blocco nervoso plesso brachiale

Anestesia plessica, anestesia con blocco nervoso o anestesia neurale

Indice

In questo articolo ci occuperemo di Anestesia plessica, neurale o con blocco nervoso

Queste parole descrivono in modo complicato la possibilità di eseguire un’anestesia direttamente a livello di un nervo.

L’anestesia plessica (o neurale, o con blocco nervoso) consiste infatti nel blocco della sensibilità della zona interessata dall’intervento chirurgico attraverso l’iniezione di anestetico locale in prossimità delle radici nervose dei plessi nervosi periferici. 

Vediamo meglio di cosa si tratta e come funziona.

Cos'è l'anestesia plessica, come funziona e dove viene iniettata

L’anestesia plessica è una tecnica di anestesia neuroassiale in cui il farmaco anestetico è posizionato direttamente nello spazio intratecale (spazio subaracnoideo) della colonna vertebrale.

Il termine anestesia neuroassiale si riferisce al posizionamento di anestetico locale nelle vicinanze del sistema nervoso centrale, che comprende sia l’encefalo che il midollo spinale contenuto nella colonna vertebrale.

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Il plesso nervoso è il target dell'iniezione dell'anestetico

Che cos’è un plesso nervoso – Il plesso nervoso consiste in una fitta rete di nervi spinali, i quali si interdigitano e si sovrappongono, al fine di servire una specifica zona del corpo,  distribuendosi alla cute e e alla muscolatura.

Ogni nervo spinale, o rachidiano, è formato da un ramo posteriore, che provvede all’innervazione sensitiva di varie regioni del tronco e da un ramo anteriore, di dimensioni nettamente maggiori, che si distribuisce alla cute e alla muscolatura della regione anterolaterale di collo e tronco, nonché agli arti superiori e agli arti inferiori.

Sono proprio i rami anteriori dei nervi spinali che, anastomizzandosi tra loro, formano i plessi nervosi; in direzione cranio-caudale si riconoscono i seguenti plessi nervosi: plesso cervicale, plesso brachiale, plesso lombare, plesso sacrale, plesso pudendo e plesso coccigeo.

Quali sono i plessi nervosi principali sedi dell'anestesia plessica?

I principali plessi nervosi nei quali viene somministrata l’anestesia plessica sono:

Plesso brachiale a livello interscalenico

Il plesso brachiale è formato dalla confluenza dei rami anteriori del 5°, 6°, 7° e 8° nervo cervicale e del 1° nervo toracico. Esso si suddivide in ulteriori nervi che vengono a costituire tre tronchi primari da cui derivano tre tronchi secondari (posteriore, laterale e mediale), da cui originano poi i rami terminali, come il nervo radiale e il nervo muscolocutaneo.

I tronchi primari (superiore, medio e inferiore) del plesso e le loro radici costituiscono la porzione sovraclaveare, o interscalenica del plesso stesso, ed è compresa tra lo scaleno anteriore e e gli scaleni medio e posteriore; al davanti e al di sotto di questi tronchi decorrono l’arteria succlavia e l’arteria scapolare posteriore.

Plesso brachiale a livello ascellare

I tronchi secondari del plesso brachiale formano invece la porzione sottoclaveare, o ascellare, del plesso e si dispongono tra la loggia sopraclavicolare e la cavità ascellare.

Anteriormente, i tronchi secondari sono rivestiti dalla fascia clavipettorale e dal muscolo piccolo pettorale, posteriormente poggiano sui tendini del muscolo grande dorsale; dal plesso brachiale a livello ascellare originano sia il nervo ascellare che il nervo radiale, nonché altri nervi del braccio e dell’avambraccio che, nel loro complesso, costituiscono i rami terminali dell’intero plesso brachiale.

Plesso lombare

Il plesso lombare è formato dalla confluenza dei rami anteriori del 1°, 2°, 3° e parte del 4° nervo lombare, e si situa davanti ai processi trasversi delle cinque vertebre lombari, compreso da parte delle fibre del muscolo psoas.

