Tumore del polmone

Tumore del polmone: il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale.

Tumore del polmone: il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale

La notizia del riscontro di un addensamento polmonare, sospetto per patologia maligna, spesso suscita in chi la riceve grande preoccupazione sia per la possibile malattia sia per la necessità e l’urgenza di effettuare tutti gli accertamenti necessari per raggiungere quanto prima una diagnosi.

 

Cenni di epidemiologia del tumore del polmone

Il tumore del polmone è la prima causa di morte per neoplasia nei paesi industrializzati, con un’incidenza in costante e continuo aumento. Negli USA è, insieme al cancro prostatico, la principale causa di morte nel sesso maschile mentre, nel sesso femminile, è la seconda neoplasia più frequente, superata solo dal cancro alla mammella.

Le stime della  Associazione Italiana Registro Tumori parlano di 41.000 nuove diagnosi di tumore del polmone nel 2020 (27.550 negli uomini e 13.300 nelle donne), che rappresentano il 15 % di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 6 % nelle donne. Negli ultimi anni si è osservata una moderata diminuzione dell’incidenza  negli uomini, ma un aumento significativo nelle donne: la spiegazione di queste variazioni è l’abitudine al fumo, che è calata nella popolazione maschile ed è invece aumentata in quella femminile. 

Risulta importante constatare che l’incidenza aumenta all’aumentare dell’età: alla diagnosi l’età media dei pazienti è di 60 anni e in oltre un terzo dei nuovi casi, l’età di pazienti è superiore ai 70 anni.

 

Aspetti patogenetici del tumore al polmone

Tra lecause principali dell’insorgenza di forme tumorali al polmone vi sono:

  • Il fumo di sigaretta;
  • Fumo passivo di sigaretta, cosiddetto secondhand smoke;
  • Esposizione al radon;
  • Esposizione all’asbesto;
  • Esposizione a carcinogeni negli ambienti lavorativi, come le polveri di arsenico o l’uranio;
  • Inquinamento ambientale e air pollutants;
  • Predisposizione genetica e familiare.

Relazione tra tumore al polmone e radon

Alcuni studi stanno portando alla luce una causa che fino a poco tempo fa era molto sottovalutata e cioè la presenza di radonall’interno delle abitazioni o dei luoghi di lavoro. Da questi studi emerge che il radon è la prima causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta, con un’incidenza che varia dal 10% al 20% dei casi di tumore polmonare nei paesi occidentali, producendo circa 3.000 morti all’anno in Italia. Si stima che il radon aumenti la propria potenzialità cancerogena di ben 25 volte nei soggetti fumatori. 

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Relazione tra tumore al polmone e fumo di sigaretta

La relazione tra neoplasia polmonare e il fumo di sigaretta è ormai ampiamente dimostrata dalle casistiche ed è stato stimato che i forti fumatori (più di 40 sigarette/die) incorrano in un rischio 60 volte superiore ai non fumatori di sviluppare la malattia. Lo stesso rischio diminuisce in rapporto al numero di anni dalla cessazione del fumo. Mentre per annullare il rischio cardiovascolare legato al fumo sono necessari 3-4 anni, per portare il rischio oncologico quasi pari a quello di un non fumatore sono necessari 10-15 anni e il rischio è azzerato se si smette di fumare prima dei 35 anni. Anche i non fumatori sono a rischio per il fumo di sigaretta passivo (secondhand smoke) nonché per il thirdhand smoke, ossia la ritenzione degli inquinanti del fumo all’interno delle stanze e degli ambienti chiusi.

 

Il Percorso Diagnostico-Terapeutico Assistenziale del tumore al polmone

La scoperta del tumore al polmone

Spesso le neoplasie polmonari sono scarsamente sintomatiche e vengono scoperte per caso, ad esempio nel corso di indagini pre-operatorie per piccoli interventi di routine, oppure producono dei sintomi piuttosto aspecifici, ascrivibili anche ad altre patologie, come dispnea, tosse e dolore toracico.

La scoperta di una lesione polmonare alla radiografia diretta del torace (RX) è seguita di routine dalla TC del torace con il mezzo di contrasto. Una volta in possesso di queste indagini di base il paziente dovrà cominciare un percorso che porterà alla diagnosi e soprattutto alla corretta stadiazione (secondo i criteri TNM) della malattia dalla quale dipende poi il tipo di terapia da impostare.

Il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale per il tumore al polmone

La Regione Veneto, così come le altre regioni italiane, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, ha stabilito un Percorso Diagnostico Terapeutico-Assistenziale ( PDTA) che, sul riferimento di linee guida internazionali (come l’ATS 2017) stabilisce gli esami più opportuni da effettuare; una volta effettuati gli esami, sono decisi i trattamenti ritenuti più opportuni ed efficaci in base alla tipologia specifica di neoplasia.

Generalmente, il paziente in possesso di una TC del torace sospetta per neoplasia polmonare viene segnalato dal medico di base o da uno specialista ad una Struttura Ospedaliera che si farà carico del paziente per tutto il suo percorso.  Di solito tale struttura è rappresentata dall’Unità Operativa Complessa di Pneumologia, nel suo Servizio di Day Hospital.

Il percorso inizia con la prima visita e la raccolta dell’anamnesi, seguita dalla programmazione del primo e fondamentale esame che è la PET-TC. Questo esame è necessario per la stadiazione clinica della patologia e consiste in una particolare TC  il cui mezzo di contrasto è rappresentato da un  metabolita radioattivo zuccherino che permette di individuare le zone metabolicamente attive dell’organismo ovvero zone in cui vi sono delle cellule in fase di attiva replicazione.

In base all’esito della PET-TC si procederà al passo successivo ovvero la diagnosi e la stadiazione della neoplasia polmonare: lo specialista prescrive gli esami più rapidi e meno invasivi possibili al fine di ottenere la diagnosi.

Tra gli esami più frequentemente utilizzati ci sono la broncoscopia con la biopsia della lesione o dei linfonodi ad essa afferenti (di solito effettuata in regime di Day Hospital e in sedazione cosciente), e la biopsia TC-guidata che invece viene effettuata solitamente con un breve ricovero.  

Possono essere poi effettuati e sempre organizzati dal Day Hospital  tutti gli altri esami che permetteranno di stabilire a che tipo di terapia il paziente potrà essere sottoposto, ad esempio le varie prove di funzionalità cardio-respiratoria, come:

Il percorso diagnostico-terapeutico termina con la discussione dei risultati ottenuti per ciascun paziente presso un Comitato Oncologico Multidisciplinare che generalmente si riunisce una volta a settimana. Tale comitato è composto dagli specialisti che hanno in carico il paziente per la diagnosi, ossia lo pneumologo, il radiologo e il medico di medicina nucleare e dagli specialisti dell’attuazione del trattamento, come il chirurgo toracico e l’oncologo.

Al termine della riunione verrà redatto per ciascun paziente un report nel quale è specificato l’iter terapeutico e gli eventuali ulteriori accertamenti necessari.  Il paziente verrà quindi convocato nuovamente dallo specialista del Day Hospital che fornirà una relazione finale comprendente la diagnosi e la proposta terapeutica con i relativi appuntamenti. 

Ma quanto tempo è necessario perché il paziente riceva la diagnosi ed inizi la terapia? 

La Regione Veneto e le altre regioni italiane hanno stabilito 30 giorni dalla presa in carico del paziente per la diagnosi e 30 giorno dalla diagnosi per l’inizio della terapia.  

 

Dott.ssa Laura Mancino Pneumologa

Laura Mancino, pneumologa

 

 Fonti e note: