clistere, clisma

Clistere

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Il clistere è una procedura medica che coinvolge l’introduzione di liquido nel retto attraverso l’ano, al fine di pulire l’intestino. Il liquido introdotto aiuta ad ammorbidire le feci, stimolare il movimento intestinale e favorire l’eliminazione delle feci accumulate nell’intestino crasso.

In questo articolo scopriremo quando è necessario effettuare un clistere, come avviene la procedura e quali sono le eventuali controindicazioni.

Cos'è un clistere

L’esecuzione del clistere (definito anche clisma) è una procedura volta a liberare l’ultimo tratto dell’intestino dalle feci, con l’introduzione di una soluzione attraverso il retto.

Il suo uso trova indicazioni importanti nella pratica clinica ospedaliera, ma anche a domicilio, in auto-somministrazione o sotto prescrizione medica.

Cenni storici

La letteratura scientifica descrive il suo utilizzo fin dai tempi dell’Antico Egitto, periodo in cui era già stato introdotto il concetto di somministrazione di farmaci per via rettale.

La sua pratica fu ripresa anche da Ippocrate, padre della medicina. Attraverso il clistere infatti egli curava numerose malattie intestinali, e negli anni seguenti grazie alla sua azione terapeutica si diffuse sempre di più. Con l’avanzare del progresso scientifico venne a consolidarsi il suo ruolo nella cura per la costipazione o stipsi.

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Tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo l’impiego del clistere si afferma attraverso l’introduzione dell’enteroclisma e del microclisma, che vengono utilizzati oggi nella pratica clinica.

Anatomia dell'intestino crasso

La regione del corpo umano su cui va ad agire il clistere è l’intestino crasso, il quale costituisce l’ultima parte del tratto gastrointestinale ed è diviso in 6 sezioni:

  • Cieco
  • Colon ascendente
  • Colon trasverso
  • Colon discendente
  • Sigma
  • Retto.

La funzione di quest’organo è quella di terminare il processo di digestione attraverso l’assorbimento di acqua e di alcune vitamine, a cui segue l’evacuazione delle feci.

Il clistere agisce in particolare a livello del retto e del colon.

Quando e perché si effettua un clistere?

Il clistere viene effettuato per tre obiettivi principali:

  • Diagnostico: la diagnostica per immagini utilizza il clistere allo scopo di indagare eventuali patologie a carico dell’intestino crasso tramite l’immissione di un mezzo di contrasto. In radiologia si definisce infatti clisma opaco, una tipologia di clistere che con l’immissione di solfato di bario attraverso il colon, ha l’obiettivo di ricercare la presenza di tumori, malattie infiammatorie croniche intestinali (come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa), polipi e diverticolosi.
  • Evacuativo: un clistere evacuante è costituito da una soluzione introdotta nel retto o nel colon che ammorbidisce le feci e ne determina l’espulsione. Viene eseguito per irregolarità intestinali (ad esempio una condizione di stipsi persistente, che non si risolve con lassativi assunti per via orale), preparazione ad un intervento chirurgico o procedura di indagine (molto frequente prima di una rettoscopia e di una colonscopia), presenza di fecalomi (masse di feci dure e disidratate che si formano nel retto o nel tratto superiore del colon), condizioni di accumulo di ammonio in corso di encefalopatia epatica.
  • Terapeutico: il clistere è utilizzato per il trattamento di alcune patologie intestinali, ad esempio nel caso della rettocolite ulcerosa in cui può essere necessaria la somministrazione di idrocortisone per via rettale, o nel caso di un’infiammazione della mucosa rettale provocata da altre cause. In questo caso la soluzione del clistere viene assorbita dalla mucosa intestinale ed agisce farmacologicamente. Un esempio di clistere terapeutico è costituito dai clisteri di caffè utili per ridurre l’infiammazione.

Approfondimento: Clisteri di caffè per la pulizia intestinale e la disintossicazione corporea

I clisteri di caffè sono una pratica terapeutica alternativa che prevede l’introduzione di una soluzione di caffè nell’intestino attraverso l’ano.

