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Gestione della BPCO in terapia intensiva negli ultimi 20 anni: quali cambiamenti?

Indice

Negli ultimi 20 anni sembrerebbe sensibilmente cambiata la gestione clinica dei pazienti riacutizzati per BPCO e ricoverati nei reparti di terapia intensiva.

Gestione clinica della BPCO negli ultimi decenni

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una patologia di comune riscontro nella popolazione mondiale, che colpisce per lo più soggetti tabagisti e con età superiore ai 40 anni.

Attualmente la BPCO rappresenta una delle cause più comuni non solo di mortalità a livello globale, ma anche di morbilità. Questo perché si tratta di una condizione che può costituire terreno fertile per la genesi di neoplasie maligne, insufficienza respiratoria e ipertensione polmonare.

Approfondimento: la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

La BPCO, o broncopneumopatia cronica ostruttiva, è una malattia prevenibile e trattabile che colpisce i bronchi caratterizzata da sintomi respiratori e dalla limitazione del flusso aereo.

Rappresenta la quarta causa di morte nel mondo, ma si prevede che alla fine del 2020 salirà al terzo posto nella triste classifica delle malattie più diffuse.

Dal punto di vista fisiopatologico, la BPCO consiste in uno stato di infiammazione cronica delle vie aeree inferiori con importante limitazione del flusso aereo in uscita e costante distruzione e rimaneggiamento dei tessuti bronchiale e polmonare.

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Sul piano clinico, questa patologia costringe il paziente a respirare con grande affanno (dispnea cronica), a tossire con frequenza e a produrre espettorato, che si forma in seguito alle reazioni infiammatorie all’interno delle vie aeree.

Sebbene la BPCO sia una patologia piuttosto insidiosa, può essere curata in vari modi, tra cui con l’associazione di farmaci specifici antibiotici o corticosteroidi, eventualmente affiancati da supporti per la ventilazione meccanica, sia invasiva che non invasiva¹.

Negli ultimi decenni l’evoluzione della farmacologia e il progredire delle tecnologie per la ventilazione meccanica hanno sicuramente influito positivamente sul tasso di ricoveri e di degenze in terapia intensiva per la BPCO, ed è dunque interessante investigare come la mortalità e la morbilità per questa malattia siano cambiate nel corso del tempo.

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Studio di coorte longitudinale osservazionale.
  • Luogo: Francia.
  • Tipo di pazienti: Soggetti affetti da BPCO e sottoposti a ricovero in terapia intensiva.

Scopo dello studio: quali sono stati i cambiamenti nella gestione clinica della BPCO?

Attraverso questa indagine retrospettiva, gli autori dello studio hanno documentato tutte le variazioni negli ultimi 20 anni relative ai tassi di mortalità e di morbilità dei pazienti affetti da BPCO e ricoverati nei reparti di terapia intensiva, analizzando anche i differenti approcci nella cura con il passare del tempo.

Progettazione

Il presente studio ha preso in considerazione, in un arco di tempo di ventidue anni tra l’inizio del 1997 e la fine del 2018, più di 1800 pazienti ricoverati in varie unità di terapia intensiva di diversi distretti sanitari francesi.

Tutti questi pazienti sono accomunati dall’aver ricevuto diagnosi di esacerbazione acuta di BPCO o di insufficienza respiratoria conseguente a BPCO, e per tale ragione sottoposti a ricovero in terapia intensiva (chirurgica o medica) con eventuale trasferimento successivo in un reparto medico ordinario.

Tramite il database nazionale prospettico OutcomeRea, gli autori sono riusciti ad estrapolare tutti i dati clinici relativi ai pazienti, includenti non solo età e sesso, ma anche il tipo di terapie ricevute, la durata della degenza e vari punteggi a uso clinico.

Risultati

I risultati dello studio osservazionale su questa coorte di pazienti, condotto nell’arco temporale di 22 anni, hanno messo in luce che:

  • la percentuale di pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva è calata di circa un terzo dal 1997 fino al 2018.
  • La durata mediana della degenza in terapia intensiva si è dimezzata dall’inizio alla fine del periodo di osservazione, con parallela riduzione del 40% della degenza mediana nei reparti ordinari.
  • La durata della prescrizione di corticosteroidi e di antibiotici è globalmente diminuita durante il periodo di osservazione.
  • Il tasso di mortalità ospedaliera complessiva è diminuito del 35% dall’inizio dell’indagine osservazionale sino al suo termine, avvenuto a fine dicembre del 2018.

Conclusioni

Lo studio osservazionale longitudinale ha posto in evidenza come, negli ultimi 20 anni, l’approccio terapeutico ai pazienti riacutizzati per BPCO e ricoverati nei reparti di terapia intensiva sia sensibilmente variato, facendo calare la durata della prescrizione di corticosteroidi e di antibiotici.

Parallelamente si è gradualmente pervenuti a uno svezzamento della ventilazione meccanica invasiva a favore della ventilazione meccanica non invasiva, e tutti questi cambiamenti hanno portato a una riduzione significativa dei tassi di mortalità e di morbilità per la BPCO.

Bibliografia: fonti e note

ARTICOLO ORIGINALE: Galerneau L-M, Bailly S, Terzi N et al. Management of acute exacerbations of chronic obstructive pulmonary disease in the ICU: An observational study from the OUTCOMEREA database, 1997–2018. Critical Care Medicine. 2023;51(6):753–64.

[1] Agarwal AK, Raja A, Brown BD. Chronic Obstructive Pulmonary Disease. [Aggiornato l’8 Agosto 2022]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023.

Nota 1. La ventilazione meccanica invasiva (IMV) prevede l’inserimento di un tubo endotracheale nel tratto respiratorio del paziente. Questo tubo è posizionato attraverso la bocca o il naso e passa per la gola fino alla trachea. La ventilazione viene fornita attraverso il tubo endotracheale collegato a un respiratore. Questo metodo viene utilizzato in situazioni in cui il paziente non può respirare autonomamente o richiede un supporto respiratorio completo. Invece la ventilazione meccanica non invasiva (NIV) è fornita senza l’utilizzo di un tubo endotracheale. Viene in questo caso utilizzata un’interfaccia, come una maschera nasale, una maschera facciale o un casco, per somministrare l’aria pressurizzata al paziente attraverso il naso o la bocca.