Ginkgo biloba, piante medicinali

Ginkgo biloba: caratteristiche e proprietà medicinali

Ginkgo biloba come pianta medicinale: caratteristiche e proprietà

 

Originario dell’estremo oriente, dove sono stati pervenuti diversi fossili, il Ginkgo biloba L. risale all’era paleozoica, pertanto si stima che sia comparso sulla Terra più di 200 milioni di anni fa.

Ad oggi è l’unica specie sopravvissuta appartenente alla famiglia delle Ginkgoacee. Infatti è un albero che presenta una resistenza e una capacità di adattamento straordinarie: tollera livelli d’inquinamento elevati e prospera in quasi tutti i tipi di terreno.

Introdotta in Europa come pianta ornamentale, solo recentemente è stata studiata e rivalutata per le sue proprietà medicinali.

 

Come si presenta il ginkgo biloba

L’albero del ginkgo è imponente, può raggiungere i 40 metri di altezza e i lunghi rami esibiscono foglie verde chiaro a forma di ventaglio o bilobate (da cui il nome “biloba”), che rappresentano l’elemento più caratteristico e lo rendono inconfondibile.

I frutti arancio-bruno, prodotti dagli alberi femmina, assomigliano a piccole albicocche; la polpa esterna, che a maturazione tende a marcire, racchiude all’interno i semi, che sono commestibili ma devono essere consumati con attenzione e moderazione, poiché possono provocare gravi intossicazioni.

 

Quali sono le parti della pianta utili per scopi medicinali?

È costituita dalle foglie, fresche o essiccate.

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Proprietà medicinali del ginkgo biloba

 

Principi attivi contenuti nel ginkgo biloba

Il profilo fitochimico del ginkgo rispecchia le sue antiche origini. Infatti contiene principi attivi ritenuti responsabili degli effetti medicinali che non sono stati individuati in altre piante, come:

  • trilattoni terpenici (ginkgolidi A, B, C, J e M e bilobalide)
  • flavonoidi (ginkgetina e bilobetina).

 

Effetti medicinali e terapeutici del ginkgo biloba

Nonostante il meccanismo d’azione non sia ancora chiaro, è ormai assodato che il ginkgo favorisce la circolazione sanguigna e stimola l’apporto di sangue nei tessuti: questo sembra dovuto in parte alla presenza del ginkgolide B, un antagonista del fattore di attivazione piastrinico (PAF) che produce un’azione antiaggregante nei confronti delle piastrine, fluidificando il sangue.

Inoltre il ginkgo ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, in quanto normalizza la funzione mitocondriale e agisce come scavenger, neutralizzando i radicali liberi responsabili dei fenomeni di stress ossidativo.

 

Effetti del Ginkgo Biloba sul sistema nervoso centrale

Il ginkgo si è mostrato un utile supporto terapeutico nel trattamento del danno dovuto a ischemia/riperfusione cerebrale, grazie alle sue capacità di aumentare il flusso sanguigno a livello del microcircolo, ridurre l’edema cerebrale, migliorare la funzione neuronale a seguito di infarto cerebrale e inibire l’insorgenza di vasospasmi e trombi.

Queste caratteristiche sembrerebbero inoltre alla base della sua azione a supporto delle funzioni cognitive: nonostante gli studi clinici finora effettuati portino a risultati contrastanti, alcune evidenze cliniche supportano l’uso del ginkgo per migliorare apprendimento, memoria, concentrazione e attenzione. Il Comitato per i medicinali vegetali (HMPC) europeo ha riconosciuto le proprietà neuroprotettive del ginkgo, approvandone l’utilizzo in forma di foglie estratto secco per “rallentare il deficit cognitivo (peggioramento delle capacità mentali) correlato all’età e per migliorare la qualità della vita dei soggetti adulti affetti da una forma lieve di demenza”.

