Il ferro è un minerale essenziale per il nostro organismo che svolge un ruolo importante nella produzione di emoglobina e nella trasmissione dell’ossigeno ai tessuti. La sua carenza nel corpo può portare a una serie di problemi di salute, ma anche l’eccesso può essere dannoso.

Vediamo insieme le sue caratteristiche.

 

Classificazione del ferro

Il ferro nel corpo può essere presente in due forme: EME e non-EME.

L’EME è la forma di ferro legato all’emoglobina e alla mioglobina. È responsabile della capacità di legare e trasportare l’ossigeno e conferisce un colore rosso al sangue. Quando l’ossigeno si lega all’eme, si forma l‘ossiemoglobina.

La forma di ferro non eme invece è presente principalmente nel corpo come depositi di ferritina o emosiderina. Questa forma è immagazzinata principalmente:

  • nel fegato
  • nella milza
  • nel midollo osseo

e fornisce una riserva per il corpo in caso di necessità. È anche presente in altre proteine e enzimi nel corpo, che svolgono funzioni diverse da quella del trasporto dell’ossigeno.

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Ruolo biologico

ferro, ruolo biologico del ferro

Svolge numerosi ruoli vitali nel nostro corpo e i principali sono:

  • sintesi dell’emoglobina: è un componente fondamentale di questa proteina presente nei globuli rossi, incaricata di trasportare l’ossigeno dai polmoni ai tessuti del corpo. Il minerale è in grado di legarsi all’ossigeno e di condurlo attraverso il flusso sanguigno, permettendo alle cellule di produrre energia e svolgere le loro funzioni vitali.
  • Sintesi della mioglobina: è necessario per la sintesi di questa proteina presente nei muscoli, la quale aiuta a immagazzinare l’ossigeno e a rilasciarlo quando necessario.
  • Regolazione del metabolismo energetico: aiuta le cellule a produrre energia attraverso la respirazione cellulare. È  necessario per la sintesi dell’enzima citocromo-c ossidasi, che fa parte della catena di trasporto degli elettroni nella respirazione cellulare.
  • Sintesi del DNA: è essenziale per la sintesi del materiale genetico che contiene le istruzioni per la crescita e il funzionamento delle cellule dell’organismo.
  • Funzione immunitaria: è importante per la crescita e la funzione dei globuli bianchi, che combattono le infezioni.
  • Funzione cerebrale: è coinvolto nella produzione di neurotrasmettitori come la dopamina e la noradrenalina, che regolano l’umore e la motivazione.

 

Come si misura il ferro?

Analisi del sangue per i valori del ferro

I valori del ferro vengono misurati tramite un esame del sangue, valutando tre parametri principali:

  • Ferritina, una proteina che immagazzina il ferro nel corpo: la sua concentrazione nel sangue è quindi un indicatore dei depositi disponibili. Livelli bassi possono indicare una carenza di ferro, mentre livelli elevati possono indicare un accumulo eccessivo.
  • Sideremia, che rappresenta la quantità di ferro circolante nel sangue e può fornire informazioni sullo stato del ferro nel corpo.
  • Transferrina, una proteina che trasporta il ferro nel corpo ed indica la capacità totale di legame del ferro, fornendo informazioni sulla capacità del corpo di utilizzarlo e trasportarlo.

È importante sottolineare che la valutazione dello stato del ferro nel corpo richiede spesso la combinazione di questi test insieme alla valutazione dei sintomi e alla storia clinica del paziente.

 

Valori del ferro

I valori normali delle tre componenti possono cambiare leggermente in base al laboratorio che effettua l’analisi ed essere influenzati da diversi fattori.

In generale:

  • Ferritina: tra 20 e 200 ng/mL per gli uomini; tra 10 e 150 ng/mL per le donne.
  • Sideremia 80-170 mcg/dL negli uomini e 60-140 mcg/dL nelle donne.
  • Transferrina: tra i 200 e i 400 mcg/dL.

 

Fabbisogno giornaliero

Il fabbisogno di ferro varia a seconda dell’età, del sesso e di altri fattori individuali. Ad esempio le donne in età fertile, in gravidanza o allattamento hanno un fabbisogno più elevato a causa della perdita di ferro causata dalle mestruazioni o per sostenere la crescita del feto e la produzione di latte materno.

Le raccomandazioni generali per l’assunzione giornaliera secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono:

  • Neonati (0-6 mesi): 0,27 mg
  • Lattanti (7-12 mesi): 11 mg
  • Bambini (1-3 anni): 7 mg
  • Bambini (4-8 anni): 10 mg
  • Ragazzi (9-13 anni): 8 mg
  • Maschi adolescenti (14-18 anni): 11 mg
  • Femmine adolescenti (14-18 anni): 15 mg
  • Uomini adulti (dai 19 anni in su): 8 mg
  • Donne adulte (dai 19-50 anni): 18 mg
  • Donne in gravidanza: 27 mg
  • Donne in allattamento: 9 mg.