Ogni ramo anteriore di ciascun nervo si suddivide in ulteriori sezioni, anastomizzandosi con altre branche nervose:

  • Il ramo anteriore del 1° nervo lombare dà origine al nervo ileoipogastrico (che innerva i muscoli dell’addome e parte della cute dei genitali esterni) e al nervo ileoinguinale;
  • Il ramo anteriore del 2° nervo lombare si suddivide nel nervo cutaneo laterale del femore, che è un nervo puramente sensitivo, e nel nervo genitofemorale, che fornisce l’innervazione motoria per parte dei muscoli addominali;
  • Il ramo anteriore del 3° nervo lombare contribuisce a formare la radice media del nervo femorale;
  • Il ramo anteriore del 4° nervo lombare forma la radice inferiore del nervo femorale e, anastomizzandosi con il ramo anteriore del 5° nervo lombare, costituisce anche il tronco nervoso lombosacrale.

Nervo femorale

Il nervo femorale rappresenta il più grande ramo del plesso lombare: con la sua componente motoria fornisce l’innervazione ai muscoli del piano anteriore della coscia, mentre con la sua componente sensitiva fornisce la sensibilità alla superficie anteromediale della coscia, del ginocchio, della gamba e del piede.

Il nervo femorale, una volta giunto al legamento inguinale, prosegue con il muscolo ileopsoas e, nel Triangolo di Scarpa, si risolve nei suoi rami terminali: il nervo muscolocutaneo laterale e il nervo safeno.

Nervo sciatico

Il nervo sciatico, o ischiatico, costituisce il grosso ramo terminale del plesso nervoso sacrale e, originando dal bacino, si porta direttamente fino al piede, rappresentando dunque il più lungo e voluminoso nervo del corpo umano.

Con la sua componente motoria, il nervo sciatico innerva i muscoli del piano posteriore della coscia, i muscoli della gamba e i muscoli del piede, mentre, con la sua componente sensitiva, fornisce la sensibilità cutanea alla cute della gamba e del piede.

Una volta giunto nella losanga poplitea, nella regione del polpaccio, il nervo sciatico si suddivide nei suoi due rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune, i quali forniscono innervazione ai muscoli e alla cute della gamba.

Come funziona l'anestesia plessica

L’anestetico locale è posizionato presso il nervo selezionato. In questo modo i segnali che passano per quel nervo, in entrata e in uscita, sono ridotti o aboliti.

Spesso le quantità di anestetico che vengono utilizzate non bloccano tutti i segnali in entrata, ma soltanto i segnali dolorifici. La sensibilità al tatto e la motilità può risultare conservata. Questo accade con gli anestetici locali generalmente, e non è specifico dell’anestesia plessica. Per esempio è esperienza comune per tutti noi, dal dentista, dopo l’anestesia, continuare a percepire la sensazione tattile ma essere protetti dalle sensazioni dolorose.

Questo accade perchè c’è un rapporto tra la quantità di anestetico utilizzato e il diametro delle fibre nervose che vengono bloccate dall’anestetico.

Le fibre più piccole sono quelle bloccate per prime, perchè è più facile per l’anestetico raggiungerle, ed esse si riferiscono alle fibre dei segnali dolorosi e del calore.

Le fibre più grandi, che conducono i segnali tattili e di movimento, sono più difficili da bloccare e possono risultare ancora funzionanti con dosaggi di anestetici intermedi.

L’aspetto più importante consiste nel fatto che il blocco del nervo o del plesso nervoso determina il mancato funzionamento della fibra che trasporta il segnale doloroso. Così i segnali dolorifici in entrata vengono bloccati nel punto in cui è presente l’anestetico e non possono raggiungere i centri superiori, in particolare il cervello.

I segnali nervosi bloccati dall'anestesia plessica

L’anestesia plessica perciò blocca i segnali nervosi in modo selettivo. Abbiamo compreso che ciò accade perché le fibre nervose responsabili del trasporto dei segnali hanno dimensioni diverse e richiedono dosaggi diversi per essere bloccate nel loro funzionamento.

Indicazioni per l'anestesia plessica

L’anestesia plessica o neurale viene utilizzata come unica forma di anestesia o in combinazione con l’anestesia generale o con la sedazione cosciente o sedazione profonda.

Anestesia plessica come procedura unica (senza sedazione)

L’anestesia neurale è di uso comune per gli interventi chirurgici che coinvolgono gli arti superiori o inferiori.