Diversi studi hanno esaminato un potenziale effetto preventivo del ginkgo nei confronti del morbo di Alzheimer, ma nessuna sperimentazione ha dimostrato che l’assunzione quotidiana e prolungata dell’estratto apporti un reale beneficio a tal proposito. Tuttavia, quest’ultimo è stato utilizzato con successo in pazienti con sintomi di demenza, sia di tipo vascolare sia correlata alle fasi iniziali del morbo di Alzheimer: il ginkgo ha mostrato pari efficacia rispetto ai farmaci tradizionali comunemente utilizzati e, in alcuni casi, ha mostrato un effetto sinergico con essi.

 

Effetti del Ginkgo Biloba sulla circolazione sanguigna periferica

Alcuni studi hanno evidenziato le proprietà modulatorie del ginkgo sul flusso sanguigno a livello periferico. L’estratto di ginkgo si è rivelato efficace nel normalizzare l’apporto sanguigno, riducendolo in casi di ipercircolazione e aumentandolo in pazienti con circolazione ridotta (ad esempio che soffrono di sensazione di freddo a mani e/o piedi).

Altri studi clinici hanno valutato l’assunzione di ginkgo per il trattamento della claudicatio intermittens, una patologia in cui i pazienti manifestano difficoltà deambulatorie a causa di una ridotta circolazione negli arti inferiori, e per la sindrome di Reynaud, dove un apporto di sangue insufficiente alle estremità degli arti causa dolore e pallore delle dita, evolvendo in casi gravi in cianosi. Sebbene non ci siano ancora evidenze scientifiche definitive, alcune sperimentazioni hanno mostrato una diminuzione dei sintomi di queste patologie, per le quali non esistono terapie mirate a seguito dell’assunzione di ginkgo.

Inoltre altre evidenze suggeriscono che l’estratto di ginkgo porti a una riduzione di alcuni fattori di rischio cardiovascolare, quali la dimensione delle placche aterosclerotiche e i livelli di lipoproteina a (una proteina che ricopre un ruolo importante nel trasporto del colesterolo ed è associata a eventi cardiovascolari), oltre a stimolare la vasodilatazione e gli enzimi che contrastano i radicali liberi.

 

Effetti del Ginkgo biloba sull’apparato visivo

Grazie agli effetti benefici sul microcircolo e all’azione mirata contro i radicali liberi, l’estratto di ginkgo esercita un ruolo terapeutico e protettivo in alcune patologie oculari.

Aumentando il flusso sanguigno alla retina, un tessuto metabolicamente molto attivo, alcune sperimentazioni hanno evidenziato come il gingko contrasti la degenerazione della macula correlata all’età e apporti un miglioramento nelle condizioni dove si riscontra un diminuito apporto di sangue alla retina, come la retinopatia diabetica, l’occlusione venosa retinica e la sindrome ischemica oculare.

Inoltre normalizzando l’iperemia congiuntivale in pazienti che soffrono di congiuntivite allergica, la terapia con estratto di ginkgo ha apportato benefici significativi riducendo il flusso sanguigno e di conseguenza sintomi quali lacrimazione, secrezioni, edema e prurito.

L’assunzione di estratto di gingko assume un ruolo particolarmente importante per il trattamento e la prevenzione del glaucoma. Il glaucoma a bassa pressione è una patologia in cui la patogenesi non è correlata all’aumento della pressione intraoculare, che rimane a livelli fisiologici, ma principalmente a una degenerazione delle cellule dendritiche del nervo ottico. A causa dell’assenza di una terapia mirata, per molto tempo i medici sono ricorsi all’utilizzo del ginkgo, senza tuttavia prove scientifiche definitive. Studi più recenti stanno dimostrando l’effettiva capacità del ginkgo di aumentare il flusso sanguigno al nervo ottico e ridurre lo stress ossidativo, prevenendo la perdita di cellule gangliari della retina e l’atrofia del nervo ottico.

 

Effetti del ginkgo biloba sull’apparato uditivo

L’estratto di ginkgo è a oggi il farmaco vegetale più studiato per trattare disturbi dell’orecchio.

