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Si può usare la dieta low-FODMAP come prima linea nella sindrome dell’intestino irritabile?

Indice

In questo recente studio si è voluta affiancare la dieta low-FODMAP al trattamento standard per la sindrome dell’intestino irritabile.

Sindrome dell'intestino irritabile e dieta low-FODMAP

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una malattia sempre più comune e di difficile gestione. È definita dai criteri di Roma (IV) come un disturbo intestinale ricorrente (almeno un giorno a settimana negli ultimi 3 mesi), con cambiamento della frequenza e/o consistenza delle feci (3). È poi suddivisa a seconda dei cambiamenti dell’alvo, raggruppati come quelli a predominanza diarroica, costipazione o misto.

Approfondimento: Colon irritabile

Il colon irritabile, noto anche come sindrome dell’intestino irritabile (Irritable Bowel Syndrome – IBS), è una condizione medica cronica che colpisce il tratto gastrointestinale.

In questo articolo scopriamo sintomi, cause e trattamenti possibili.

Sono molti i trattamenti adottati in questa sindrome: possono essere usati antispastici, lassativi nelle forme con costipazione e loperamide in quelle diarroiche. Come primo approccio si consiglia quello dietetico, ovvero:

  • una particolare attenzione alla regolarità dei pasti
  • bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno
  • evitare cibi appartenenti ai FODMAP, adottando una dieta low-FODMAP (2).

L’acronimo low-FODMAP sta per low fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides and polyols, ovvero una dieta a basso consumo di zuccheri fermentabili e polioli, come quelli contenuti nel latte e derivati, alimenti derivati dal grano, alcuni tipi di frutta, cioccolato e molti altri (2).

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Scopo dello studio: qual è l'efficacia della dieta low-FODMAP per la sindrome dell'intestino irritabile?

Lo studio vuole andare a paragonare il trattamento standard dell’IBS, ovvero i farmaci antispatici muscolotropi, con l’adozione di una dieta ad esclusione low-FODMAP seguita con l’aiuto di una applicazione creata appositamente.

Non ci sono molti studi che paragonano i due trattamenti in un contesto di cure primarie. L’obiettivo quindi è andare a verificare se sia vantaggioso e sostenibile l’adozione di questa dieta con l’ausilio di un’applicazione.

Progettazione dello studio

Lo studio controllato randomizzato si è svolto in Belgio, con la collaborazione di 105 medici di medicina generale, il Belgian Health Care Knowledge Centre e il Rome Foundation Research Institute.

I soggetti dello studio sono stati selezionati tra le nuove diagnosi di IBS in pazienti in centri di cure primarie. Sono stati esclusi tutti i pazienti che avevano già provato la dieta low-FODMAP o avevano altre patologie intestinali, tumori, endometriosi o altre patologie croniche come disfunzioni tiroidee, diabete e patologie psichiatriche gravi.

In totale sono stati arruolati 472 pazienti, che poi sono stati allocati a random in due gruppi da un software in proporzione 1:1:

  • Un gruppo ha assunto antispatici (Spasmomen, Menarini, Zaventem, Belgium) tre volte al giorno.
  • L’altro ha utilizzato un’applicazione autonomamente, senza ausilio di personale dietista, che dava consigli alimentari generici ed anche su quali cibi evitare e con cosa fosse possibile sostituirli. Non è stata adottata una dieta low-FODMAP per sé, ma un mix di linee guida dietetiche prese da NICE/BDA (per l’IBD) unite alla FODMAP. Per questo non sono stati sconsigliati tutti i cibi che solitamente lo sono nella FODMAP ma solo alcuni.

Prima dell’inizio del trattamento tutti i partecipanti hanno compilato dei questionari per verificare che rientrassero tra i criteri di Roma (IV) e per vedere il disease burden, con l’ausilio dell’IBS Symptom Severity Scale (IBS-SSS).

I pazienti hanno ripetuto i test durante i follow-up, il primo a 8 settimane, poi a 16 e 24 settimane.

Risultati

Lo studio ha evidenziato che:

  • Dei 472 pazienti arruolati solo 459 hanno poi effettivamente preso parte allo studio. Il responder al trattamento è stato definito come un miglioramento del punteggio dell’IBS-SSS di almeno 50 punti.
  • A 8 settimane e poi ancora a 16 settimane, il gruppo che ha seguito la dieta ha avuto risultati migliori del gruppo che ha assunto farmaci (71% vs 61% e 74% vs 57%).
  • Alla 24esima settimana invece i due gruppi si sono allineati, con una percentuale di responder al 69% per il gruppo dieta vs 70% per il gruppo farmaci (1).

Conclusioni

L’uso di una dieta low-FODMAP si è rivelata efficace e superiore alla terapia medica standard per le prime 8 settimane, producendo anche risultati costanti nelle successive otto.

I pazienti che ne hanno beneficiato maggiormente sono anche quelli che avevano sintomi peggiori secondo i criteri di Roma(IV)(1). Per questo l’adozione di una dieta low-FODMAP è un buon trattamento come prima linea in un setting di cure primarie (1).

Bibliografia: fonti e note

  1. Carbone F, Van den Houte K, Besard L DOMINO Study Collaborators, et al., Diet or medication in primary care patients with IBS: the DOMINO study – a randomised trial supported by the Belgian Health Care Knowledge Centre (KCE Trials Programme) and the Rome Foundation Research Institute, Gut 2022;71:2226-2232.
  2. Irritable bowel syndrome in adults: diagnosis and management, 23 Febbraio 2008,NICE
  3. Lacy, B. E., & Patel, N. K. (2017). Rome Criteria and a Diagnostic Approach to Irritable Bowel Syndrome. Journal of clinical medicine, 6(11), 99.