Trigger point, dolore miofasciale

Trigger point: sintomi e trattamenti

Indice

trigger point, o punti trigger, sono uno dei problemi muscolari più comuni e spesso sottovalutati. Questi punti dolenti e tesi nei muscoli possono causare una serie di sintomi, tra cui dolore, rigidità e debolezza muscolare.

Sono spesso associati a disturbi muscolari e posturali e possono essere il risultato di lesioni, sovraccarico muscolare o stress emotivo.

La diagnosi può essere difficile, poiché i sintomi possono variare da persona a persona e possono essere simili a quelli di altre patologie. Tuttavia una diagnosi accurata è fondamentale per definire il trattamento più appropriato.

In questo articolo esploreremo nel dettaglio i trigger point, la loro la loro diffusione, cause, sintomi, diagnosi e trattamento, nonché le azioni e le sane abitudini che possono prevenirne la formazione.

Quanto sono frequenti i trigger point? Epidemiologia

Gli studi sull’epidemiologia dei trigger point suggeriscono che queste aree di contrazione muscolare siano piuttosto comuni nella popolazione generale: circa il 30-85% delle persone soffre di almeno un trigger point in qualche momento della vita. Sembrano essere più comuni nelle donne e nelle persone sopra i 30 anni, ma possono verificarsi anche nei bambini.

Inoltre alcuni gruppi di popolazione possono essere più a rischio di sviluppare punti trigger, come gli atleti che praticano sport ad alta intensità, i lavoratori che eseguono attività ripetitive o che rimangono in posizioni scomode per lunghi periodi e coloro che soffrono di stress cronico o condizioni di salute croniche come la fibromialgia.

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Approfondimento: Trigger point: una lunga e affascinante storia

Qual è la storia dei trigger point? Chi sono stati i pionieri di questa ricerca? Chi è stato il primo a definirli punti trigger?Scopriamolo in questo articolo!

Quali sono le cause dei trigger point? Eziologia

Le cause della loro comparsa non sono ancora del tutto chiare. In genere si parla di una combinazione di fattori:

  • Traumi fisici: lesioni muscolari, acute o croniche.
  • Sovraccarico muscolare: l’attività fisica intensa, l’uso ripetitivo dei muscoli e lo stare a lungo in una stessa posizione, poiché causano tensioni e spasmi muscolari.
  • Stress emotivo: può causare tensione muscolare e spasmi, causa a loro volta della comparsa di punti trigger.
  • Malattie croniche: condizioni di salute come la fibromialgia, l’artrite reumatoide e l’osteoartrosi possono aumentare il rischio di sviluppare trigger point.
  • Postura scorretta: una postura scorretta durante l’attività quotidiana o il lavoro può causare tensione muscolare e spasmi.
  • Disturbi del sonno: la mancanza di sonno o un sonno di scarsa qualità può contribuire alla formazione di punti trigger.
  • Cattive abitudini alimentari: una dieta poco equilibrata può influenzare la salute muscolare e la formazione di trigger point.
  • Problemi neurologici: disturbi neurologici come la sclerosi multipla e le neuropatie in genere possono aumentare il rischio di sviluppare trigger point.

Quali sono i sintomi del trigger point?

La presenza di punti trigger può causare una varietà di sintomi dolorosi e invalidanti che possono influire sulla qualità della vita.

Ecco alcuni dei sintomi più comuni:

  • Dolore muscolare: è il sintomo più comune. Il dolore può essere acuto, lancinante o sordo, e può variare in intensità a seconda della gravità del trigger point.
  • Tensione muscolare: i trigger point sono associati a tensione muscolare e rigidità, che limitano la mobilità e la flessibilità dei muscoli.
  • Debolezza muscolare: la presenza di punti trigger può provocare debolezza muscolare, influendo sulla capacità di eseguire attività quotidiane o sportive.
  • Formicolio e intorpidimento: i trigger points possono causare formicolio o intorpidimento nelle aree del corpo in cui si trovano.
  • Dolore riferito: possono provocare dolore in un’area del corpo diversa da quella in cui si trovano. Questo fenomeno è noto come “dolore riferito”.
  • Mal di testa: i trigger point nel collo, nella testa o nella schiena possono causare la cefalea.
  • Disturbi del sonno: il dolore e la tensione muscolare associati ai trigger point possono influire sulla qualità del sonno e causare disturbi del sonno.