Alcuni di essi possono essere di origine vascolare; pertanto, già dagli anni ottanta, il ginkgo si è mostrato promettente per contrastare le condizioni ischemiche che coinvolgono l’apparato uditivo e possono determinare sordità o ipoacusia improvvisa, alterazioni vestibolari e acufeni.

In particolare studi clinici hanno dimostrato non solo gli effetti positivi del ginkgo sull’ipoacusia improvvisa uni/bilaterale, ma hanno sottolineato che la terapia con ginkgo risulta più efficace o ugualmente efficace ma meglio tollerata rispetto a quella con farmaci convenzionali.

Alcuni risultati promettenti sono stati evidenziati anche per il trattamento delle vertigini vestibolari, spesso dovute a un’infiammazione o un’ischemia del nervo vestibolare, e per il trattamento dell’acufene o tinnito, nonostante gli studi siano ancora in insufficienti per trarre conclusioni certe.

 

Avvertenze e interazioni

Il frutto carnoso del ginkgo, per via della presenza di acido ginkgolico, ha un’azione urticante sulla pelle e se ingerito è responsabile di disturbi a livello gastrointestinale, respiratorio e circolatorio.

I semi possono essere consumati solo dopo torrefazione, viceversa, a causa della presenza di ginkgotossina possono causare gravi intossicazioni alimentari associate a convulsioni, perdita di coscienza e, nei casi più gravi morte.

L’assunzione d’integratori alimentari a base di foglie estratto secco è considerata sicura e gli effetti collaterali sono rari e di lieve entità. Tuttavia a titolo precauzionale il Ministero della salute riporta l’obbligo di indicare in etichetta un’avvertenza che ne sconsiglia l’uso:

  • in gravidanza
  • durante l’allattamento
  • nei pazienti in terapia con farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, per via dell’azione fluidificante del ginkgo.

Per lo stesso motivo è bene sospenderne l’assunzione almeno due settimane prima di un intervento chirurgico.

Il ginkgo inoltre altera l’attività degli enzimi epatici che metabolizzano diversi farmaci, potenziandone o riducendone gli effetti: pertanto prima di assumere prodotti a base di ginkgo, si consiglia di consultare un medico se si assumono farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), anticonvulsivanti, antidepressivi che agiscono sui livelli di serotonina (SNRI e SSRI) e farmaci per il trattamento del diabete.

 

Come assumere il Ginkgo biloba

 

In forma di estratto secco

La maggior parte degli studi clinici condotti in tutto il mondo ha fatto uso di un estratto secco standardizzato di foglie di ginkgo, denominato Egb 761, titolato al 24% in ginkgoflavonglucosidi (GFG) e al 6% in terpenoidi totali.

In commercio si trovano integratori alimentari di qualità in compresse o capsule che imitano questo estratto, mentre altri sono titolati solamente in GFG o contengono foglie polverizzate.

La dose consigliata per questo estratto varia a seconda della sintomatologia da trattare. Nella maggior parte dei casi si consiglia di assumere 120-240 mg al giorno, da suddividere in 2-3 somministrazioni, per un periodo di almeno 8 settimane. È stato consolidato un utilizzo sicuro fino a 6 mesi.

 

In forma di infuso

 

infuso, piante medicinali

 

  • Utilizzare un cucchiaio raso di foglie essiccate per tazza, lasciando in infusione per 5-10 minuti.
  • Consumare massimo 3 tazze al giorno.

 

In forma di tintura madre

  • Lasciare la droga fresca, ovvero le foglie raccolte dopo la fioritura e prima della maturazione dei frutti, in una soluzione di acqua/alcool con gradazione alcolica di 65° a temperatura ambiente per 21 giorni, al riparo dalla luce (rapporto in peso droga: soluzione idroalcolica di 1:10).
  • Filtrare e assumere 30-40 gocce diluite in acqua, 2-3 volte al giorno.

 

radighieri giulia farmacista

Dott.ssa Giulia Radighieri, Farmacista

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Evidenze scientifiche e bibliografia