Le anestesie plessiche più praticate in genere riguardano:

  • Anestesia per interventi ortopedici, come
    • chirurgia della mano e del polso (con blocco a livello ascellare)
    • interventi alle ossa dell’arto superiore, per fratture (con blocco interscalenico, sovraclaveare o ascellare)
    • interventi alla spalla, per la cuffia dei rotatori o per la protesi di spalla (blocco interscalenico)
    • interventi al piede (con blocco del nervo sciatico)
  • Blocco nervoso per interventi vascolari (es. posizionamento di fistola artero-venosa per emodialisi)

L’anestesia con blocco nervoso senza sedazione è praticabile quando siano contemporaneamente presenti:

  • efficacia antalgica elevata del blocco nervoso praticato;
  • la motivazione del paziente a rimanere sveglio;
  • una posizione intra-operatoria del paziente piuttosto confortevole.
  • una durata dell’intervento limitata

Non sempre queste condizioni sono soddisfatte contemporaneamente.

Condizioni che suggeriscono l'utilizzo della sedazione:

A volte il blocco antalgico non è perfetto, con un po’ di dolorabilità residua in specifiche zone corporee. In questo caso è necessario procedere alla somministrazione di farmaci antalgici endovenosi o una blanda sedazione.

Anche quando la posizione intra-operatoria è piuttosto fastidiosa da mantenere nel tempo è indicato procedere alla sedazione. Questo accade nelle posizioni scomode, come ad esempio nella chirurgia della spalla, dove si utilizza la posizione detta “beach-chair”, dove il paziente è seduto come su una sedia a sdraio e spesso deve anche ruotare il capo in senso opposto alla sede di intervento.

Anche un intervento prolungato nel tempo, oltre le 2 ore, richiede spesso la sedazione del paziente perchè non è facile mantenere la calma, la concentrazione, l’immobilità per un periodo di tempo così lungo.

Anestesia neurale in associazione alla sedazione superficiale o profonda

Nelle condizioni che abbiamo già elencato qui sopra è opportuno associare l’anestesia plessica alla sedazione cosciente oppure alla sedazione profonda.

In genere si utilizzano dosi blande di benzodiazepine oppure il propofol in infusione continua con tecnica TIVA o con tecnica TCI. In genere il blocco nervoso è eseguito con il paziente sveglio, anche per verificare che il blocco neurale sia efficace e che durante la manovra non siano occorse problematiche, come il dolore nervoso o parestesie.

Successivamente, all’entrata in sala operatoria, si inizia l’infusione dei farmaci sedativi che permane fino al termine dell’intervento chirurgico.

Anestesia plessica in associazione con l'anestesia generale

In ogni anestesia loco-regionale è sempre possibile, per varie evenienze (blocco insufficiente, durata eccessiva della chirurgia) il ricorso all’anestesia generale. 

Spesso, soprattutto nella chirurgia della spalla oppure quando è necessario il controllo delle vie aeree, si ricorre all’ anestesia generale con intubazione tracheale oppure con il posizionamento di maschera laringea.

Anestesia plessica in associazione con l'anestesia spinale

Il blocco di un nervo si può associare anche ad altre forme di anestesia loco-regionale, come ad esempio l’anestesia spinale. Questo accade in particolare per alcuni tipi di interventi, come le sostituzioni del ginocchio con protesi, dove è fondamentale il controllo del dolore post-operatorio. In questo caso il blocco femorale o safeno sono eseguiti immediatamente prima o dopo l’intervento chirurgico, in modo che il massimo effetto antalgico si perpetui durante tutta la giornata e la notte successive all’intervento, con maggior confort del paziente.

Vantaggi dell'anestesia plessica

L’anestesia con blocco nervoso presenta un buon numero di vantaggi rispetto all’anestesia generale tradizionale. Per questo motivo è oggi così diffusa. Vediamo in cosa consistono.

Vantaggi intra-operatori dell'anestesia plessica

L'anestesia plessica permette di ridurre l'utilizzo dei farmaci endovenosi

Durante l’intervento chirurgico l’anestesia neurale abolisce, o per lo meno riduce di molto, il dolore nella zona corporea servita dal nervo o dal plesso nervoso oggetto del blocco. Per questo motivo non è necessario somministrare altri farmaci antidolorifici durante l’intervento per controllare il dolore intraoperatorio oppure si utilizzano per potenziare l’effetto analgesico di un blocco non totale, ma sempre a dosaggi molto inferiori rispetto alla dose che si utilizza per l’anestesia generale antalgica. La quantità di farmaci endovenosi è così calibrata principalmente in funzione di ottenere una buona sedazione o rilassamento, evitando in particolare i farmaci oppioidi che sono ricchi di effetti collaterali.

