Prevenzione della cistite con fitoterapici

Cistite: prevenzione e trattamento con fitoterapici

Prevenzione della cistite con prodotti fitoterapici 

Cos’è la cistite?

La cistite è una condizione determinata da un processo infiammatorio a carico della vescica e delle basse vie urinarie. Le cause possono essere molteplici e non sempre note.  

Quando l’infiammazione insorge a seguito di un’infezione batterica, solitamente si parla di cistite acuta: si presenta come episodio singolo, risolvibile in tempi relativamente brevi grazie a una terapia farmacologica.

In queste circostanze, alcuni batteri uropatogeni, prevalentemente del gruppo Escherichia Coli (E. Coli uropatogeno, UPEC), giocano un ruolo fondamentale perché aderiscono all’epitelio (1), risalgono l’uretra fino alla vescica e qui formano delle comunità batteriche intracellulari che ne favoriscono la replicazione e rendono più difficile l’eliminazione, agendo in certi casi da “reservoir” quiescenti e determinando uno stato infettivo e infiammatorio cronico. 

Prevenzione cistite: colonizzazione dei batteri nell'area urogenitale

 

Colonizzazione dell’area urogenitale nella donna da parte di microrganismi uropatogeni

Vediamo nella figura qui sopra le fasi della colonizzazione della vescica da parte dei batteri:

  1. I batteri uropatogeni, tra cui E. Coli, migrano dal retto verso l’epitelio urogenitale, colonizzandolo;
  2. risalgono verso l’uretra;
  3. grazie ai pili di cui sono dotati, aderiscono all’epitelio vescicale e formano un biofilm;
  4. invadono le cellule a ombrello dell’urotelio, si moltiplicano e formano comunità batteriche intracellulari;
  5. migrano e invadono l’epitelio di transizione, formando dei “reservoir” che possono rimanere quiescenti per lungo tempo. 

Quando invece la cistite non è di natura batterica ma dovuta a cause non ben definite ed è associata a un dolore pelvico costante e prolungato, si parla di cistite cronica o interstiziale. In questo caso la sintomatologia dolorosa può risultare meno intensa rispetto all’episodio acuto ma costante nel tempo e lo stato infiammatorio può protrarsi per mesi o anni. Questo può determinare un danno semi-permanente o permanente alla mucosa vescicale e delle basse vie urinarie.

 

Trattamento e resistenza batterica nella cistite

In caso di cistite batterica si ricorre alla terapia antibiotica, mentre in caso di cistite interstiziale i trattamenti possono essere molteplici e di diversa natura, tra cui terapie orali o endovescicali volte a ripristinare l’integrità dell’urotelio.  

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I fenomeni di resistenza batterica agli antibiotici, ormai sempre più frequenti, pongono delle problematiche serie relative alla cura delle cistiti batteriche: in particolare, sono emersi ceppi di E. Coli resistenti a un ampio spettro di antibiotici, il che rende il numero di strumenti utili per combattere le infezioni urinarie sempre minore e aumenta la probabilità di recidive. 

D’altro canto la cistite interstiziale può essere associata a disturbi psicologici determinati da un abbassamento della qualità della vita dovuto a una sofferenza costante e prolungata, e le terapie non sempre offrono risultati rapidi e concreti. 

Per questi motivi, è fondamentale considerare un approccio profilattico in modo da prevenire recidive, cronicità e ricorso frequente agli antibiotici. 

 

Come prevenire la cistite

Uno stile di vita salutare e qualche buona pratica possono prevenire cronicità e recidive:

Alimentazione per la prevenzione della cistite

  • Bere liquidi in abbondanza, minimo 1,5-2 litri al giorno. Nonostante chi soffre di cistite possa essere tentato ad assumere meno liquidi per evitare il dolore associato alla minzione, bere aiuta la diluizione e l’espulsione batterica attraverso l’urina. Evitare alcolici, bevande zuccherate e irritanti come il caffè, sostituendoli con tisane diuretiche; 
  • Diminuire il consumo di carboidrati ed eliminare il cibo spazzatura. La maggiore ritenzione idrica che questi alimenti causano, dovuta in parte all’ingente contenuto di sale che contengono, riduce la minzione e contribuisce ad aumentare la sensazione di fastidio e/o dolore; 
  • Evitare cibi speziati, poiché alcune spezie possono risultare irritanti per la mucosa vescicale, e alimenti irritanti quali cioccolato, dolci e insaccati; 
  • Evitare il ristagno dell’urina nella vescica, poiché potrebbe favorire la replicazione batterica, quindi cercare di evitare di trattenere se possibile e recarsi al bagno ogni qual volta c’è lo stimolo ad urinare.

