Fascite plantare

Fascite plantare: quando la pianta del piede è infiammata

La fascite plantare è una condizione dolorosa e spesso invalidante che colpisce la fascia plantare, una struttura fibrosa che si estende dalla base delle dita fino al tallone.

Questa condizione è caratterizzata da infiammazione e dolore nella zona del tallone e può causare dolore persistente e limitazioni funzionali, influenzando negativamente la qualità della vita delle persone colpite.

 

Quanto è frequente la fascite plantare? Epidemiologia

epidemiologia

La fascite plantare è una condizione medica comune: è una delle principali cause di dolore al tallone ed è una delle patologie muscolo-scheletriche più comuni del piede.

Può colpire persone di tutte le età, ma è più comune negli adulti tra i 40 e i 60 anni e non sembra esserci una predilezione di genere significativa. È spesso associata ad altre condizioni, come il tendine d’Achille e il neuroma di Morton.

 

Quali sono le cause della fascite plantare? Eziologia

L’eziologia può essere complessa e multifattoriale. L’infiammazione della fascia plantare può infatti derivare da:

  • Sovraccarico meccanico: accade quando la fascia plantare viene sottoposta a tensioni eccessive o sollecitazioni ripetute a causa di attività fisiche intense, come la corsa o l’atletica leggera, o a causa di lavori che richiedono lunga permanenza in piedi. Questo può causare microtraumi e lesioni che possono portare a infiammazione e dolore.
  • Anomalie biomeccaniche: ad esempio i piedi piatti o le arcate plantari molto alte possono alterare la distribuzione del carico sul piede, mettendo maggiore pressione sulla fascia plantare.
  • Debolezza muscolare: la debolezza o l’inadeguata flessibilità dei muscoli della gamba e del piede possono contribuire allo sviluppo della patologia. Muscoli deboli non riescono a sostenere adeguatamente l’arco plantare e la fascia, aumentando lo stress sulla struttura.
  • Obesità o sovrappeso: l’eccesso di peso può aumentare il carico sul piede favorendo l’infiammazione e la degenerazione del tessuto.
  • Scarpe inadeguate: l’utilizzo di calzature con supporto insufficiente o scarpe che non si adattano correttamente ai piedi può causare una distribuzione irregolare del peso e aumentare la tensione sulla fascia.
  • Età: la fascite plantare tende ad essere più comune negli adulti di mezza età, poiché i tessuti connettivi del piede possono subire un naturale processo di degenerazione con il passare degli anni.
  • Fattori sistemici: in alcuni casi condizioni sistemiche come l’artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie o autoimmuni possono essere associate alla fascite.

 

Quali sono i sintomi della fascite plantare? Sintomatologia

I sintomi possono variare in intensità da lievi a gravi e possono essere bilaterali (colpire entrambi i piedi) o unilaterali (colpire solo un piede).

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Tra i più comuni:

  • Dolore al tallone: dolore acuto o sordo nella parte inferiore del tallone, spesso all’inserzione della fascia plantare nel calcagno (osso del tallone). In alcuni casi può irradiarsi lungo la parte inferiore del piede verso l’arco plantare.
  • Dolore mattutino o dopo il riposo: il dolore tende a essere più intenso al mattino appena svegli o dopo periodi di riposo prolungato.
  • Dolore dopo l’attività fisica: soprattutto dopo attività che coinvolgono sollecitazioni ripetitive dei piedi, come la corsa, il salto o la camminata prolungata.
  • Dolore durante la deambulazione: la sensazione di dolore può essere particolarmente evidente durante la deambulazione, specialmente quando si cammina su superfici dure o irregolari.
  • Sensazione di rigidità e infiammazione: la zona interessata può presentare sensazione di rigidità o infiammazione locale.
  • Intensificazione del dolore a piedi scalzi: camminare a piedi nudi o indossare scarpe con supporto insufficiente può causare un aumento del dolore.
  • Sintomi cronici: nei casi di fascite plantare non trattata o trascurata il dolore può diventare cronico e persistente nel tempo.
  • Spina calcaneare: è una calcificazione di una parte del tallone dovuta a microtraumi frequenti.

