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COVID-19 E BAMBINI: cosa c’è da sapere

COVID-19 E BAMBINI: cosa c’è da sapere

Come impatta il COVID-19 sui bambini? Vediamo alcune considerazioni che prendono spunto dall’intervento di Liviana Da Dalt, docente dell’Università di Padova oggi alla guida del reparto di Pediatria della città (2).

 

Le peculiarità dei bambini

«I bambini non sono piccoli adulti» è una campagna che AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha trasmesso qualche anno fa. Questa frase significa che i bambini non sono degli adulti in miniatura, ma hanno un organismo che presenta caratteristiche peculiari. È bene tenerle in considerazione quando si ragiona su una malattia e sui farmaci da somministrare ai bambini. 

COVID-19, infatti, ha dimostrato di agire in modo molto diverso sugli adulti e sui bambini, come già avevamo visto circa 3 mesi fa riportando i risultati di un primo studio effettuato su pazienti pediatrici.

 

Pochissimi casi di contagio

In Italia i minori che hanno contratto la malattia COVID-19 dall’inizio della pandemia sono una netta minoranza rispetto alla totalità della popolazione di contagiati: soltanto il 2,3%. Nella fascia 0-9 anni sono stati 1919 (0,8% del totale), mentre nella fascia 10-19 anni sono 3.442, pari a 1,5% del totale.

Consideriamo che per i bambini in genere è facile contrarre le malattie del tratto respiratorio. Per via della risposta immunitaria ancora “non matura” dei bambini al di sotto dei 2 anni, inoltre, questa tipologia di malattie è responsabile di un elevato numero di decessi infantili in tutto il mondo. Anche i bambini immunodepressi sono esposti a un rischio particolarmente alto.

Nonostante la predisposizione alle malattie respiratorie in genere, «finora in tutta Italia i decessi pediatrici per Covid-19 sono stati soltanto 4, uno dei quali aveva una malattia cronica preesistente». Fortunatamente, questi dati portano a riflessioni incoraggianti: si ammalano di meno, in modo meno grave. I sintomi principali di Covid-19 nei bambini, quando presenti, sono un po’ di tosse e febbre bassa, diarrea e vomito. Tutto si risolve rapidamente e solo il 10% manifesta sintomi gravi e l’1% richiede il ricovero in terapia intensiva.

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Perché pochi contagi Covid-19 nei bambini?

Non c’è ancora un’opinione univoca al riguardo. Si sono formulate varie ipotesi tra cui la probabilità che il virus faccia più fatica all’ingresso nelle cellule dei bambini. Infatti il virus si lega ad una specifica proteina per poter innescare l’infezione, che si presenta in una forma immatura nei bambini. Questo non permetterebbe un legame preciso con il virus, che quindi avrebbe meno “presa” e risulterebbe meno efficace nel determinare l’infezione.

Inoltre, dato che i bambini sono particolarmente esposti ai virus delle vie aeree, è possibile che ci sia una competizione tra vari virus per l’entrate nelle vie aeree dei bambini. La competizione ostacolerebbe in qualche modo la proliferazione del Coronavirus.

Per spiegare il fenomeno della resistenza di bambini e giovani all’attacco del Coronavirus sono state avanzate diverse anche altre possibili ipotesi, fra le quali “l’allenamento” del sistema immunitario dei più piccoli anche grazie alle vaccinazioni. I bambini hanno un sistema immunologico che ha una reattività molto intensa, e hanno ottime capacità di recupero.

Chiaramente questo dato si fa meno roseo nel momento in cui trattiamo infanti che hanno malattie croniche pregresse o un sistema immunitario compromesso. In Italia i casi sono così pochi da essere irrilevanti.

 

Contagiosità dei bambini

I bambini possono trasmettere il COVID-19, anche se asintomatici, proprio come ogni altro individuo infetto. Sembrerebbe però che la contagiosità dei bambini sia minore rispetto a quanto accade negli adulti. La ragione probabilmente è da ricercarsi nelle motivazioni precedenti, che genererebbero nel complesso una carica virale minore.

 

Trasmissione del Covid-19 tra mamma e figlio

Non risultano casi di bambini nati durante e dopo il lockdown da mamme positive è risultato a sua volta positivo. Non sono state trovate tracce di proteine virali neanche nel latte materno, e possiamo quindi affermare con una certa serenità che nella maggior parte dei casi il virus non si trasmette dalla mamma al neonato.

 

Covid-19 come causa della depressione post-partum

Gestire la gravidanza durante l’emergenza Covid-19 è stato particolarmente difficile, per via del Lockdown.

In particolare il Covid-19 è stato associato ad un aumento dei casi di depressione post-partum. Approfondiremo questo delicato argomento in un articolo dedicato.

 

Il Covid-19 e la riapertura delle attività dei bambini

Tutto quello che abbiamo discusso finora ha dei risvolti in merito alla previsione della riapertura delle scuole e delle attività ricreative dei bambini in generale.

Occorrerà agire in modo precoce nell’identificazione e isolamento dei casi di sindrome respiratoria. Sarà importante perciò nelle scuole misurare obbligatoriamente la temperatura con controlli random o su sintomi specifici. Andranno tenuti a casa da scuola i figli non appena si manifesta un qualsiasi sintomo influenzale. Questo ridurrà sicuramente la presenza fisica dei bambini nelle classi e probabilmente occorrerà pensare alla possibilità di continuare la formazione a distanza durante tutte le lezioni che i bambini saranno costretti a perdere per la presenza di sintomi anche molto lievi di malattia. 

Abbiamo già discusso in merito all’opportunità di vaccinare la popolazione in generale, obbligatoriamente, nei confronti dell’influenza. Quanto alla possibilità di vaccinare i bambini contro l’influenza potrebbe essere utile farlo, non tanto e non solo per facilitare la gestione di un eventuale ritorno del Coronavirus permettendo di escluderlo, ma per il fatto che ridurrà le assenze per malattia dei bambini che potrebbero diventare per i genitori e per i bambini un problema significativo nel corso dell’anno scolastico.

 

Mascherine sì o mascherine no?

Per i bambini al di sotto dei 6 anni la mascherina non deve essere utilizzata. In particolare al di sotto dei 2 anni può essere dannosa. Ricordiamo che la respirazione nei bambini più piccoli avviene a livello nasale e non attraverso la bocca perché la lingua nei bambini più piccoli è di dimensioni maggiori rispetto agli adulti. Quindi, utilizzando la respirazione prevalentemente nasale e non per via orale, c’è maggior rischio di affaticamento.

Una mascherina utilizzata nel modo sbagliato porta più rischi che benefici, ed i bambini di età compresa tra i 2 ed i 6 anni difficilmente saranno in grado di rispettare le regole. Sopra i 6 anni invece educare i propri figli all’uso corretto di questo dispositivo sarà importantissimo in quanto soggetti al contatto con molti altri bambini nelle aule scolastiche. 

 

Med4Care Marco De Nardin

Dott. Marco De Nardin

Fonti e note:

 

Per approfondire: