trattamento del Parkinson con CBD

CBD e Parkinson

Indice

Il cannabidiolo (CBD) è un composto derivato dalla pianta della Cannabis Sativa che ha suscitato un crescente interesse nella comunità medica per il suo potenziale nel trattamento delle malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Parkinson. A differenza del THC, che anch’esso deriva dalla Cannabis, il CBD non ha un diretto effetto psicoattivo.

Nell’articolo seguente esploreremo in modo approfondito le proprietà e i meccanismi d’azione del CBD, analizzeremo le evidenze precliniche e cliniche fino ad oggi raccolte e discuteremo delle considerazioni pratiche per l’uso di questa sostanza nei pazienti con Parkinson.

Approfondimento: CBD o Cannabidiolo, che cos’è e quali sono i suoi effetti terapeutici

Il CBD (cannabidiolo) è una delle diverse molecole contenute all’interno della pianta della Cannabis, e pertanto note come fitocannabinoidi.

La sostanza probabilmente più conosciuta facente parte dei fitocannabinoidi è il THC (tetraidrocannabinolo), il quale interagisce con il sistema cannabinoide ed esercita un ruolo psicoattivo.

Il CBD interagisce, oltre che con l’ECS, con molti target molecolari presenti nell’organismo e, a differenza del THC, non sortisce effetti psicoattivi.

Il Parkinson e la ricerca di nuove terapie

La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla progressiva degenerazione di alcune popolazioni di neuroni nel cervello, in particolare nella regione chiamata substantia nigra, in cui i neuroni sono coinvolti nel rilascio di un neurotrasmettitore noto come dopamina.

Questa condizione porta dunque a una carenza di dopamina, che è implicata nell’esecuzione e nell’affinamento dei movimenti del corpo (sistema extrapiramidale).

banner acqua idrogenata desktop

Tra i sintomi caratteristici del Parkinson troviamo:

  • tremori;
  • rigidità muscolare;
  • bradicinesia (movimenti lenti);
  • instabilità posturale;
  • problemi di equilibrio.

Questi sintomi possono avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti e sulla loro capacità di svolgere attività quotidiane.

Approfondimento: Morbo di Parkinson

Il Morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronico-progressiva.

Le patologie neurodegenerative sono malattie a carattere cronico progressivo, più o meno lento, che hanno la caratteristica di interessare in maniera selettiva o largamente prevalente determinati sistemi bersaglio.

L'eziologia è fondamentalmente ignota (come per la maggior parte delle patologie neurodegenerative).

Terapie attuali per il Parkinson

Le terapie per la cura della sintomatologia del Parkinson comprendono principalmente l’uso di farmaci che influiscono sui livelli di dopamina:

  • Levodopa: il farmaco principale per il trattamento del Parkinson; agisce come precursore della dopamina, cercando di compensare la sua carenza nel cervello.
  • Agonisti dopaminergici: stimolano i recettori della dopamina nel cervello e possono essere usati come terapia iniziale o in combinazione con la levodopa.
  • Inibitori della MAO-B: rallentano la degradazione della dopamina nel cervello, contribuendo a mantenerne più stabili i livelli.
  • Anticolinergici: talvolta utilizzati per aiutare a controllare il tremore e la rigidità muscolare.

Nei casi più gravi, in cui i farmaci non producono effetti importanti, si valuta la terapia neurochirurgica, come la tecnica della stimolazione cerebrale profonda (DBS).

Limitazioni delle Terapie Attuali

Le terapie attualmente impiegate nella lotta contro il Parkinson presentano tuttavia delle significative limitazioni.

Ciò può includere l’efficacia a lungo termine della levodopa, che può causare complicazioni motorie come la discinesia (movimenti involontari), e la necessità di trovare un equilibrio tra il controllo dei sintomi e la gestione degli effetti collaterali.

Inoltre le terapie attuali sono per lo più sintomatiche e non mirano all’intervento diretto sulla causa della patologia, la quale è spesso multifattoriale.

Nuove terapie potenziali potrebbero procedere oltre il semplice controllo dei sintomi e potrebbero favorire il rallentamento o addirittura l’arresto  della progressione della malattia.