 

Diagnosi di fascite plantare

Fascite plantare diagnosi

La diagnosi prevede un’anamnesi, un esame fisico e in alcuni casi ulteriori esami diagnostici e viene posta solitamente all’interno di una visita ortopedica o di un terapista del dolore.

 

Anamnesi

L’anamnesi consiste nella raccolta di informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente ed è essenziale per stabilire una corretta diagnosi e pianificare un trattamento appropriato.

Tra le informazioni raccolte:

  • Sintomi: inclusi il tipo di dolore, la sua localizzazione e l’intensità. Sono importanti anche eventuali sintomi associati, come infiammazione, rigidità o dolore che si manifesta al mattino o dopo l’attività fisica.
  • Insorgenza dei sintomi: quando sono iniziati e se ci sono stati eventi o attività specifiche che potrebbero aver scatenato il dolore, come un aumento dell’attività fisica o l’uso di nuove scarpe.
  • Attività fisica: raccoglierà informazioni sulle attività sportive o lavorative del paziente, inclusi sport ad alto impatto o lavori che richiedono molta permanenza in piedi.
  • Storia medica pregressa: inclusa l’eventuale presenza di altre condizioni mediche, come l’artrite reumatoide o il diabete, che potrebbero influenzare la predisposizione alla fascite plantare.
  • Calzature: il medico chiederà al paziente di descrivere le calzature che solitamente indossa e se sono state apportate modifiche recenti alle scarpe.
  • Storia familiare: potrebbe essere utile esplorare la presenza di condizioni muscolo-scheletriche simili nella famiglia del paziente, poiché alcune predisposizioni genetiche possono essere coinvolte nella fascite plantare.
  • Eventi traumatici: se il paziente ha subito in passato traumi o lesioni al piede o alla caviglia, poiché tali eventi possono aumentare il rischio di sviluppare la condizione.
  • Trattamenti pregressi:  eventuali trattamenti o terapie pregresse per il dolore al tallone, come terapia fisica, massaggi o l’uso di plantari e il loro effetto.

 

Esame obiettivo

L’esame obiettivo è una parte fondamentale della valutazione clinica e viene eseguito per confermare la diagnosi e identificare eventuali segni fisici associati alla condizione.

Ecco come avviene:

  1. Ispezione del piede: il medico esamina attentamente la zona del piede e del tallone alla ricerca di segni visibili di infiammazione, arrossamento o gonfiore.
  2. Valutazione del passo e della deambulazione: il paziente potrebbe essere invitato a camminare o a correre per valutare eventuali alterazioni della deambulazione.
  3. Palpazione: il medico palpa la zona del tallone, dell’arco plantare e della fascia plantare per individuare eventuali punti dolenti o sensibili.
  4. Test di flessibilità: vengono eseguiti dei test per valutare la flessibilità e l’elasticità della fascia plantare. Il test più comune è il test di stretching, durante il quale il medico solleva il piede del paziente mentre quest’ultimo è seduto o disteso supino, estendendo il piede e flettendo le dita verso l’alto.
  5. Valutazione dell’arco plantare: il medico può valutare l’altezza dell’arco plantare del paziente in posizione eretta o seduta per identificare eventuali anomalie strutturali.
  6. Valutazione del piede contralaterale: se la fascite plantare è unilaterale il piede sano verrà anche valutato per confrontare eventuali differenze strutturali o funzionali.

 

Esami diagnostici

Gli esami di laboratorio e strumentali sono utilizzati per confermare la diagnosi, escludere altre condizioni simili e valutare ulteriormente la gravità della patologia. Tra gli esami possibili:

  • Radiografia: la radiografia del piede può essere eseguita per escludere altre patologie, come fratture ossee o calcificazioni nella zona del tallone.
  • Ecografia muscoloscheletrica: per valutare la presenza di infiammazione e la condizione della fascia plantare. Può mostrare eventuali ispessimenti, cambiamenti nella struttura o versamenti nei tessuti molli della zona del tallone.
  • Risonanza magnetica: può fornire immagini dettagliate dei tessuti molli, inclusa la fascia plantare, e può rilevare l’infiammazione e altre possibili cause di dolore al tallone. È particolarmente utile nei casi in cui l’ecografia non fornisce una chiara visualizzazione o quando si sospetta una lesione grave.
  • Esami di laboratorio: generalmente non sono necessari ma possono essere utili per escludere altre condizioni mediche che potrebbero comportare sintomi simili. Ad esempio esami del sangue per valutare i livelli di acido urico, reumatismi o artrite reumatoide.