L'anestesia neurale consente di evitare l'intubazione tracheale e la ventilazione meccanica

In genere l’anestesia plessica è in grado di abolire il dolore nella zona dell’intervento, così si possono ridurre i farmaci aggiuntivi somministrati. Così spesso è possibile evitare farmaci oppiacei e di conseguenza il paziente può mantenere una ventilazione spontanea, anche ricorrendo alla sedazione profonda.

Vantaggi post-operatori dell'anestesia plessica

Migliore controllo del dolore post-operatorio con l'anestesia neurale

L’anestesia posizionata attorno ad un nervo ha una durata variabile che dipende dal tipo di anestetico. L’utilizzo, dentro la miscela anestetica posizionata sul nervo, di anestetici anche a lunga durata d’azione consente di prolungare l’effetto analgesico anche ben oltre all’intervento chirurgico, anche per le successive 12 ore.

In questo modo è più agevole il controllo post-operatorio del dolore, con un risparmio di farmaci somministrati in tutto il corpo, come gli oppiacei e i FANS dati per via endovenosa.

Minore stordimento post-operatorio

E’ ben noto che l’anestesia generale determina un effetto di confusione e stordimento di durata variabile e spesso correlato con la durata della procedura, dovuto agli agenti sedativi utilizzati ad alte dosi.

L’uso dell’anestesia plessica, in eventuale associazione con la sedazione superficiale o profonda, consente di ridurre la quantità di farmaci sedativi totali utilizzati. Grazie al controllo del dolore indotto con l’anestesia sui nervi, non occorre infatti utilizzare il livello di profondità di sedazione dell’anestesia generale. Così anche gli effetti collaterali dei sedativi durante anestesia plessica si minimizzano, con un minore effetto di confusione post-operatoria.

Migliore efficienza del paziente nel post-operatorio

Quest’ultimo vantaggio dell’anestesia neurale correla con ulteriori vantaggi per il paziente:

  • Capacità di recupero più rapido del movimento con
  • riduzione dei rischi di tromboembolia venosa 
  • capacità di svolgere la tosse in modo più efficace
  • riduzione dei tempi dell’allettamento
  • recupero più rapido delle funzioni intestinali, dovuto al minore utilizzo di oppiacei per via endovenosa (“opioid-sparing anaesthesia”) che determina un recupero post-operatorio più precoce delle funzioni intestinali
  • maggiore e migliore partecipazione alla terapia fisica post-operatoria precoce

Preparazione dell'anestesia plessica

Prima dell’esecuzione dell’anestesia neurale deve essere eseguita una visita anestesiologica che comprende un’anamnesi completa e un esame obiettivo.

Per quanto concerne l’anamnesi, è importante sapere se il paziente è già stato sottoposto ad anestesie precedenti, se soffre di allergie, se nella storia familiare ci sono stati problemi con gli anestetici.

È necessaria la conferma dell’ok del paziente in merito alla procedura attraverso il consenso informato firmato. L’anestesista nella circostanza specifica qual è l’indicazione per l’anestesia neurale e cosa il paziente deve aspettarsi, compresi rischi, benefici e procedure alternative. In particolare si spiegano le fasi della procedura, in particolare il fatto che il blocco nervoso non rimuove la sensibilità al tatto e a volte non blocca nemmeno il movimento, ma spesso in modo selettivo soltanto la percezione dolorifica.

L’esame fisico si concentra generalmente sul sito di posizionamento dell’anestesia neurale. In questo caso si esegue un rapido controllo per infezioni cutanee sistemiche o locali, anomalie strutturali, un eventuale esame neurologico pre-procedurale per la forza e la sensibilità, utile per la valutazione e la documentazione.

Deve essere eseguito un time-out procedurale, ovvero la check-list per la sicurezza del paziente in sala operatoria, confermando l’identità del paziente, la procedura pianificata, l’allergia, il controllo del consenso e la dichiarazione verbale dello stato della coagulazione.

Farmaci utilizzati per l'anestesia nervosa

I farmaci utilizzati per l’anestesia neurale sono in genere:

  • anestetici locali (come la mepivacaina, la ropivacaina, la bupivacaina e la levobupivacaina)
  • agenti adiuvanti (come i corticosteroidi o la clonidina)

Questi farmaci possono essere somministrati singolarmente oppure in associazione, specialmente nel caso in cui si desideri una maggiore durata dell’anestesia.

Mepivacaina

E’ un anestetico a durata d’azione breve-intermedia.