Parkinson e CBD: proprietà e meccanismi d'azione

Il cannabidiolo (CBD) è uno dei numerosi composti chimici, noti come cannabinoidi, presenti nella pianta di cannabis.

A differenza del tetraidrocannabinolo (THC), un altro cannabinoide noto per i suoi effetti psicoattivi, il CBD non ha proprietà psicotrope e non causa alterazioni della coscienza.

Questa caratteristica lo rende attraente dal punto di vista terapeutico, poiché offre potenziali benefici senza gli effetti collaterali indesiderati associati al THC.

Proprietà del CBD

Il CBD ha dimostrato diverse proprietà farmacologiche che possono essere rilevanti per il trattamento del Parkinson e di altre condizioni mediche:

  • Effetto antinfiammatorio: riduce l’infiammazione, un processo coinvolto nella neurodegenerazione osservata nel Parkinson.
  • Effetto neuroprotettivo: studi preclinici hanno evidenziato il potenziale del cannabidiolo nell’aiutare a proteggere le cellule nervose dallo stress ossidativo e dalla morte cellulare.
  • Effetto antiossidante: aiuta a contrastare l’accumulo di radicali liberi che possono danneggiare le cellule cerebrali.

Meccanismi d'azione del CBD

I meccanismi d’azione attraverso i quali il CBD esercita i suoi effetti benefici nel contesto del Parkinson non sono ancora completamente compresi. Tuttavia studi preclinici e ricerche in vitro hanno suggerito diverse vie d’azione:

  • Sistema endocannabinoide: interagisce con il sistema endocannabinoide del corpo, modulando i recettori cannabinoidi (CB1 e CB2). Ciò influenza la trasmissione del segnale neuronale e il rilascio di neurotrasmettitori coinvolti nei disturbi del movimento.
  • Altre vie di segnalazione: oltre all’interazione con i recettori cannabinoidi, il CBD sembra influenzare altre vie di segnalazione, tra cui recettori per la serotonina e per la dopamina. Questi recettori sono coinvolti nella regolazione dell’umore, del movimento e di vari processi cognitivi.
  • Effetti sul sistema immunitario: modula la risposta infiammatoria e immunitaria del corpo, contribuendo alla riduzione dell’infiammazione nel sistema nervoso centrale.

Evidenze pre-cliniche del CBD nel Parkinson

Studi in vitro

I test in vitro svolti per valutare gli effetti del CBD sulle cellule coinvolte nel Parkinson hanno fornito alcune evidenze interessanti:

  • Uno studio ha dimostrato che il CBD può proteggere i neuroni dopaminergici dallo stress ossidativo e dalla morte cellulare causata da neurotossine come il rotenone, il quale è una sostanza capace di causare danni alle cellule cerebrali simili a quelli osservati nel Parkinson. [1]
  • Altri studi hanno suggerito che il CBD può ridurre l’infiammazione e inibire la produzione di citochine pro-infiammatorie nelle cellule gliali e in quelle del sistema immunitario. Ciò potrebbe avere un ruolo nell’attenuare la risposta infiammatoria dannosa associata alla neurodegenerazione nel Parkinson. [2]

Studi su modelli animali

Gli studi condotti su modelli animali hanno fornito ulteriori prove circa i potenziali benefici del CBD, tra cui:

  • migliorare la funzione motoria e ridurre tremore, rigidità e bradicinesia;
  • proteggere i neuroni dopaminergici dalla morte cellulare e preservare i livelli di dopamina nel cervello, suggerendo un effetto neuroprotettivo;
  • influenzare positivamente la memoria e la cognizione. [3], [4]

Considerazioni sugli studi preclinici riguardo all'uso del CBD nel trattamento del Parkinson

Sebbene le evidenze precliniche siano promettenti, è importante sottolineare che gli studi in vitro e su modelli animali rappresentano solo una parte del quadro complessivo.

L’efficacia del CBD nel trattamento del Parkinson deve essere confermata attraverso studi clinici su pazienti umani, dove variabili come la farmacocinetica, la sicurezza e la tollerabilità della sostanza devono essere prese in considerazione.

