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La clorella esercita effetti diversi in funzione del microbiota intestinale di ogni persona

Questo studio mette in luce come la clorella possa dare luogo a effetti diversi in funzione del microbiota intestinale.

 

Proprietà dell’alga clorella e influenza sul microbiota intestinale

La clorella rappresenta un insieme di specie di alghe verdi unicellulari, capaci di effettuare la fotosintesi e di proliferare rapidamente, anche in presenza di fattori di crescita minimi.

Negli ultimi decenni la clorella ha assunto un importante significato come integratore alimentare in quanto è molto densa di principi nutritivi fondamentali, quali proteine, grassi essenziali e persino fibre. Grazie a tali proprietà gli integratori a base di clorella possono essere somministrati a persone con particolari carenze nutrizionali, come gli anziani defedati.

Al pari della micro-alga spirulina (che in realtà è più propriamente un cianobatterio), la clorella esibisce importanti proprietà anti-infiammatorie e si è dimostrata capace di attuare un buon controllo glicemico e del colesterolo, grazie alla presenza intrinseca delle fibre.

Alcuni studi hanno evidenziato che la clorella riesce ad esercitare parte dei suoi effetti interagendo direttamente con l’ambiente intestinale e dunque con il suo microbiota, ovvero con l’insieme dei microrganismi presenti nell’intestino.

Poiché il microbiota intestinale è soggetto a un certo grado di differenza tra individuo e individuo, anche l’assunzione di clorella potrebbe generare di conseguenza effetti differenti a livello inter-individuale.

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Caratteristiche dello studio

 

Scopo dello studio: quali sono gli effetti della clorella sul microbiota intestinale?

Gli autori di questo trial clinico hanno verificato come l’assunzione di clorella sortisca effetti diversi a seconda del differente microbiota intestinale tra persona e persona, valutando diversi aspetti relativi alla fisiologia intestinale.

 

Progettazione

Lo studio in esame è stato progettato selezionando 40 soggetti adulti con tendenza alla stipsi, ovvero con frequenza di defecazione simile e livelli di folato nel sangue comparabili.

Successivamente si è proceduto a suddividere i soggetti partecipanti in due gruppi di uguale numerosità, in maniera randomica.

Nella prima fase dello studio, durata 4 settimane, un gruppo ha assunto la clorella in maniera continuativa, mentre l’altro gruppo ha avuto la funzione di controllo.

Dopo un periodo di attesa di 4 settimane (wash-out), il gruppo che aveva originariamente assunto la clorella ha questa volta operato da gruppo-controllo, mentre l’ex gruppo-controllo ha invece assunto la clorella per ulteriori 4 settimane.

 

Risultati

Durante la sperimentazione e al termine della stessa, i ricercatori hanno disposto dei prelievi ematici nei soggetti partecipanti, evidenziando successivamente i seguenti risultati:

  • l’assunzione di clorella non ha influito in maniera significativa sulla frequenza di defecazione o sui livelli di folato nel sangue.
  • La clorella ha indotto una maggiore produzione di acidi grassi a catena corta a livello intestinale, come il propionato e il butirrato, i quali sono poi stati riscontrati nei campioni fecali.
  • I soggetti che disponevano nel proprio microbiota intestinale di una maggiore rappresentanza di due popolazioni batteriche¹ in particolare, avevano anche più probabilità di metabolizzare le fibre alimentari contenute nella clorella.
  • La clorella ha verosimilmente indotto un aumento intestinale dell’acido azelaico, il quale potrebbe migliorare uno stato di aumentata tolleranza al glucosio.

 

Conclusioni: la clorella può essere metabolizzata in modo diverso in base alle popolazioni batteriche intestinali

Il presente studio ha messo in luce che la clorella non interviene direttamente nella modulazione del microbiota intestinale, ma in base alle popolazioni batteriche residenti nell’intestino può essere metabolizzata in maniera diversa, e dare dunque luogo a effetti diversi.

In particolar modo i soggetti che presentano un’alta concentrazione di popolazioni batteriche in particolare, hanno più probabilità di scindere le fibre alimentari della clorella in acidi grassi a catena corta. Questi ultimi contribuiscono ad esercitare un effetto anti-infiammatorio e di mantenimento del peso. Anche l’acido azelaico, verosimilmente indotto dall’assunzione di clorella, potrebbe fungere da strumento di controllo glicemico nei soggetti pre-diabetici.

Fonti e note:

ARTICOLO ORIGINALE: Nishimoto Y, Nomaguchi T, Mori Y. The Nutritional Efficacy of Chlorella Supplementation Depends on the Individual Gut Environment: A Randomised Control Study. Front Nutr. 2021 May 31;8:648073.

Nota 1. Le due popolazioni batteriche in oggetto sono: Ruminiclostridium 9 e Butyricimonas.