In genere si trova nella concentrazione allo 1-2% (mg/100ml) in formulazione isobarica, ovvero con un peso specifico equivalente a quello del sangue.

Per le sue caratteristiche è maggiormente indicata come farmaco unico negli interventi brevi e non eccessivamente dolorosi, dove è richiesto un recupero rapido, anche per una dimissione nella stessa giornata dell’intervento chirurgico.

E’ anche possibile utilizzarla in associazione ad altri anestetici a maggiore durata d’azione, perché essa garantisce uno sviluppo di anestesia rapido. Così è possibile iniziare l’intervento poco dopo la somministrazione, senza dover attendere l’azione dell’anestetico più duraturo ma anche più lento ad agire.

Bupivacaina

E’ un anestetico a durata d’azione medio-lunga.

Si utilizza in genere nella concentrazione allo 0,5-1% mg/100ml e nelle formulazioni isobarica. Consente un’anestesia più prolungata nel tempo, fino a varie ore dalla somministrazione, ma questa caratteristica si accompagna anche ad un tempo di comparsa dell’effetto più lungo. Per questo motivo è spesso utilizzata in associazione ad un anestetico a durata più breve.

Levobupivacaina

E’ un anestetico a lunga durata d’azione.

Si utilizza in genere nella concentrazione allo 0,5% mg/100ml oppure allo 0,75% (mg/100ml). E’ disponibile nella formulazione isobarica a temperatura ambiente.

La levobupivacaina presenta una tossicità neurologica e cardiaca inferiore alla bupivacaina, perciò può essere utilizzata in concentrazioni più elevate o in quantità totale maggiore senza sviluppare significativi effetti collaterali.

Ropivacaina

E’ un anestetico a lunga durata d’azione.

Si utilizza in genere nella concentrazione allo 0,5-1 % mg/100ml. E’ disponibile nella formulazione isobarica a temperatura ambiente.

La Ropivacaina presenta una durata d’azione analoga alla levobupivacaina, anche se è la sua tossicità compare ad una potenza anestetica leggermente inferiore rispetto alla levobupivacaina.

La procedura di anestesia plessica o neurale

Prima di eseguire la puntura vera e propria è opportuno posizionare il paziente nella postura migliore per l’esecuzione del blocco nervoso.

Il posizionamento per l'esecuzione dell'anestesia neurale

La posizione del paziente per l’esecuzione del blocco nervoso dipende dal tipo di blocco da eseguire.

Posizionamento del paziente per blocchi neurali degli arti superiori

  • Nel caso del blocco sul plesso interscalenico il paziente è supino, in genere col tronco sollevato a 30 gradi, con la testa rivolta al lato opposto rispetto alla sede di puntura per allargare al massimo le strutture anatomiche adiacenti.
  • Per il blocco sopraclaveare il paziente è supino.
  • Per il blocco ascellare il paziente è supino, con il braccio da anestetizzare piegato verso l’alto e all’indietro per esporre al meglio l’ascella.

Posizionamento del paziente per blocchi nervosi agli arti inferiori

Per il blocco lombare il paziente è seduto e l’approccio avviene in sede posteriore.

Nel caso del blocco del nervo sciatico il paziente è posizionato supino, per la tecnica anteriore, oppure di lato, per la tecnica di approccio posteriore.

Per l’approccio al nervo sciatico a livello tibiale posteriore l’approccio è in genere con il ginocchio flesso.

Per i blocchi del piede il paziente è supino.

Uso di apparecchiature durante la procedura di anestesia nervosa

Ad oggi l’esecuzione di anestesia neurale non può prescindere dall’utilizzo di macchinari che aiutano a verificare il posizionamento corretto dell’ago per l’iniezione dell’anestetico. E’ possibile utilizzare l’elettrostimolatore, l’ecografo o entrambi.

L'elettrostimolatore

E’ un apparecchio che emette una corrente elettrica a impulsi che, in prossimità del plesso nervoso, induce lo stimolo delle fibre nervose. Man mano che l’ago dell’anestesista procede verso il nervo si otterrà la stimolazione progressiva delle fibre nervose che risulta nella contrazione sempre più consistente dei muscoli innervati dal nervo che si vuole raggiungere.

L’elettrostimolatore consente di identificare con precisione, in base ai movimenti prodotti, quali sono le strutture nervose nelle vicinanze dell’ago.