Studi clinici sull'uso del CBD nel trattamento del Parkinson

Gli studi clinici rappresentano la fase successiva nella valutazione dell’efficacia e della sicurezza del CBD nel trattamento del morbo di Parkinson. Questi coinvolgono pazienti umani e forniscono dati più concreti sulle potenziali applicazioni cliniche del cannabidiolo per gestire i sintomi della malattia.

Studio clinico pilota

Un piccolo studio pilota ha somministrato CBD a un gruppo di pazienti con Parkinson per diverse settimane e ha valutato i cambiamenti nella severità dei sintomi motori e nella qualità di vita.

I risultati preliminari hanno suggerito un miglioramento della mobilità e un effetto positivo sull’umore dei partecipanti. [5], [6]

Studio clinico randomizzato controllato

Gli studi clinici randomizzati controllati (RCT) sono molto importanti nel contesto della ricerca clinica. In uno studio di questo tipo, i pazienti vengono assegnati a caso a gruppi di trattamento con cannabidiolo e a gruppi di controllo con placebo o altri farmaci.

Alcuni di questi studi sul CBD nel trattamento del Parkinson hanno dimostrato quanto segue:

  • Miglioramento dei sintomi motori: come tremore, rigidità e bradicinesia.
  • Qualità di vita e sintomi non motori: miglioramento significativo in disturbi come ansia, depressione e disturbi del sonno.
  • Dosaggio e sicurezza: gli studi hanno anche valutato il dosaggio ottimale del CBD e la sua sicurezza a breve e lungo termine. In generale è stato ben tollerato, con effetti collaterali lievi o moderati come nausea, sonnolenza e vertigini. [5]

Limitazioni degli studi clinici

Nonostante i risultati promettenti, gli studi clinici sull’uso del CBD nel Parkinson presentano alcune limitazioni:

  • Dimensioni del campione: molti studi sono stati condotti su gruppi di pazienti relativamente piccoli, il che potrebbe limitare l’estensione dei risultati alla popolazione generale.
  • Durata dello studio: alcuni studi hanno avuto una durata limitata, e la valutazione dell’efficacia del CBD a lungo termine richiede ulteriori ricerche.
  • Confronto con terapie standard: altri studi non hanno confrontato direttamente il CBD con le terapie standard esistenti, rendendo difficile stabilire se questa sostanza sia superiore o equivalente alle terapie attuali.

Sicurezza ed effetti collaterali

La sicurezza del CBD è una delle considerazioni cruciali quando si valuta la sua applicazione nel trattamento del Parkinson.

Gli studi clinici e le ricerche precliniche hanno fornito indicazioni positive sulla sicurezza generale del CBD, ma è importante essere consapevoli di possibili effetti collaterali e interazioni con altri farmaci.

Effetti collaterali comuni del CBD

  • Sonno e sonnolenza: alcuni pazienti possono sperimentare sonnolenza o sedazione dopo l’assunzione di CBD. Questo effetto può essere influenzato dal dosaggio.
  • Nausea e disturbi gastrointestinali: sono stati segnalati lievi disturbi gastrointestinali, come nausea o diarrea; tuttavia questi sintomi sono generalmente transitori.
  • Bassi livelli di pressione sanguigna: in alcune persone, l’assunzione di CBD può causare una leggera diminuzione della pressione sanguigna. Questo effetto potrebbe essere problematico per coloro che assumono farmaci per la pressione alta.
  • Bocca secca: la sensazione di bocca secca è un effetto collaterale comune.

Interazioni con farmaci

È essenziale considerare le possibili interazioni tra il CBD e altri farmaci che i pazienti con Parkinson potrebbero già assumere.

Il cannabidiolo può influenzare gli enzimi epatici coinvolti nel metabolismo dei farmaci, come il sistema del citocromo P450. Ciò può comportare una potenziale riduzione dell’efficacia di alcuni farmaci o un aumento del rischio di effetti collaterali.

Pertanto è fondamentale che i pazienti informino sempre i propri medici riguardo all’uso di questa sostanza e di qualsiasi altro integratore che stanno assumendo.