Caratteristiche dei trigger point

Classificazione dei punti trigger

punti trigger possono essere classificati in base alla loro attivazione e alla localizzazione nel tessuto muscolare.

In base all’attivazione possono essere classificati come:

  • Attivi: causano dolore e altri sintomi, come tensione muscolare, debolezza e limitazione del movimento.
  • Latenti: non causano sintomi, ma possono attivarsi in seguito ad una lesione o ad un sovraccarico muscolare.

In base alla loro localizzazione possono essere classificati come:

  • Primari: si trovano nella zona del corpo in cui si avverte il dolore o i sintomi.
  • Secondari: causano dolore o sintomi in una zona del corpo diversa rispetto a quella in cui si trovano, attraverso un fenomeno noto come “dolore riferito“.

La classificazione dei trigger point è importante per la diagnosi e il trattamento dei sintomi associati alla loro comparsa nel tessuto muscolare.

Dove si verificano i punti trigger?

I trigger point possono trovarsi in diverse parti del corpo, ma sono più comuni nelle aree muscolari che vengono maggiormente sollecitate durante l’attività quotidiana o sportiva, o che subiscono una maggiore tensione muscolare a causa di posture scorrette.

Tra le aree del corpo in cui sono più comuni ci sono:

  • Collo: possono causare mal di testa, dolore al collo, alle spalle e alle braccia.
  • Schiena: inducono mal di schiena, dolore alle gambe e ai glutei.
  • Spalle: possono causare dolore alla spalla, al collo e alle braccia.
  • Braccia e mani: possono causare dolore, formicolio e debolezza nelle mani e nelle braccia.
  • Fianchi e glutei: provocano dolore alle gambe, alle ginocchia e alle caviglie.
  • Gambe e piedi: possono causare dolore, formicolio e debolezza nelle gambe e nei piedi.

Chi si occupa dei trigger point?

Ci sono diverse figure professionali che possono occuparsi della diagnosi e del trattamento dei punti trigger.

Tra i professionisti sanitari che se ne occupano, ricordiamo:

  • Fisioterapisti: si occupano del trattamento di disfunzioni muscolari, articolari e nervose. Possono utilizzare diverse tecniche di terapia manuale, come il massaggio terapeutico per la terapia dei trigger point.
  • Chiropratici: si concentrano sulla diagnosi e il trattamento di problemi muscolari e articolari, utilizzando tecniche di manipolazione vertebrale e altre terapie manuali sui punti trigger.
  • Osteopati: utilizzano tecniche manuali per trattare una varietà di problemi muscolari, articolari e nervosi, tra cui i trigger point.
  • Agopuntori: gli agopuntori utilizzano aghi sottili per stimolare specifici punti del corpo, al fine di alleviare il dolore e la tensione muscolare. Spesso i punti utilizzati dagli agopuntori si sovrappongono a quelli dove con maggiore frequenza si creano i trigger point.
  • Medici del dolore: sono medici di diverse specialità che si occupano del trattamento del dolore cronico, compreso quello associato ai trigger point. Possono prescrivere farmaci e trattamenti terapeutici come iniezioni di anestetici locali e steroidi.
  • Massoterapisti: utilizzano diverse tecniche di massaggio per trattare i trigger point e alleviare la tensione muscolare.

Definizione e diagnosi di un punto trigger

La diagnosi di un punto trigger viene posta da uno dei professionisti sanitari che se ne occupano tramite un colloquio, un esame obiettivo e la prescrizione di esami specifici per l’esclusione di malattie simili.

Anamnesi nei pazienti con dolore

Un’anamnesi dettagliata è fondamentale per identificare i possibili fattori scatenanti e per definire il trattamento più appropriato per i pazienti con dolore miofasciale associato ai trigger point.