L'ecografo

La visione sotto guida ecografica della manovra è ad oggi considerato quasi uno standard. Con la visione ecografica è possibile visualizzare le fibre nervose, l’ago e soprattutto anche le altre strutture vicine, in modo da evitarle durante la manovra. Non sempre è possibile evidenziare con precisione tutte le strutture nervose, in particolare nei pazienti obesi o con scarsa massa muscolare, dove non è evidente il contrasto tra i nervi e le strutture muscolari.

La puntura e iniezione dell'anestetico per il blocco nervoso

In genere non è necessario eseguire un’anestesia locale.

A seconda del tipo di blocco la tecnica di esecuzione è differente. Tuttavia le fasi sono uguali per ciascuna sede di approccio e consistono in:

  • Preparazione e accensione dell’ecografo
  • Preparazione ed accensione dell’elettrostimolatore
  • Disinfezione della cute
  • Approccio al nervo sotto visione ecografica e/o con elettrostimolazione
  • Iniezione dell’anestetico locale vicino alla struttura nervosa.

La tecnica di approccio a ciascun blocco nervoso è differente caso per caso e non è trattata in questo articolo.

Possibili complicanze dell'anestesia plessica

Le complicanze legate all’anestesia neurale sono in in genere molto basse. Ricordiamo le più comuni.

Mancato blocco nervoso totale

Non è propriamente una complicanza, ma è l’evento avverso più frequente e meno pericoloso che può accadere. Questo evento avviene in circa il 5-15% dei casi, in relazione sia alla competenza dell’anestesista nella tecnica che alla conformazione del paziente, in particolare in relazione al suo peso.

Esiste infatti una grande variabilità individuale nelle strutture anatomiche: spesso i singoli nervi del plesso brachiale sono in posizioni differenti uno rispetto all’altro e non sempre essi seguono il medesimo schema. Pertanto identificarli e bloccarli tutti spesso non è così facile. Il blocco parziale avviene quando anche uno soltanto dei nervi non è bloccato completamente dall’anestetico e questo evento non è così frequente.

In questo caso la soluzione consiste nell’aggiunta di farmaci endovenosi analgesici che completano l’efficacia del blocco, portandola da parziale a totale.

Puntura o iniezione accidentale arteriosa o venosa

Un’altra complicanza molto frequente dei blocchi nervosi consiste nella puntura involontaria di un vaso, arterioso o venoso. Essa accade con una certa frequenza, poiché spesso i nervi sono circondati dalle strutture venose, specie nel caso del plesso ascellare, dove si possono identificare fino a 5-6 strutture venose attorno al vaso arterioso ascellare e ai nervi dell’ascella.

La puntura accidentale arteriosa o venosa non è di per sé un evento particolarmente pericoloso. Lo è invece l’iniezione involontaria di anestetico nel vaso. Gli effetti dell’iniezione intravascolare di anestetico locale nel torrente circolatorio dipendono dalla quantità introdotta e variano da nessun effetto alla tossicità neurologica o cardiologica, a seconda della dose iniettata e del tempo di iniezione.

Dolore o parestesie durante il blocco nervoso

Nonostante l’aiuto prodotto dalla visione ecografica e dall’elettrostimolazione, è sempre comunque possibile che l’ago si avvicini troppo al nervo e determini una puntura accidentale del nervo stesso. In genere la puntura accidentale del nervo non determina danni significativi.

Diverso è il caso in cui si inietti anestetico locale in grande quantità e con molta pressione all’interno della struttura nervosa: in questo caso sono descritte lesioni al nervo, temporanee o permanenti.

Controindicazioni all'anestesia nervosa

Esistono importanti controindicazioni note all’anestesia plessica o neurale.

Controindicazioni assolute all'anestesia nervosa

  • la mancanza di consenso da parte del paziente,
  • presenza di tatuaggi sulla cute, per la possibilità concreta che il pigmento del tatuaggio possa essere trasportato dall’ago della puntura fin dentro ai tessuti e determinare potenziali effetti tossici al loro interno.

Le controindicazioni relative all'anestesia nervosa

Conclusione

L’anestesia plessica offre molti vantaggi che non sono disponibili con l’anestesia generale e quindi risulta ad essa una valida alternativa.

L’associazione dell’anestesia nervosa con le altre tecniche anestesiologiche (anestesia generale, sedazione cosciente e sedazione profonda) consente un perfetto bilanciamento tra il confort del paziente e i vantaggi della procedura.