 

Diagnosi differenziale della fascite plantare

È un processo importante per escludere altre condizioni che possono manifestarsi con sintomi simili. Un’accurata diagnosi differenziale è fondamentale per garantire che il paziente riceva il trattamento adeguato per la sua specifica condizione.

Tra le principali condizioni che devono essere considerate:

  • Neuroma di Morton: è una condizione in cui un nervo interdigitale nel piede si infiamma e provoca dolore, intorpidimento o bruciore, ma il dolore è più spesso localizzato nella zona delle dita del piede e non nel tallone.
  • Tendinopatia d’Achille: è una lesione del tendine d’Achille, che collega il muscolo del polpaccio all’osso del tallone. Può causare dolore e infiammazione nella parte posteriore del tallone.
  • Fratture da stress: sono piccole fratture che si sviluppano gradualmente nel tessuto osseo a causa di sovraccarico eccessivo o ripetuto. Possono colpire l’osso del tallone o altre parti del piede.
  • Borsite retrocalcaneare: è l’infiammazione della borsa sottostante al tendine d’Achille. Questa condizione può causare dolore e gonfiore nella zona posteriore del tallone.
  • Artrite reumatoide: è una malattia autoimmune che provoca infiammazione delle articolazioni, inclusa quella tra il tallone e l’arco plantare. Può causare dolore e rigidità nel piede.
  • Spondilite anchilosante: è una forma di artrite che coinvolge principalmente la colonna vertebrale ma può anche causare infiammazione delle articolazioni delle anche e delle ginocchia, il che potrebbe portare a dolore al piede.
  • Problemi neurologici: alcune condizioni neurologiche, come la neuropatia periferica, possono causare sintomi di dolore e parestesie nei piedi.
  • Malattie vascolari: possono causare ridotta circolazione sanguigna nei piedi, con sintomi di dolore e sensazione di freddo.

Trattamento della fascite plantare

Esistono diversi trattamenti disponibili. La scelta dipende:

  • dalla gravità dei sintomi,
  • dalla durata della condizione,
  • dalla risposta individuale del paziente.

Vediamo nel dettaglio alcune della terapie possibili.

 

Riposo

Il riposo implica la riduzione o l’evitamento delle attività che causano dolore e sovraccarico sulla fascia plantare infiammata.

Se l’attività fisica è una parte importante della routine quotidiana del paziente, è possibile apportare modifiche temporanee all’allenamento per ridurre lo stress sulla fascia plantare. Ad esempio si potrebbe optare per attività a basso impatto, come il nuoto o il ciclismo, invece della corsa, fino a quando il dolore diminuisce.

Durante il periodo di riposo è importante indossare scarpe che forniscano un adeguato supporto dell’arco plantare e che ammortizzino gli urti durante la camminata. Evitare di camminare su superfici dure o irregolari può aiutare a evitare ulteriori stress sulla zona interessata.

Per evitare un sovraccarico repentino della fascia plantare e un possibile peggioramento dei sintomi, il ritorno alle normali attività e all’allenamento deve essere graduale.

 

Terapia fisica

La terapia fisica è finalizzata a ridurre l’infiammazione, migliorare la flessibilità muscolare e rafforzare la struttura del piede. È solitamente eseguita da un fisioterapista e personalizzata in base alle esigenze specifiche.

Dopo una valutazione del paziente, possono venire effettuate le seguenti terapie:

  • Esercizi di stretching: mirano ad allungare la fascia plantare, i muscoli del polpaccio e della gamba, e possono essere efficaci nel ridurre la tensione sulla fascia. Alcuni esempi: il classico stretching della fascia plantare, dove si estende il piede e si piegano le dita verso l’alto, e lo stretching dei muscoli del polpaccio, eseguibile inclinando il corpo in avanti contro un muro con una gamba distesa e l’altra piegata.
  • Esercizi di rafforzamento: sono finalizzati a potenziare i muscoli del piede, della caviglia e della gamba, per migliorare la stabilità e il sostegno dell’arco plantare. Possono includere sollevamenti sulle punte dei piedi, esercizi di resistenza con fasce elastiche o esercizi di equilibrio su una gamba sola.
  • Terapia manuale: come il massaggio, la mobilizzazione articolare e il rilascio miofasciale.
  • Terapia con onde d’urto: è una tecnica in cui onde acustiche ad alta energia vengono applicate sulla zona interessata. Può contribuire a stimolare la guarigione dei tessuti danneggiati, ridurre l’infiammazione e alleviare il dolore.
  • Ultrasuoni: utilizza onde sonore ad alta frequenza per migliorare il flusso sanguigno e promuovere la guarigione dei tessuti. Può essere utilizzata per ridurre l’infiammazione e alleviare il dolore.
  • Educazione: il fisioterapista fornisce istruzioni sull’esecuzione corretta degli esercizi a casa e sulla gestione della fascite plantare nel lungo periodo.

 

Ozonoterapia

ozono terapia

L’ozonoterapia è una metodica molto utile come terapia anti-infiammatoria nella fascite plantare.

L’efficacia dell’azione dell’ozono è prodotta dal suo effetto anti-infiamatorio ed anti-ossidante. L’ozono infatti, a contatto con il corpo umano, produce sostanze ossidate, come i perossidi, che inducono una reazione da parte dell’organismo: il potenziamento delle reazioni chimiche anti-ossidanti. In tal modo l’ozono induce l’aumento delle reazioni anti-infiammatorie dentro il nostro corpo.

Le modalità di somministrazione dell’ozono per la fascite plantare possono essere per via generale, o sistemica, o per via locale.

La somministrazione sistemica si può ottenere:

  • per via endovenosa, come una procedura chiamata auto-emotrasfusione, che consiste nel prelievo di 100-200ml di sangue, la miscelazione con ozono e la successiva reintroduzione del sangue ozonizzato nel corpo
  • per via rettale, con le insufflazioni rettali, dove l’ozono è portato con una sonda nel retto ed è assorbito direttamente dalla mucosa intestinale.

La somministrazione topica, invece, si può eseguire con iniezioni dirette nel sottocute della pianta del piede, in modo da portare la maggior quantità di beneficio possibile direttamente nella sede di massimo dolore.

 

Ghiaccio

L’applicazione del ghiaccio, nota anche come crioterapia, è un trattamento semplice ed efficace:

  • Meccanismo d’azione:  il freddo provoca la costrizione dei vasi sanguigni, limitando il flusso di sangue nella zona interessata. Questo aiuta a ridurre l’afflusso di cellule infiammatorie e sostanze chimiche che possono causare dolore e infiammazione. Inoltre il ghiaccio ha un effetto anestetico temporaneo.
  • Quando applicare il ghiaccio: subito dopo un’attività fisica intensa o quando si avvertono i primi sintomi di dolore o infiammazione.
  • Frequenza di applicazione: 2-4 volte al giorno nelle prime fasi dell’infiammazione. Durante ogni sessione lasciare l’impacco di ghiaccio sulla zona per circa 15-20 minuti. Assicurarsi che ci sia almeno un’ora di pausa tra le applicazioni.
  • Attenzione: se la pelle appare rossa o se si avverte dolore eccessivo, interrompere immediatamente l’applicazione. È consigliato proteggere la pelle con un asciugamano o uno strato di tessuto durante la crioterapia.

 

Farmaci

I farmaci possono essere utilizzati per ridurre l’infiammazione, il dolore e migliorare il comfort del paziente.