Si ritiene che i clisteri di caffè possano aiutare a disintossicare il fegato e il colon, migliorare la digestione, ridurre l’infiammazione e migliorare la salute del sistema immunitario.

Tuttavia, non ci sono ancora studi scientifici che dimostrino l’efficacia dei clisteri di caffè per questi scopi.

Classificazione

I clisteri si classificano in due tipologie principali, che si distinguono sulla base del volume della soluzione che contengono:

  • clistere a grande volume: definito anche enteroclisma, permette di introdurre una soluzione che va da 0,5 a 2 litri. L’enteroclisma è costituito da un kit che comprende una sacca, la quale viene riempita della soluzione da infondere, collegata con un tubo ad una cannula rigida che andrà introdotta nell’ano. Questo sistema presenta un rubinetto attraverso cui è possibile regolare il flusso di liquido che attraverso la sonda rettale, per gravità, raggiunge il colon discendente e il sigma.
  • Clistere a piccolo volume: definito comunemente “peretta” o microclisma, presenta in genere una soluzione che va da 0,1 a 0,2 litri. Si tratta in questo caso di flaconi già pronti per l’uso, in cui possono essere presenti soluzioni di diverso tipo a seconda delle esigenze. Si presenta come un flacone con una cannula all’estremità, sufficiente per giungere unicamente nella regione del retto. È utilizzato in genere per risolvere disturbi lievi, come problemi evacuativi.

Cosa contiene il clistere?

Le soluzioni che può contenere il clistere sono molteplici a seconda dell’obiettivo per il quale viene eseguito.

Le sostanze più utilizzate, su cui sono presenti maggiori prove scientifiche, sono:

  • acqua tiepida (non deve superare i 35-36 gradi per evitare ustioni)
  • oli minerali
  • glicerina.

In particolare l’olio di oliva è stato dimostrato utile per il trattamento di stitichezza cronica anche nei bambini.

Materiale necessario per l'esecuzione di un enteroclisma

Ecco un elenco del materiale necessario:

  • Guanti monouso
  • Traversa
  • Sonda rettale della misura adeguata
  • Vasellina o lubrificante anallergico, per facilitare l’ingresso della sonda
  • Sacca contenente la soluzione rettale
  • Deflussore con rubinetto
  • Asta di sostegno per la sacca
  • Garze
  • Cestino di rifiuti biologici.

Enteroclisma: la procedura

In basso la procedura per l’esecuzione di un enteroclisma:

  • Se è un professionista sanitario ad eseguire la procedura, deve informare il paziente e spiegargli la procedura in modo da ottenere un valido consenso informato, anche verbale.
  • Valutare se il paziente è in grado di andare in bagno al termine della procedura, in caso contrario munirsi già di un pannolone monouso.
  • Effettuare il lavaggio delle mani e indossare i guanti monouso.
  • Far posizionare il paziente sul lato sinistro, con le ginocchia flesse: questa posizione facilita infatti la risalita del liquido verso il colon.
  • Lubrificare la sonda rettale.
  • Procedere con l’inserimento della sonda all’interno del canale anale per una lunghezza di circa 10-12 cm e introdurre lentamente la soluzione.
  • Al termine, ritirare lentamente la sonda e asciugare la regione peri-anale con una garza.
  • Chiedere al paziente di trattenere la soluzione per 10 minuti prima di evacuare l’intestino.

Procedura per l'esecuzione di un microclisma o di una peretta monouso

Di seguito alcune indicazioni per un corretta esecuzione di un microclisma o peretta:

  • Assemblare tutto il materiale necessario (il kit completo è facilmente acquistabile in farmacia) e preparare una traversa sul letto.
  • Effettuare il lavaggio delle mani e indossare i guanti monouso.
  •  Assumere la posizione sdraiata sul fianco sinistro con le ginocchia piegate verso il petto.
  • Aprire il microclisma monouso o la peretta rimuovendo l’involucro esterno della cannula.
  • Lubrificare la cannula.
  • Far scorrere lentamente e progressivamente la cannula all’interno del retto, evitando di forzare troppo di fronte alla percezione di ostacoli. In caso di dolore molto intenso o sanguinamento rettale, interrompere la procedura e consultare un medico.
  • Mantenere premuto il serbatoio del clisma fino al suo termine, in modo da facilitare la fuoriuscita di tutta la soluzione ed evitare il risucchio del contenuto.
  • Una volta terminato, estrarre lentamente la cannula.
  • Trattenere il liquido per circa 10 minuti prima di evacuare, mantenendo la stessa posizione.

