disfagia difficoltà a deglutire

Disfagia e odinofagia: difficoltà e dolore a deglutire

Indice

Che cosa sono la disfagia e l’odinofagia

La disfagia è definita come un sintomo gastrointestinale in virtù del quale il paziente mostra evidenti difficoltà a deglutire, poiché il transito del bolo alimentare nel canale digestivo è rallentato.

Quando alla disfagia si associa un dolore che emerge durante l’atto della deglutizione, allora si parla anche di odinofagia.

La disfagia e l’odinofagia sono sintomi tipici degli anziani e possono verificarsi nei pazienti a causa di lesioni ostruttive o disturbi della motilità del canale digestivo oppure in seguito a neoplasia maligna, stenosi o infezioni. [1],[2]

Quanto è frequente la disfagia? Epidemiologia della deglutizione difficile

La stima della prevalenza della disfagia varia in funzione della causa che la determina, dell’età dei pazienti e del luogo di valutazione, come può esserlo un ospedale o l’ambiente domestico.

È certo che la prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età ed è pari a circa il 40% nelle persone di età superiore ai sessant’anni.

Nei soggetti ospedalizzati, invece, una quota compresa tra il 15% e il 20% dei pazienti presenta sintomi riconducibili alla disfagia.

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Per quanto riguarda la terapia intensiva, la disfagia post-estubazione può giungere fino a cifre significative pari al 62%, dimostrando dunque come questo sintomo sia ben presente in questo reparto.

La disfagia tende a manifestarsi con frequenza quasi uguale negli uomini e nelle donne ma interessa soprattutto gli anziani, i quali spesso esperiscono una deglutizione anomala, dimostrata poi all’esame radiologico. [2]

Eziologia della disfagia: perché la deglutizione risulta dolorosa o difficile?

La disfagia si può verificare durante la fase orofaringea o durante la fase faringea della deglutizione.

La disfagia orofaringea consiste in un ritardo nel transito del bolo alimentare durante la fase orofaringea della deglutizione e può essere dovuta a varie cause, tra cui:

  • Cause neurologiche, che includono vari incidenti cerebrovascolari, lesioni dei gangli della base come nella malattia di Parkinson nonché intossicazioni dal botulino o malattie degenerative come la sclerosi laterale amiotrofica.
  • Cause muscolari, rappresentate da patologie degenerative dei muscoli, tra cui quelli coinvolti nella deglutizione, come la distrofia muscolare e la miastenia gravis.
  • Cause ostruttive anatomiche, come la tiroide ingrossata, tumori dell’esofago, ascessi o il diverticolo di Zenker. Tutte queste condizioni comprimono il canale esofageo rendendo la digestione più difficoltosa e, in alcuni casi, anche dolorosa.

I casi di disfagia propriamente esofagea sono invece determinati da ostruzioni primarie dell’esofago dovute a stenosi, tumori o da malattie che ne inficiano la motilità come l’acalasia. [1],[2]

Meccanismo della disfagia: aspetti di fisiopatologia

La disfagia orofaringea che si verifica nella fase in cui il bolo transita dalla cavità orale nella faringe può essere dovuta a:

  • perdita di forza della mascella
  • problemi dentari e gengivali
  • deficit della lingua.

Tutte queste cause, assommandosi tra loro, inducono una scarsa mescolanza del cibo con la saliva e un ritardo vistoso nella fase orale.

Negli anziani invece, comunemente affetti da patologie cerebrovascolari come l’ictus cerebrale o l’ictus cerebellare, la gestione dei comandi nervosi della masticazione e della deglutizione avviene in maniera deficitaria e compromessa, portando a un notevole ritardo nella discesa del bolo.

Nell’acalasia, dove l’esofago non riesce a contrarsi, la disfagia è causata dalla paralisi dei muscoli dell’esofago i quali non ricevono la giusta innervazione da parte dei plessi nervosi sottomucosi. [1],[2]

Sintomi associati con la disfagia e l’odinofagia

sintomi più comunemente associati con la disfagia e l’odinofagia sono:

  • Senso di costrizione e soffocamento
  • Tosse
  • Senso di liberazione della gola dopo i pasti
  • Calo ponderale
  • Cambiamenti neurologici
  • Perdita della dentizione.

I pazienti con disfagia orofaringea, che presentano sintomi come tosse post-deglutitoria e aspirazione nasale, devono essere indirizzati anche ad altri medici specialisti, come il neurologo e l’otorinolaringoiatra per una valutazione ulteriore.

Valutazione iniziale di un paziente con disfagia e odinofagia

La visita gastroenterologica è un momento fondamentale per poter inquadrare da subito le caratteristiche della presunta disfagia riportata dal paziente, tramite l’anamnesi e l’esame obiettivo.

Durante la fase anamnestica, il medico gastroenterologo si informa inizialmente sullo stato generale del paziente, per poi rivolgergli delle domande specifiche sulla sua condizione, chiedendoli se ha difficoltà a deglutire solo cibi solidi o anche cibi liquidi oppure se avverte sintomi di soffocamento durante il transito del bolo.

Nella successiva fase dell’esame obiettivo, il medico ispeziona accuratamente l’intera regione cervicale nonché la porzione superiore del torace alla ricerca di eventuali tumefazioni e di masse che, protrudendo nel canale esofageo, possono minare il processo di deglutizione.

È anche importante tenere presente che la disfagia può presentarsi in maniera acuta e improvvisa in alcune affezioni cerebrovascolari, come l’ictus.

Nella restante parte dei casi invece i sintomi si esacerbano in maniera progressiva, con il paziente che ha prima difficoltà a deglutire i cibi solidi e poi quelli liquidi. [1],[2]

Diagnosi della disfagia e dell’odinofagia

Nei pazienti in cui sia palese la presenza di una disfagia a livello orofaringeo, il test di valutazione iniziale prevede una prova di deglutizione effettuata presso un logopedista.

In alternativa può essere eseguita una prova di deglutizione con bario, che ha il fine di valutare il grado di disfagia e quello di aspirazione nella via aerea anzichè in quella digestiva.

Gli esami strumentali per giungere a una diagnosi effettiva di disfagia sono in genere:

  • Esofagogastroduodenoscopia, utilizzata per la valutazione di pazienti con sospetta acalasia o discinesia dell’esofago.
  • Esofagogramma, impiegato per osservare un possibile diverticolo di Zenker ed è l’esame di prima linea per indagare sulla disfagia esofagea.
  • Endoscopia a fibre ottiche della deglutizione (TASSE), impiegata per studiare la deglutizione nei pazienti con malattia di Parkinson, associandovi una video fluoroscopia.
  • TC completa della testa, del collo e del torace, effettuata per escludere eventuali neoplasie di questi distretti
  • Manometria esofagea, la quale può risultare utile nella diagnosi di acalasia, dove si evidenzia un’assenza di peristalsi organizzata. [1],[2],[3]

Gestione e trattamento della disfagia e dell’odinofagia

La gestione primaria della disfagia orofaringea è demandata solitamente al logopedista, il quale può richiedere al paziente di eliminare alcune particolari consistenze alimentari dalla dieta oppure di adottare tecniche speciali, come piegare il mento e ruotare la testa.

I pazienti con una palesata acalasia in genere sono trattati con:

  • Tossina botulinica di tipo A, la quale agisce sullo sfintere esofageo inferiore.
  • Calcio-antagonisti e nitrati che abbassano la pressione dello sfintere esofageo inferiore.
  • Dilatazione pneumatica, la quale comporta la definitiva rottura dello sfintere esofageo inferiore adoperando dei palloncini pieni d’aria sotto guida fluoroscopica.

I pazienti che presentano il diverticolo di Zenker sono invece gestiti per via chirurgica attraverso una miotomia cricofaringea, mentre i pazienti con Malattia di Parkinson devono prima sottoporsi alla terapia classica con L-dopa. [1],[2],[3]

Diagnosi differenziale della disfagia

La presenza della disfagia entra nella valutazione di altre diagnosi differenziali, come:

  • Cancro dell’esofago
  • Ernia iatale
  • Reflusso esofageo
  • Formazione di nastri e anelli esofagei
  • Spasmo esofageo diffuso.

Conclusioni

La disfagia, insieme all’odinofagia, è un sintomo assai invalidante per la vita del paziente.

Il compito primario della visita specialistica risiede innanzitutto nel differenziare la disfagia orofaringea dalla disfagia esofagea, con un questionario anamnestico e l’effettuazione di un esame clinico approfondito.

Successivamente, una volta appurata la diagnosi, il trattamento dipende dalla patologia alla base e può prevedere un intervento chirurgico risolutivo oppure la somministrazione di farmaci specifici.

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Bibliografia: fonti e note