 

Igiene intima per prevenire della cistite

  • Evitare di favorire il passaggio di batteri dal retto verso la vagina e l’uretra durante il bidet quotidiano ma anche durante i rapporti sessuali;
  • Lavarsi accuratamente dopo un rapporto sessuale. I rapporti sessuali in generale causano disbiosi a livello urogenitale e aumentano lo stato infiammatorio pelvico. 
  • Evitare anche un eccesso di lavaggi

 

Gestione della stipsi e patologie croniche intestinali nella prevenzione della cistite

Un mancato svuotamento dell’intestino dovuto a stitichezza aumenta la carica batterica a livello dell’ampolla rettale e favorisce la migrazione di batteri verso le vie urinarie. Inoltre l’alterazione della barriera intestinale, dovuta ad esempio a patologie infiammatorie che ne aumentano la permeabilità, favoriscono il passaggio di batteri nel circolo linfatico e da qui la loro migrazione verso l’apparato urogenitale. 

 

Esercizio fisico 

L’attività fisica contribuisce a mantenere il sistema immunitario in buona salute e a rafforzarlo. Inoltre, favorisce la motilità intestinale, prevenendo la stitichezza.  

 

Abbigliamento per la prevenzione della cistite

Evitare biancheria intima stretta e sintetica, privilegiando il cotone traspirante. In generale, non indossare pantaloni fascianti e collant o leggins sintetici. Non indossare a lungo costumi da bagno umidi.  

 

 

Cure e trattamenti per prevenire la cistite

Fitoterapici antisettici contro la cistite: il mirtillo rosso

Efficacia degli integratori alimentari a base di mirtillo rosso americano o cranberry (Vaccinium macrocarpon): ad essere utilizzato è il frutto sotto forma di estratto secco oppure succo puro.

Poiché gli studi relativi all’uso del cranberry per prevenire le recidive di cistite sono ritenuti ancora insufficienti e alcuni trial clinici hanno presentato dei risultati contrastanti, a oggi non esistono indicazioni comprovate per il suo utilizzo nella prevenzione della cistite. Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato in vitro l’efficacia antibatterica peculiare del fitocomplesso e in vivo una diminuzione della frequenza di recidive; ciò induce a pensare che la variabilità dei risultati sia dovuta alla diversa composizione dei fitoterapici utilizzati nei vari trial clinici e nella diversità dei protocolli utilizzati.  

Il fitocomplesso della bacca del cranberry contiene antocianidine e proantocianidine (PAC), che si ritengono responsabili dell’azione antibatterica. In particolare, le proantocianidine A (PAC-A), caratteristiche del cranberry, sembrano avere molteplici effetti antiadesivi nei confronti di E. Coli e di altri batteri: infatti, mimano la struttura dei recettori presenti sulle cellule uroteliali, creando un meccanismo di competizione verso le adesine batteriche, e alterano le capacità adesive della membrana batterica, diminuendo il numero e la lunghezza di pili e fimbrie. Inoltre, altri componenti del fitocomplesso alterano l’espressione genica di E. Coli e la sua capacità di formare un biofilm efficace.  

Altri alimenti contenenti proantocianidine non di tipo A, quali uva, mele, tè verde e cioccolato, non hanno dimostrato le stesse proprietà antiadesive. 

Sebbene non esistano indicazioni ufficiali di posologia, studi preliminari condotti finora che hanno riscontrato una riduzione delle recidive suggeriscono che 72 mg/die di PAC costituiscano una dose efficace per inibire l’adesione batterica fino a 24 ore. È possibile assumere direttamente succo di cranberry puro, circa 120-750 ml/die, oppure estratto secco, circa 120-1600 mg/die, per cicli di 3 mesi. È importante dunque accertarsi che l’estratto secco contenuto nell’integratore alimentare sia stato titolato in PAC di modo da adattare la posologia.  

Alcuni studi hanno evidenziato un incremento dell’INR in pazienti sottoposti a terapia anticoagulante con warfarin a seguito dell’assunzione d’integratori di cranberry o succo puro. È consigliabile quindi monitorare l’INR durante il trattamento in soggetti selezionati. Non ci sono studi che abbiano individuato delle controindicazioni per l’assunzione di succo di cranberry in bambini e donne in stato di gravidanza, mentre non ci sono dati relativi all’allattamento. 

 

Integratori a base di uva ursina nella prevenzione della cistite

Integratori alimentari a base di uva ursina (Uva ursi): il principio attivo in questo caso è rappresentato dalle foglie, che possono essere utilizzate fresche o secche per la preparazione di infusi, decotti e macerati freddi, oppure sotto forma di estratto secco.

Il fitocomplesso delle foglie contiene diversi composti attivi, tra cui l’arbutina, un glicoside fenolico che per idrolisi libera idrochinone. Questa molecola è dotata di una spiccata azione antisettica contro diversi ceppi batterici, tra cui E. Coli, mentre gli altri componenti del fitocomplesso sinergizzano l’azione dell’arbutina e determinano un effetto diuretico.

Come nel caso del cranberry, a oggi non esistono indicazioni ufficiali per l’utilizzo di uva ursina per la prevenzione d’infezioni urinarie; tuttavia, alcuni studi ne hanno dimostrato l’efficacia nel diminuire la frequenza di episodi di cistite. La posologia è di 400-800 mg di arbutina/die, da suddividere in più somministrazioni giornaliere, per una settimana; ripetere il ciclo per non più di 5 volte l’anno. Se si assume un integratore alimentare a base di foglie estratto secco è buona norma controllare il titolo in arbutina. Per la tintura madre di uva ursina, si consiglia di diluire 40 gocce in acqua per 3 volte al giorno.  