Tra i più utilizzati:

  • Anti-infiammatori non steroidei (FANS): agiscono inibendo l’azione delle sostanze chimiche responsabili dell’infiammazione, chiamate prostaglandine. L’ibuprofene, il naproxene e l’aspirina sono esempi di FANS disponibili senza prescrizione medica. Tuttavia l’uso a lungo termine di FANS può causare effetti collaterali, come problemi gastrointestinali, quindi è importante utilizzarli solo secondo le indicazioni del medico.
  • Farmaci antinfiammatori con applicazione topica: possono fornire un sollievo locale dal dolore e dall’infiammazione. Anche in questo caso è importante seguire le istruzioni del medico per l’applicazione e l’uso corretto.
  • Analgesici: gli analgesici, come il paracetamolo, sono farmaci utilizzati per alleviare il dolore. Tuttavia non riducono l’infiammazione e non agiscono direttamente sulla causa della fascite plantare.
  • Farmaci per il dolore neuropatico: quando la fascite è associata a dolore neuropatico, il medico può prescrivere farmaci specifici come il gabapentin o il pregabalin.

 

Iniezioni di corticosteroidi

I corticosteroidi sono farmaci potenti con effetti anti-infiammatori e sono una modalità di trattamento utilizzata in alcuni casi di fascite plantare persistente o grave.

La zona di iniezione è solitamente identificata tramite palpazione della zona infiammata, che è localizzata nella parte interna del tallone, vicino all’origine della fascia plantare. Prima dell’iniezione il medico può applicare una leggera anestesia locale per ridurre al minimo il disagio.

Il corticosteroide viene quindi iniettato con un ago sottile direttamente nella zona infiammata. per via sottocutanea (mesoterapia) oppure intramuscolare o intrafasciale. La quantità somministrata è solitamente minima. Dopo l’iniezione il paziente può sperimentare un sollievo immediato o graduale.

Il medico poi monitorerà attentamente il paziente e potrebbe richiedere un follow-up per valutare la risposta alla terapia e per controllare eventuali effetti collaterali.

 

Plantari e calzature di supporto

I plantari e le calzature di supporto forniscono un adeguato sostegno e ammortizzazione al piede, aiutando a ridurre il carico sulla fascia plantare infiammata.

Vediamo alcune informazioni al riguardo:

  • Plantari ortopedici: vengono realizzati dopo una valutazione accurata del piede e dell’arco plantare e sono progettati per fornire un sostegno adeguato all’arco plantare e distribuire uniformemente il carico sulla fascia plantare. Sono realizzati da un ortopedico o un podologo e possono essere utili soprattutto nei casi in cui il piede presenta anomalie biomeccaniche o difetti strutturali.
  • Plantari prefabbricati: sono dispositivi disponibili senza prescrizione medica e possono essere acquistati in farmacia o negozi specializzati. Sebbene non siano personalizzati, alcuni sono progettati per fornire supporto e ammortizzazione all’arco plantare. Possono essere utili per i pazienti con sintomi lievi o moderati di fascite plantare.
  • Scarpe specifiche: esistono scarpe specifiche per fornire supporto all’arco plantare e ridurre la tensione sulla fascia. Possono essere dotate di ammortizzazione e plantari estraibili, consentendo al paziente di utilizzare plantari ortopedici personalizzati, se necessario.
  • Scarpe con tallone sollevato: indossare scarpe con un lieve sollevamento del tallone può aiutare a ridurre lo stress sulla fascia plantare durante la camminata e l’attività fisica.

 

Riduzione del peso corporeo

L’eccesso di peso può aumentare il carico sulla fascia plantare, peggiorando i sintomi e rallentando il processo di guarigione.

Una riduzione del peso può comportare:

  • Riduzione dello stress sul piede: riducendo il peso corporeo si riduce lo stress sul piede, contribuendo a migliorare i sintomi e favorire la guarigione della fascite.
  • Minore infiammazione: l’obesità è associata a un aumento dei livelli di infiammazione sistemica nel corpo. La perdita di peso può aiutare a ridurre l’infiammazione generale nell’organismo, con effetti benefici anche sulla fascite plantare.
  • Miglioramento della funzionalità muscolare: l’eccesso di peso può influire sulla funzionalità dei muscoli del piede e della gamba, portando a squilibri muscolari e ridotta stabilità.
  • Aumento della mobilità: riducendo il peso corporeo si può aumentare la mobilità articolare, riducendo la rigidità e migliorando la flessibilità del piede, che è importante nella gestione della fascite plantare.

