide for Clinicians. 2015

[3] Sapra A, Bhandari P. Chronic Fatigue Syndrome. [Aggiornato 02.07.2022]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022

[4] Avellaneda Fernández A, Pérez Martín A, Izquierdo Martínez M et al. Chronic fatigue syndrome: aetiology, diagnosis and treatment. BMC Psychiatry. 2009 Oct 23;9 Suppl 1(Suppl 1):S1.

[5] Sandler CX, Lloyd AR. Chronic fatigue syndrome: progress and possibilities. Med J Aust. 2020 May;212(9):428-433.