Se lo si esegue da soli, è importante che sia presente in casa anche un’altra persona di fiducia che conosca la procedura, pronta a prestare aiuto in caso di difficoltà.

Controindicazioni: quando il clistere va evitato

I clisteri sono controindicati nelle seguenti condizioni:

  • Ileo paralitico: un’occlusione intestinale non provocata da un ostacolo, ma dalla paralisi della muscolatura dell’intestino.
  • Ostruzione del colon.
  • Allergia alle sostanze contenute nel clistere.
  • Dopo interventi chirurgici eseguiti di recente (entro 1 mese circa) perché i punti interni sono ancora “freschi” e devono riassorbirsi, con conseguente rischio di rottura della parete dei visceri interni e peritonite.
  • Peritonite.
  • Emorragie intestinali.

Che tipo di acqua utilizzare per il clistere?

  • Si può utilizzare l’acqua del rubinetto, anche se è ricca di cloro, per uccidere i parassiti. In questo caso si suggerisce di lasciarla decantare per 24-48 ore prima di utilizzarla, in modo che il cloro sia disperso nell’ambiente prima dell’uso. È raccomandato di non utilizzarla se è necessario svolgere clisteri in modo ricorrente.
  • Acqua in bottiglia: privilegiare quelle con basso residuo fisso, cioè con una scarsa quantità di minerali all’interno, evitando quelle molto ricche di soluti, che possono disturbare la mucosa intestinale.
  • Il nostro suggerimento consiste nell’utilizzo di acqua idrogenata, cioè addizionata di idrogeno molecolare, a partire dall’acqua in bottiglia, come sopra. L’acqua idrogenata ha proprietà anti-infiammatorie e anti-radicali liberi che spesso sono effetti desiderati nelle persone che devono svolgere il clistere.

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In tempi recenti, l’acqua idrogenata ha acquisito sempre più rilievo all’interno della comunità scientifica grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

Si tratta di una soluzione a base di acqua contenente idrogeno molecolare, che conferisce al liquido proprietà benefiche per la salute.

In questo articolo esploreremo le possibili proprietà e benefici dell’acqua idrogenata, insieme alle limitazioni e precauzioni da considerare prima di utilizzarla.

Complicanze

Il clistere è una pratica largamente utilizzata. Secondo le statistiche, i pazienti riferiscono molti effetti benefici in seguito a tale procedura, ma in letteratura sono anche documentate complicanze più o meno gravi tra cui neurologiche, cardiovascolari e gastrointestinali:

  • L’utilizzo di clisteri di fosfato può condurre a squilibri elettrolitici, soprattutto in bambini al di sotto di 5 anni, specialmente in chi presenta già una disfunzione renale o intestinale.
  • Spesso anche l’uso di anestetici locali, come la lidocaina, può essere dannoso. Da un lato riduce il dolore per il paziente, ma dall’altro può provocare lacerazioni e perforazioni del colon poiché non viene percepito un eventuale dolore dovuto ad una lesione. Per questo prima di eseguire la procedura è importante verificare se il paziente presenta una patologia ano-rettale sottostante o se presenta una completa integrità delle pareti intestinali.
  • L’utilizzo del sapone all’interno del clistere è stato evidenziato, seppur in rari casi, come causa di lesione della mucosa intestinale.
  • Altri problemi possono essere associati a traumi fisici e termici, legati ad una temperatura troppo elevata dell’acqua all’interno del clistere.
  • Infine, in alcuni pazienti con lesioni al midollo spinale o con malattie come il Parkinson e la Sclerosi Multipla, è stato riscontrato che un dolore acuto provocato dal clistere potrebbe innescare un aumento drastico e letale della pressione sanguigna.

Bibliografia: fonti e note

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