CBD e Alzheimer, trattamento delle malattie neurodegenerative con cannabidiolo

CBD e Alzheimer: il cannabidiolo può considerarsi un nuovo approccio terapeutico?

Indice

L’utilizzo del cannabidiolo (CBD) ha recentemente suscitato un certo interesse nella comunità scientifica per il suo potenziale terapeutico nelle patologie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer.

Attualmente non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer e i trattamenti disponibili sono mirati a gestire i sintomi e rallentarne la progressione.

In questo articolo verranno approfondite le proprietà e i meccanismi d’azione del CBD, discutendo delle evidenze cliniche e precliniche riguardanti i benefici di questa sostanza per i pazienti affetti da Alzheimer.

Approfondimento: CBD o Cannabidiolo: che cos’è e quali sono i suoi effetti terapeutici

Il CBD (cannabidiolo) è una delle diverse molecole contenute all’interno della pianta della Cannabis, e pertanto note come fitocannabinoidi.

La sostanza probabilmente più conosciuta facente parte dei fitocannabinoidi è il THC (tetraidrocannabinolo), il quale interagisce con il sistema cannabinoide ed esercita un ruolo psicoattivo.

Il CBD interagisce, oltre che con l’ECS, con molti target molecolari presenti nell’organismo e, a differenza del THC, non sortisce effetti psicoattivi.

L'Alzheimer e le terapie attuali

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce il cervello, causando problemi cognitivi, di memoria e di comportamento.

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I sintomi caratteristici sono:

  • perdita di memoria;
  • problemi di linguaggio;
  • difficoltà nel compiere le attività quotidiane;
  • confusione spaziale e temporale;
  • cambiamenti nell’umore;
  • difficoltà di concentrazione.

Le cause dell’Alzheimer non sono completamente comprese, ma si ritiene che siano il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e di stile di vita.

A parte l’intervento di questi fattori, i riscontri patologici più tipici della malattia consistono in:

  • Placche amiloidi e grovigli neurofibrillari: si tratta rispettivamente di aggregati di proteine beta-amiloide e aggregati di proteine tau, che danneggiano le cellule nervose.
  • Malfunzionamento delle cellule nervose: nel cervello dei pazienti con Alzheimer, molti neuroni diventano disfunzionali e non funzionano correttamente.
  • Infiammazione: l’infiammazione del cervello è considerata un fattore chiave nella progressione della malattia.

Approfondimento: Alzheimer, l’autunno della mente

All’inizio si tratta di piccole dimenticanze: non ci si ricorda dove si sono messe le chiavi di casa, ci si scorda di prendere le medicine, non si trova il telecomando del televisore. Poi, più avanti, ci si scorda se si è già mangiato, se ci si è lavati, ci si dimentica se un nostro famigliare ci ha chiamato questa mattina o è venuto a farci visita.

L’Alzheimer rappresenta la causa più comune di demenza. La prevalenza totale della malattia di Alzheimer in Europa è del 5%, nelle donne arriva al 7% mentre per i maschi è del 3% e tende ad aumentare con l’età. Il numero dei nuovi casi ogni anno è di circa 11 persone su 1000 ogni anno e, anche in questo caso, aumenta con l’età.

Terapie attuali per l'Alzheimer

Non esiste ancora una cura definitiva per l’Alzheimer, ma i trattamenti attuali mirano a gestire i sintomi e a rallentare la progressione della malattia.

Tra quelli più comunemente utilizzati troviamo:

  • Farmaci colinesterasici: aiutano ad aumentare i livelli di acetilcolina (un neurotrasmettitore coinvolto nella memoria e nelle funzioni cognitive) nel cervello. Farmaci come la rivastigmina e la galantamina sono prescritti per migliorare temporaneamente la memoria e la capacità di pensiero nei pazienti con Alzheimer lieve o moderato.
  • Memantina: questo farmaco agisce sul glutammato, un altro neurotrasmettitore coinvolto nel processo di apprendimento e memoria. È utilizzata per il trattamento della fase moderata o grave della malattia di Alzheimer.
  • Terapie non farmacologiche: includono terapia occupazionale, terapia del linguaggio, attività di stimolazione cognitiva, attività fisica e altre terapie mirate a migliorare la funzione cognitiva, la comunicazione e l’indipendenza quotidiana.
  • Supporto psicologico e consulenza: utili per affrontare gli aspetti emotivi e psicologici della malattia.
  • Gestione dei problemi comportamentali: l’Alzheimer può comportare agitazione, ansia, depressione e disturbi del sonno. La gestione di questi sintomi comportamentali può richiedere un approccio individualizzato e il coinvolgimento di uno specialista.
  • Assistenza domiciliare e cure residenziali: in fase avanzata della malattia, potrebbe essere necessario considerare un ambiente di cura dedicato, come un centro diurno o una casa di riposo, dove i pazienti possono ricevere assistenza e cure adeguate.

Limitazioni nelle attuali terapie

Le attuali terapie per l’Alzheimer presentano alcune limitazioni significative, che evidenziano la necessità di ulteriori ricerche e di sviluppare nuovi approcci:

  • Effetti a breve termine: i farmaci attualmente disponibili possono aiutare a migliorare temporaneamente i sintomi cognitivi, ma spesso hanno solo un impatto modesto e a breve termine. Non sono in grado di arrestare o invertire la progressione della malattia.
  • Assenza di cura definitiva: le terapie disponibili si concentrano principalmente sul trattamento dei sintomi e sulla gestione delle complicazioni, ma non possono fermare il progredire della malattia.
  • Effetti collaterali: i farmaci colinesterasici e la memantina possono causare effetti collaterali come nausea e vomito, diarrea, mal di testa e vertigini.
  • Limitata efficacia nei casi avanzati: nei casi avanzati della malattia, la risposta ai farmaci potrebbe essere meno efficace rispetto alle prime fasi.
  • Costi elevati: i farmaci e le terapie di supporto per l’Alzheimer hanno un costo elevato, soprattutto per i pazienti che necessitano di trattamenti a lungo termine.

Considerando l’impatto significativo dell’Alzheimer sulla vita di chi ne è affetto, la ricerca continua a indagare nuove vie terapeutiche, compresa la somministrazione di CBD.

Alzheimer e CBD: proprietà e meccanismi d'azione

Il cannabidiolo (CBD) è uno dei numerosi composti chimici presenti nella pianta della Cannabis sativa. A differenza del THC, il CBD non è psicoattivo, ma possiede diversi benefici considerevoli senza creare gli effetti psicotropi e di dipendenza tipici del composto THC.

Questa sostanza infatti ha suscitato un crescente interesse nella comunità scientifica per i suoi potenziali effetti terapeutici in diverse condizioni mediche.

Proprietà del cannabidiolo

Il CBD ha dimostrato diverse proprietà che possono essere rilevanti per il trattamento dell’Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative:

  • Proprietà antinfiammatorie: in alcuni studi, ha dimostrato di poter inibire la produzione di alcune citochine pro-infiammatorie primarie.
  • Proprietà antiossidanti: protegge le cellule dai danni causati dai radicali liberi e dai processi di ossidazione.
  • Proprietà ansiolitiche e antistress: alcune ricerche suggeriscono che possa avere effetti ansiolitici e ridurre i sintomi dello stress e dell’ansia.
  • Proprietà neuroprotettive: studi preliminari suggeriscono che potrebbe proteggere le cellule nervose dalla degenerazione.

Meccanismi d'azione del cannabidiolo

I meccanismi d’azione del CBD nel corpo sono complessi e ancora oggetto di studio; quelli noti grazie agli studi preliminari hanno evidenziato i seguenti processi:

  • Interazione con il sistema endocannabinoide (SEC): il CBD interagisce con il sistema endocannabinoide del corpo, influenzando i recettori cannabinoidi CB1 e CB2, coinvolti nella regolazione di una varietà di funzioni fisiologiche, tra cui l’umore, il dolore, l’infiammazione e il sonno.
  • Interazione con altri recettori: può interagire con il recettore della serotonina 5-HT1A e il recettore TRPV1, coinvolti nel controllo dell’ansia e della percezione del dolore.

Efficacia del CBD sull'Alzheimer: evidenze precliniche

Studi in vitro

Esistono diversi studi in vitro che dimostrano gli effetti benefici del CBD sulle cellule coinvolte nella malattia di Alzheimer. Questi studi hanno fornito informazioni preziose e risultati entusiasmanti, tra cui:

  • Riduzione dell’infiammazione: è stato associato alla riduzione dell’infiammazione, in particolare nelle cellule gliali del cervello.
  • Effetti antiossidanti: il CBD ha dimostrato di avere proprietà antiossidanti che possono proteggere le cellule nervose dai danni ossidativi, coinvolti nella morte cellulare e nella progressione dell’Alzheimer.
  • Effetti sulle proteine tau: potrebbe influenzare la fosforilazione delle proteine tau, un altro aspetto chiave dell’Alzheimer. L’iper-fosforilazione anomala delle proteine tau contribuisce alla formazione di grovigli neurofibrillari, che danneggiano le cellule nervose.

È importante sottolineare che gli studi in vitro, sebbene forniscano risultati promettenti, vengono eseguiti su colture cellulari e non su organismi viventi; pertanto devono essere ulteriormente approfonditi in studi clinici.

Studi in vivo

Recenti scoperte in modelli di roditori hanno dimostrato effetti promettenti dei cannabinoidi, tra cui:

  • Riduzione della deposizione della placca amiloide.
  • Stimolazione della neurogenesi dell’ippocampo.
  • Riduzione della gliosi reattiva e della risposta neuroinfiammatoria.
  • Prevenzione dello sviluppo di deficit cognitivi, come il riconoscimento sociale.

Studi clinici su pazienti umani

Non esistono ancora studi clinici su larga scala e ben controllati che abbiano dimostrato definitivamente l’efficacia del CBD come trattamento specifico per la malattia di Alzheimer.

Tuttavia sono stati riportati effetti benefici su diversi sintomi correlati alla demenza senile grazie al trattamento con cannabidiolo.

Inoltre il CBD sembra essere ben tollerato con pochi effetti collaterali a breve termine, a differenza dei farmaci di prima linea utilizzati per le terapie anti-demenza, che possono avere effetti collaterali indesiderati.

Limiti degli studi clinici

I pochi studi clinici condotti riguardano principalmente la sicurezza del CBD e i suoi potenziali effetti sui sintomi comportamentali, cognitivi e neuropsichiatrici associati all’Alzheimer, senza tener conto delle cause della malattia.

Molti di questi studi hanno avuto un campione di dimensioni ridotte e spesso non hanno utilizzato gruppi di controllo adeguati per confrontare l’efficacia del CBD con altri trattamenti o placebo.

Mentre alcuni studi clinici hanno riportato risultati promettenti nel miglioramento dei sintomi come ansia, agitazione e disturbi del sonno in pazienti con Alzheimer, è importante sottolineare che questi risultati sono ancora preliminari e necessitano di ulteriori conferme da parte di studi più estesi e ben progettati.

Grado di purezza del CBD ed efficacia nell'Alzheimer

Un ulteriore aspetto di cui tener conto è che la preparazione chimica del cannabidiolo puro, in cristalli, è fondamentale per l’efficacia della sua azione. Per questo motivo è fondamentale utilizzare integratori con cannabidiolo che abbiano un adeguato e certificato grado di purezza.

Effetti collaterali del CBD nei pazienti con Alzheimer

Gli studi sugli effetti collaterali specifici del CBD nei pazienti con Alzheimer sono ancora limitati e in fase iniziale.

Nella maggior parte dei casi il cannabidiolo è considerato sicuro quando viene somministrato correttamente e sotto la supervisione di un medico qualificato. Tuttavia, come qualsiasi sostanza, può causare effetti collaterali, tra cui:

  • Affaticamento e sonnolenza: alcuni pazienti hanno segnalato di sentirsi stanchi, spossati e assonnati dopo aver assunto CBD.
  • Cambiamenti nell’appetito: può influenzare l’appetito, portando a un aumento o una diminuzione a seconda dei casi.
  • Diarrea: alcune persone possono sperimentare disturbi gastrointestinali in seguito all’assunzione.
  • Bocca secca: un effetto tipico di questa sostanza.

È importante notare che gli effetti collaterali del CBD possono variare da persona a persona e dipendono dalla dose, dalla sensibilità individuale e dalle interazioni con altri farmaci.

Interazione tra CBD e farmaci per l'Alzheimer

Il CBD può influenzare il sistema enzimatico del fegato, in particolare il sistema del citocromo P450. Quest’ultimo è responsabile della metabolizzazione di numerosi farmaci, inclusi quelli utilizzati per trattare i sintomi dell’Alzheimer.

Il CBD può inibire temporaneamente alcuni enzimi (CYP3A4 e CYP2C19), rallentando la velocità di metabolizzazione dei farmaci nel corpo. Di conseguenza, i livelli dei farmaci nel sangue possono aumentare, comportando effetti indesiderati.

Alcuni farmaci specifici noti per interagire con il CBD includono:

  • farmaci colinesterasici, sui quali mostra una debole attività inibitoria;
  • anticoagulanti, come warfarin, che riducono la coagulazione del sangue;
  • antidepressivi, per inibizione diretta del CYP2D6, favorendo l’innalzamento medio nel sangue delle concentrazioni degli antidepressivi stessi.
  • antiepilettici, come il valproato di sodio;
  • antiipertensivi.

È importante consultarsi con un medico o un farmacista prima di utilizzare il CBD insieme ai farmaci per l’Alzheimer o qualsiasi altro farmaco. Un professionista della salute può valutare attentamente l’interazione potenziale e regolare il dosaggio dei farmaci o del CBD se necessario.

Considerazioni pratiche nell'acquisto di CBD per i pazienti con Alzheimer

Prima di acquistare prodotti a base di CBD è fondamentale prendere in considerazione alcuni aspetti importanti per garantire la sicurezza, la qualità e l’efficacia del prodotto:

  • Origine del CBD: verificare l’origine dei prodotti, preferendo quelli ottenuti da canapa coltivata in modo legale e conforme alle normative agricole.
  • Tipo di CBD: esistono tre tipi principali di CBD nei prodotti: CBD isolato (puro), CBD a spettro completo (contiene CBD e altri cannabinoidi) e CBD a spettro completo con THC ridotto (contiene tracce di THC, ma entro i limiti legali).
  • Certificazioni di terze parti: assicurarsi che il prodotto sia stato testato da laboratori indipendenti e che i risultati dei test siano disponibili per garantire la sua qualità, purezza e sicurezza.
  • Contenuto di THC: verificare il contenuto di THC nel prodotto, specialmente se si desidera evitarne qualsiasi traccia.
  • Dosaggio e concentrazione: assicurarsi di avere dal proprio medico una prescrizione con dosaggio e concentrazione chiari.
  • Qualità del produttore: scegliere produttori e marchi affidabili e rinomati nel settore.

CBD e malattia di Alzheimer: punti salienti

L’uso del cannabidiolo (CBD) per il trattamento della malattia di Alzheimer è un argomento di ricerca ancora in evoluzione.

Finora gli studi sono stati principalmente in vitro e su modelli animali, con risultati promettenti ma ancora preliminari. Sebbene non esistano studi clinici su larga scala, l’utilizzo di questa sostanza sembrerebbe avere un impatto positivo sulle patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, grazie ai suoi effetti neuroprotettivi, antinfiammatori e antiossidanti.

Tuttavia è importante sottolineare che l’Alzheimer è una malattia complessa e multifattoriale, e il trattamento richiede un approccio olistico.

Prima di ricorrere all’uso del CBD per il trattamento dell’Alzheimer o qualsiasi altra condizione, è fondamentale consultarsi con un medico per avere indicazioni personalizzate e valutare i potenziali benefici e rischi.

Bibliografia: fonti e note