 

Supporto notturno

Il supporto notturno, anche noto come tutore o plantare notturno, è un dispositivo indossabile progettato per mantenere il piede in una posizione neutra, ovvero leggermente distesa, in modo da mantenere la fascia plantare allungata durante la notte. L’allungamento passivo può aiutare a ridurre la rigidità mattutina e il dolore al tallone.

È generalmente realizzato in materiale leggero e flessibile, come il neoprene o la plastica, per garantire il comfort durante il sonno. Comprende una parte che sostiene l’arco plantare e una struttura che mantiene il piede in posizione neutra, evitando il piegamento della caviglia durante la notte.

È importante scegliere un supporto che si adatti correttamente al piede e sia confortevole durante il sonno. Alcuni pazienti potrebbero richiedere un po’ di tempo per abituarsi all’utilizzo del dispositivo, ma nel tempo può diventare una componente benefica nella gestione della fascite plantare.

La durata dell’utilizzo varia a seconda delle esigenze individuali e della gravità della fascite.

 

Intervento chirurgico

L’intervento chirurgico viene preso in considerazione solo nei casi gravi e resistenti ad altre forme di terapia conservativa.

Esistono diverse tecniche chirurgiche utilizzate per trattare la fascite plantare:

  • Una delle procedure più comuni è la fasciotomia plantare parziale o totale. Durante questa procedura il chirurgo taglia una parte o l’intera fascia plantare, al fine di ridurre la tensione sulla zona infiammata. In alcuni casi il chirurgo può anche rimuovere i depositi di calcio associati alla fascite plantare.
  • In alcune situazioni il chirurgo può utilizzare la tecnica endoscopica per eseguire la fasciotomia. Questo approccio meno invasivo comporta piccole incisioni e l’uso di uno strumento chiamato endoscopio per visualizzare e tagliare la fascia plantare.

Può essere eseguito utilizzando anestesia locale o generale, a seconda della tecnica chirurgica e delle esigenze del paziente.

Come con qualsiasi procedura chirurgica ci sono rischi associati tra cui:

  • infezioni,
  • ematomi,
  • lesioni ai nervi,
  • dolore persistente,
  • recidiva dei sintomi.

Il periodo di recupero varia in base al tipo di procedura eseguita e il paziente può dover indossare un tutore o una scarpa speciale per supportare il piede durante il processo di guarigione. La fisioterapia e la riabilitazione possono essere raccomandate per aiutare a ripristinare la forza e la funzionalità del piede dopo l’intervento.

I tassi di successo dell’intervento chirurgico possono variare: non tutti i pazienti ottengono un sollievo completo dai sintomi.

 

Fascite plantare: cosa ricordare?

La fascite plantare è una condizione dolorosa e spesso invalidante che colpisce la fascia plantare.

È un’infiammazione che può essere provocata da diversi fattori, come sovraccanico meccanico, anomalie biomeccaniche, debolezza muscolare e obesità. Inoltre può essere un problema legato all’età o all’indossare calzature errate.

I sintomi includono dolore al tallone e sensazione di rigidità e infiammazione e possono essere particolarmente forti al mattino o dopo lunghi periodi di inattività, ma anche durante la deambulazione o in seguito ad attività fisica intensa.

La diagnosi avviene attraverso l’anamnesi, l’esame obiettivo ed eventuali esami diagnostici. Esistono vari tipi di trattamento possibile in base alla gravità dell’infiammazione: dal riposo e applicazione di ghiaccio fino a trattamenti farmacologici e iniezioni di corticosteroidi. In alcuni casi possono essere consigliati plantari o calzature particolari o anche supporti notturni. È anche possibile ricorrere ad un intervento chirurgico, se la fascite non migliora con le altre terapie.

In generale può rappresentare una sfida per coloro che ne soffrono, ma con il giusto approccio e trattamento, è possibile ottenere un sollievo significativo dai sintomi e migliorare la qualità della vita