Considerazioni pratiche per l'uso del CBD nei pazienti con Parkinson

Individuazione di una fonte di CBD affidabile

Uno dei primi passi fondamentali per i pazienti con Parkinson che desiderano utilizzare il CBD come possibile opzione terapeutica è trovare una fonte affidabile e di alta qualità per l’acquisto.

Poiché il settore è relativamente nuovo e non ancora completamente regolamentato, è importante cercare produttori o rivenditori che forniscano informazioni chiare sulla qualità, origine e composizione dei prodotti.

I pazienti dovrebbero optare per prodotti testati da laboratori indipendenti per garantire la loro purezza e la conformità alle normative sulla sicurezza.

Consulto medico e dosaggio

I pazienti con Parkinson dovrebbero sempre consultarsi con un medico esperto prima di iniziare qualsiasi trattamento con CBD.

Il medico può fornire consigli personalizzati sulla sicurezza e il dosaggio appropriato in base alle specifiche condizioni di salute.

Scelta della forma di somministrazione

Il cannabidiolo è disponibile in diverse forme, tra cui olio, capsule, tinture, creme e lozioni. La scelta della forma di somministrazione dipende dalle preferenze del paziente, dalle necessità individuali e dalla velocità di assorbimento desiderata.

Monitoraggio dei sintomi e degli effetti

I pazienti dovrebbero monitorare attentamente i loro sintomi e gli effetti del CBD nel corso del trattamento. Tenere un diario può aiutare a valutarne l’efficacia e apportare eventuali modifiche al dosaggio o alla forma di somministrazione.

Trattamento del Parkinson con CBD: punti salienti

Il cannabidiolo (CBD) si presenta come uno strumento terapeutico promettente nel trattamento della malattia di Parkinson. Le evidenze sinora raccolte suggeriscono che potrebbe fornire benefici significativi nel miglioramento dei sintomi motori, nella gestione dell’ansia e nella preservazione della qualità di vita dei pazienti.

Tuttavia è fondamentale sottolineare che la ricerca sull’uso del CBD nel Parkinson è ancora in fase di sviluppo e che ulteriori studi sono necessari per confermare la sua efficacia e sicurezza a lungo termine.

I pazienti che considerano l’uso del cannabidiolo dovrebbero sempre consultarsi con un medico esperto e affidabile e monitorare attentamente le loro risposte al trattamento.

Solo con una valutazione olistica e una ricerca continua si potrà comprendere appieno il ruolo del CBD nel contesto del Parkinson e massimizzarne il potenziale per il benessere dei pazienti affetti da questa malattia neurodegenerativa.

Bibliografia: fonti e note

[1] Duvigneau JC, Trovato A, Müllebner A et al. Cannabidiol Protects Dopaminergic Neurons in Mesencephalic Cultures against the Complex I Inhibitor Rotenone Via Modulation of Heme Oxygenase Activity and Bilirubin. Antioxidants (Basel). 2020 Feb 4;9(2):135.

[2] de Barros Viana M, Everson Alexandre de Aquino P, Estadella D et al. Cannabis sativa and Cannabidiol: A Therapeutic Strategy for the Treatment of Neurodegenerative Diseases?. Med Cannabis Cannabinoids. 2 December 2022; 5 (1): 207–219.

[3] Giuliano C, Francavilla M, Ongari G et al. Neuroprotective and Symptomatic Effects of Cannabidiol in an Animal Model of Parkinson’s Disease. Int J Mol Sci. 2021 Aug 18;22(16):8920.

[4] Peres FF, Levin R, Suiama MA et al. Cannabidiol prevents motor and cognitive impairments induced by reserpine in rats. Frontiers in Pharmacology. 2016;7.

[5] Chagas MH, Zuardi AW, Tumas V et al. Effects of cannabidiol in the treatment of patients with Parkinson’s disease: an exploratory double-blind trial. J Psychopharmacol. 2014 Nov;28(11):1088-98.

[6] Rudisill TM, Innes K (Kim), Wen S et al. The effects of Cannabidiol on the driving performance of Healthy Adults: A pilot RCT. AJPM Focus. 2023;2(1):100053.