Ecco alcuni elementi che potrebbero essere raccolti durante la visita medica:

  • Storia dei sintomi: il professionista chiede al paziente quando i sintomi sono iniziati, come si sono sviluppati nel tempo e se si sono verificati in modo acuto o graduale. Può anche chiedere di descrivere la natura del dolore, la sua intensità, la frequenza e la durata.
  • Storia medica: la storia medica di malattie o condizioni che potrebbero influire sulla formazione dei trigger point, come problemi muscolari o posturali, lesioni o patologie neurologiche.
  • Situazione lavorativa: informazioni sul lavoro e le attività quotidiane del paziente, compresa la posizione e la durata del lavoro sedentario o ripetitivo.
  • Storia psicologica: il professionista sanitario in genere richiede informazioni anche sulla salute mentale del paziente, poiché lo stress può aumentare la tensione muscolare e favorire la formazione di trigger point.
  • Abitudini alimentari: una dieta equilibrata e sana può aiutare a ridurre l’infiammazione e promuovere la salute muscolare.
  • Storia di trattamenti precedenti per il dolore miofasciale, compresi farmaci, fisioterapia, massaggi o altre terapie antidolorifiche.

Esame obiettivo sui trigger point

L’esame obiettivo è una parte importante della valutazione dei trigger point perchè può fornire informazioni sul tipo, la localizzazione e gravità.

Tra gli aspetti che possono essere valutati durante la visita ci sono:

  • Palpazione dei tessuti muscolari e fasciali: il professionista sanitario può palpare attentamente i tessuti muscolari e fasciali del paziente, alla ricerca di aree di tensione, noduli o zone di dolore. Queste possono indicare la presenza di trigger point.
  • Valutazione del dolore riferito: il professionista sanitario può esercitare una pressione sul trigger point e valutare se il paziente riferisce dolore in un’area diversa da quella in cui si trova il punto trigger. Questo fenomeno è noto come “dolore riferito” ed è un fenomeno piuttosto comune.
  • Analisi della forza muscolare: si valuta la forza muscolare del paziente, eseguendo alcuni test specifici per determinare se i trigger point stiano influenzando la funzione muscolare.
  • Valutazione della postura: il professionista sanitario può osservare la postura del paziente e valutare eventuali squilibri muscolari che possono essere correlati alla presenza di trigger point.
  • Esame dei movimenti: valuta la mobilità articolare e la gamma di movimento del paziente, alla ricerca di eventuali limitazioni o sintomi che possono essere correlati alla presenza di trigger point.

La visita può aiutare a confermare la presenza dei trigger point e a valutare la gravità dei sintomi. Inoltre può fornire informazioni utili per pianificare un trattamento personalizzato per il paziente.

Esame strumentale per i trigger point

Non esiste un esame strumentale specifico per i punti trigger, ma possono essere utilizzati alcuni strumenti per supportare la diagnosi e la valutazione degli stessi.

Alcuni degli esami strumentali che possono essere utilizzati sono:

  • Elettromiografia (EMG): si tratta di un esame strumentale che misura l’attività elettrica dei muscoli. Questo esame può essere utile per valutare la funzione muscolare e identificare eventuali anomalie correlate ai trigger point.
  • Ecografia: è un esame non invasivo che utilizza ultrasuoni per visualizzare i tessuti interni del corpo. L’ecografia può essere di aiuto nell’identificazione della presenza di zone trigger nei tessuti muscolari e fasciali.
  • Tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (MRI): sono esami strumentali che possono fornire immagini dettagliate dei tessuti interni del corpo, inclusi i tessuti muscolari e fasciali. Questi esami possono essere utilizzati per escludere altre possibili cause di dolore muscolare e per identificare la presenza di eventuali anomalie o lesioni associate ai trigger point.
  • Termografia: utilizza una telecamera per rilevare le variazioni di temperatura sulla superficie della pelle. L’area del trigger point può avere una temperatura più alta rispetto alle zone circostanti in relazione all’infiammazione in essa presente.
  • Analisi del movimento: è un esame strumentale che utilizza telecamere per registrare i movimenti del paziente durante le attività quotidiane o sportive. Può essere utilizzato per valutare la funzione muscolare e identificare eventuali anomalie o squilibri muscolari associati ai punti trigger.