A causa dell’azione irritante dovuta all’alta concentrazione di tannini, ne è sconsigliato l’uso in gravidanza e nei bambini al di sotto dei 12 anni. 

 

D-Mannosio nella prevenzione della cistite

Il D-mannosio è un monosaccaride solubile che, a seguito di assunzione per via orale, viene assorbito prevalentemente per diffusione passiva attraverso l’epitelio intestinale. La parte che non viene metabolizzata viene escreta immodificata tramite le urine entro 1-2 ore dall’ingestione. Raggiunta un’alta concentrazione nella vescica, esplica l’effetto antiadesivo verso E. Coli: grazie all’altissima affinità per una subunità dei suoi pili, agisce come recettore solubile, impedendone l’adesione alle cellule uroteliali. Sembra inoltre che il D-mannosio contribuisca alla riparazione dell’epitelio danneggiato, favorendo la ricostruzione dello strato di glicosaminoglicani della mucosa delle vie urinarie. 

Nonostante le evidenze scientifiche riguardo l’efficacia del mannosio siano insufficienti per dare indicazioni di posologia, il dosaggio consigliato per gli adulti è di 1-3 g/die, in 1-2 somministrazioni, per un periodo di 3-6 mesi, a cicli o in modo continuativo. Per i bambini si consiglia un massimo di 3 g/die se il peso è >25 kg e 1,5 g/die se il peso è <25 kg. Gli studi indicano 0,2 g/kg di peso corporeo come soglia di sicurezza al di sotto della quale non si riscontrano effetti collaterali quali diarrea e gonfiore, quindi è possibile aggiustare la posologia in base alla soggettività del paziente. 

Non sono presenti controindicazioni al suo utilizzo in gravidanza e allattamento. 

 

Fermenti lattici vaginali e orali per prevenire la cistite

La flora vaginale e periuretrale ha un ruolo particolarmente importante nella prevenzione dell’adesione e della migrazione di microrganismi. In particolare, i batteri del genere Lactobacillus sono fondamentali per la salute delle vie urinarie e dell’apparato genitale: producono sostanze tossiche per altri batteri, tra cui l’UPEC, competono con essi per i nutrienti e ne ostacolano la replicazione creando un pH vaginale acido. L’alterazione della flora di lattobacilli, dovuta ad un rapporto sessuale, all’uso di spermicidi a scopo contraccettivo, alla menopausa o all’uso ripetuto e/o prolungato di antibiotici, può favorire l’adesione e la colonizzazione da parte di E. Coli uropatogeno.  

Come nei casi precedenti, anche i trial clinici sull’utilizzo di fermenti lattici per prevenire o trattare cistiti recidivanti mostrano risultati contrastanti. Alcuni di questi, però, mostrano evidenze particolarmente promettenti riguardo ai benefici della loro assunzione. A causa dell’eterogeneità di questi studi (ceppi utilizzati e protocolli) e del loro numero limitato, i dati raccolti non sono ancora sufficienti per formulare delle indicazioni precise riguardo ai ceppi di Lattobacilli maggiormente efficaci, la posologia, la via di somministrazione e la durata del trattamento. Se si assumono fermenti lattici, è necessario quindi attenersi alle indicazioni del produttore e consultare un medico. 

Gli studi che hanno dimostrato un beneficio dall’assunzione di Lattobacilli per la prevenzione di cistiti ricorrenti hanno dimostrato che: 

  • Sia la somministrazione per via orale che per via vaginale di Lattobacilli si sono dimostrate efficaci nell’aumentare la colonizzazione vaginale da parte degli stessi. La somministrazione diretta in vagina, che consente di evitare il passaggio attraverso l’apparato gastrointestinale, risulta considerevolmente più efficace nel massimizzare la percentuale di Lactobacilli che raggiunge l’epitelio vaginale, mentre la somministrazione orale, per essere efficace, deve avvenire tramite una formulazione gastroresistente. 
  • I Lattobacilli, una volta colonizzato il retto, possono risalire verso la vagina e il tratto urinario, competendo quindi con gli uropatogeni in primo luogo a livello intestinale e in seguito in vagina; 
  • È necessario utilizzare ceppi di Lactobacillus ben caratterizzati, tra cui: L. acidophilus, L. reuteri, L. casei, L. plantarum, L. Rhamnosus e Bifidobacterium animalis subsp. Lactis. Tra questi, negli studi che hanno dimostrato un’effettiva diminuzione degli episodi di cistite sono stati utilizzati L. rhamnosus GR-1 (via orale e vaginale), L. reuteri RC-14 (via orale) e L. fermentum B-54 (via vaginale). 

 

radighieri giulia farmacista

Dott.ssa Giulia Radighieri, Farmacista

 

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BIBLIOGRAFIA