Diagnosi differenziale dei trigger point

La diagnosi differenziale è importante per escludere altre possibili cause di dolore muscolare e per identificare il trattamento più appropriato per il paziente.

Tra le condizioni che possono essere incluse nella diagnosi differenziale dei trigger point troviamo:

  • Infiammazioni muscolari, come la miosite, che possono causare dolore muscolare e rigidità, ma spesso si associano a sintomi come febbre, gonfiore e debolezza muscolare.
  • Artriteche può causare dolore articolare e muscolare, ma spesso si associa a sintomi come gonfiore, rigidità e deformità articolare.
  • Ernia del disco, che può provocare dolore alla schiena o alle gambe, ma spesso si associa a sintomi come formicolio, debolezza muscolare e perdita di controllo degli sfinteri.
  • Compressione nervosa, come la sindrome del tunnel carpale o la radicolopatia cervicale, può essere causa di dolore, formicolio e debolezza muscolare.
  • Fibromialgia, una condizione cronica caratterizzata da dolore muscolare generalizzato. Spesso si associa anche a sintomi come affaticamento, sonno disturbato e depressione.
  • Tensione muscolare, come quella causata dallo stress o da una postura scorretta. Può causare dolore muscolare e rigidità, ma spesso non si associa alla presenza di trigger point.
  • Disturbi neurologici, come la sclerosi multipla o la neuropatia. Possono provocare sintomi simili ai trigger point, ma spesso si associano a sintomi come debolezza muscolare, formicolio o perdita di sensibilità.

Trattamenti per il dolore causato da punti trigger

Trattamenti manuali e fisioterapici per i trigger point

 I trattamenti fisioterapici possono aiutare ad alleviare il dolore e migliorare la funzione muscolare.

Alcuni dei trattamenti più comuni sono:

  • Terapia manuale: come il massaggio terapeutico, la mobilizzazione articolare e la terapia dei punti trigger. Può aiutare a rilassare i tessuti muscolari e fasciali e ridurre la tensione muscolare.
  • Stretching: può migliorare la flessibilità muscolare e ridurre la tensione associata ai trigger point. Gli esercizi dovrebbero essere eseguiti con cautela.
  • Esercizi di rinforzo muscolare: aiutano a migliorare la forza e la funzione muscolare e a ridurre la debolezza associata ai trigger point. Vanno scelti in base alle esigenze del paziente e alla gravità dei sintomi.
  • Tecniche di rilassamento: come la respirazione profonda, possono aiutare a ridurre lo stress e la tensione muscolare.
  • TENS (stimolazione nervosa elettrica transcutanea): dispositivo che invia impulsi elettrici a bassa frequenza attraverso la cute per stimolare i nervi e ridurre il dolore muscolare.
  • Crioterapia e termoterapia: utilizzate per ridurre il dolore e la tensione muscolare. La crioterapia aiuta a ridurre l’infiammazione, la termoterapia a rilassare i tessuti muscolari e fasciali.
  • Biofeedback: sensori che monitorano l’attività muscolare e forniscono feedback in tempo reale sulle condizioni del paziente. Può aiutarlo a riconoscere le situazioni che scatenano i trigger point e a rilassare i tessuti muscolari.
  • Elettroterapia: impulsi elettrici che stimolano i tessuti muscolari e riducono il dolore e la tensione associati ai punti trigger. Può aiutare a rilassare i tessuti muscolari e favorire la circolazione sanguigna.
  • Agopuntura: utilizza aghi sottili per stimolare i punti di pressione nel corpo e ridurre il dolore e la tensione muscolare.
  • Tecnica di rilassamento muscolare progressivo: esercizi di contrazione e rilassamento muscolare per ridurre la tensione.

La scelta della terapia fisica dipende dalle specifiche esigenze del paziente e dalla gravità dei sintomi.

Terapie farmacologiche per i trigger point

Le terapie farmacologiche possono includere l’uso di farmaci analgesici, antinfiammatori e miorilassanti.

Tra i farmaci utilizzati per il trattamento dei trigger point troviamo:

  • Analgesici, come il paracetamolo o gli oppioidi, che possono essere utilizzati per ridurre il dolore.
  • Antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene o il naprossene, possono aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore.
  • Miorilassanti, come il baclofene o il tizanidina, possono aiutare a rilassare i tessuti muscolari e ridurre la tensione muscolare.
  • Corticosteroidi, come il prednisone o il metilprednisolone, possono essere utilizzati per ridurre l’infiammazione e il dolore.

Infiltrazioni come terapia per i trigger point

Le infiltrazioni sono un trattamento medico che consiste nell’iniettare una sostanza direttamente nel punto trigger.

Può trattarsi di semplice soluzione salina o fisiologica, oppure di una sostanza anestetica o un mix di anestetico e cortisone.

L’obiettivo delle infiltrazioni è quello di ridurre il dolore e la tensione muscolare.

Possono essere utilizzate quando altri trattamenti non hanno dato risultati soddisfacenti o quando i sintomi del paziente sono particolarmente gravi. Le infiltrazioni possono essere eseguite in diversi modi, inclusi l’utilizzo di aghi sottili o di elettrodi per la stimolazione elettrica.

Le infiltrazioni di anestetico locale possono fornire un immediato sollievo dal dolore associato ai trigger point, mentre le infiltrazioni di cortisone possono aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore a lungo termine.

Tuttavia è importante sottolineare che le infiltrazioni di cortisone possono comportare alcuni rischi e potenziali effetti collaterali, come l’atrofia dei tessuti muscolari o la perdita di elasticità della pelle.

Come prevenire la formazione dei trigger point?

La prevenzione della formazione dei punti trigger può avvalersi di diverse strategie.

Ecco alcune delle principali misure preventive che possono essere adottate:

  • Attività fisica regolare: può aiutare a mantenere la salute muscolare e prevenire la formazione di trigger point, senza eccedere.
  • Corretta postura: può ridurre la tensione muscolare e di conseguenza prevenire la formazione di punti trigger. Ad esempio è bene evitare di tenere la testa e le spalle piegate mentre si lavora al computer, si consulta il cellulare o si guarda la televisione.
  • Rilassamento muscolare: praticare regolarmente tecniche di rilassamento e meditazione può aiutare a ridurre lo stress e la tensione muscolare.
  • Alimentazione sana: può aiutare a ridurre l’infiammazione e promuovere la salute muscolare. Ad esempio includendo cibi ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura, e riducendo i cibi ad alto contenuto di grassi saturi e zuccheri.
  • Gestione dello stress: lo stress può aumentare la tensione muscolare e favorire la formazione di punti trigger. Praticare tecniche di gestione dello stress può aiutare a ridurlo.
  • Ergonomia: una buona ergonomia sul posto di lavoro o durante le attività quotidiane può ridurre la tensione muscolare. Ad esempio, utilizzando una sedia ergonomicamente corretta e un tavolo adeguato.
  • Sufficiente riposo e sonno: può aiutare a ridurre la tensione muscolare e promuovere la guarigione muscolare. Cerca di dormire almeno 7-8 ore a notte.
  • Evitare la sedentarietà: stare seduti o inattivi per lungo tempo può causare tensione muscolare e favorire la formazione di trigger point. È consigliato muoversi regolarmente durante la giornata, ad esempio facendo brevi passeggiate o esercizi di stretching.

Conclusioni

In conclusione i trigger point sono punti dolenti e tesi nei muscoli che possono causare una serie di sintomi, tra cui dolore, rigidità e debolezza muscolare.

La loro identificazione può essere difficile, ma esami fisici e strumentali accurati possono aiutare a identificarli e a definire il trattamento più appropriato.

Il trattamento può includere terapie fisiche, farmacologiche e, in alcuni casi, infiltrazioni.

La prevenzione è altrettanto importante: un’adeguata attività fisica, una corretta postura, la gestione dello stress, una dieta sana e altri cambiamenti dello stile di vita possono aiutare a prevenire la formazione di punti trigger.

Con il giusto trattamento e una buona prevenzione, è possibile gestirli efficacemente e migliorare la qualità della vita.