 

Carenza di ferro

La carenza si verifica quando il corpo non dispone di ferro in quantità sufficienti per svolgere le sue funzioni vitali. Rappresenta una delle carenze nutrizionali più comuni al mondo e può portare a una serie di problemi di salute, come:

  • Anemia: si verifica quando la carenza di ferro non permette di produrre emoglobina, senza la quale il corpo non è in grado di trasportare sufficiente ossigeno ai tessuti, causando sintomi come stanchezza, debolezza, vertigini, palpitazioni e respiro corto.
  • Difficoltà di concentrazione e memoria: poiché questo minerale è necessario per la funzione cerebrale, la carenza può causare questi problemi.
  • Problemi di sviluppo nei bambini: può provocare ritardo nella crescita e problemi cognitivi.
  • Compromissione del sistema immunitario: può indebolire il sistema immunitario e aumentare il rischio di contrarre infezioni.
  • Problemi di pelle e unghie: può manifestarsi con unghie fragili, opache e con rigonfiamenti, e una pelle secca e pallida.

La carenza può essere dovuta:

  • a una dieta povera di questo minerale
  • a problemi di assorbimento nell’intestino
  • a una perdita eccessiva di sangue, come ad esempio in caso di mestruazioni abbondanti o ulcere gastrointestinali
  • da una maggiore richiesta in determinate condizioni, come in gravidanza o allattamento.

 

Trattamenti per la carenza di ferro

Esistono diversi modi per prevenirla e curarla, vediamoli nel dettaglio.

 

Modifiche alla dieta

ferro

Molti alimenti sono naturalmente ricchi di questo minerale, quindi aumentarne l’assunzione può aiutare a migliorare i livelli di ferro nel sangue.

Ecco alcuni alimenti suggeriti:

  • Carne rossa: in particolare quelle di manzo e agnello contengono ferro eme, che viene assorbito più facilmente dal corpo. Tuttavia è importante scegliere carni magre e non esagerare nel consumo per il benessere generale del corpo.
  • Pesce e frutti di mare: oltre a essere ricchi di ferro, contengono anche acidi grassi omega-3 benefici per la salute, in particolare le ostriche.
  • Pollame: pollo e tacchino ne possiedono in quantità inferiori di rispetto a carne rossa e frutti di mare, ma sono comunque fonti adatte ad essere inserite in una dieta.
  • Legumi: fagioli, lenticchie e ceci sono un’ottima fonte per vegetariani e vegani. Inoltre contengono anche proteine, fibre e altri nutrienti importanti.
  • Verdure a foglia verde scuro: gli spinaci, le bietole e il cavolo riccio ne sono ricchi, oltre a contenere vitamine e minerali importanti.
  • Frutta secca: in particolare le mandorle, le noci del Brasile e i semi di zucca.
  • Vitamina C: è importante combinare questi alimenti con quelli ricchi di vitamina C, come agrumi, kiwi, fragole, peperoni e broccoli, poiché aiuta ad aumentare l’assorbimento del minerale.

È inoltre bene evitare di consumare tè o caffè durante i pasti perché possono ridurne l’assorbimento.

 

Integratori

Sono prodotti che vengono spesso utilizzati per correggere una carenza del minerale e possono essere acquistati senza prescrizione.

Sono disponibili in diverse forme, tra cui:

  • compresse
  • capsule
  • gocce
  • sciroppi
  • iniezioni.

Possono causare alcuni effetti collaterali, come;

Il dosaggio dipende dalle esigenze individuali di ogni persona, ma di solito si raccomanda di assumerli con il cibo e bevendo molta acqua per favorirne l’assorbimento.

È importante tenere presente che possono interferire con alcuni farmaci, come quelli per la tiroide e gli antinfiammatori non steroidei. Dovrebbero essere utilizzati come parte di un piano di trattamento globale, che potrebbe includere altri trattamenti medici.

 

Trasfusioni

Utilizzate quando altri metodi non sono sufficienti o non sono appropriati. In particolare vengono effettuate quando i livelli di emoglobina nel sangue sono così bassi da causare sintomi gravi come:

La procedura prevede che il sangue venga prelevato da un donatore e poi infuso al paziente attraverso una vena. Il sangue donato contiene emoglobina e ferro che possono aiutare a ripristinare i livelli carenti nel paziente.

Tuttavia esistono alcuni rischi, tra cui la possibilità di reazioni allergiche o di trasmissione di malattie, motivo per cui sono praticate solo in casi gravi o in situazioni di emergenza, come dopo un’operazione o un grave trauma.

Inoltre sono utili solo per risolvere la carenza a breve termine, mentre si cerca di identificare e correggere la causa sottostante.

 

Eccesso di ferro

In questo caso il corpo accumula quantità eccessive di ferro, causando danni ai tessuti e agli organi interni.

Alcuni dei sintomi e delle conseguenze sono:

  • Accumulo nei tessuti: come nel fegato, pancreas, cuore, articolazioni e pelle. Questo può provocare danni irreversibili, compromettere la funzione degli organi e causare sintomi come stanchezza, debolezza, dolore articolare, diabete, insufficienza cardiaca e problemi di pelle.
  • Problemi di salute mentale: possono manifestarsi disturbi come ansia, depressione e confusione mentale.
  • Problemi di fertilità: l’impotenza negli uomini e la menopausa precoce nelle donne.
  • Maggiore rischio di malattie croniche: come il diabete, le malattie cardiovascolari, l’insufficienza renale e il cancro.
  • Sintomi gastrointestinali: possono verificarsi dolore addominale, nausea e vomito, diarrea.

Ecco alcune delle cause più comuni:

  • Emocromatosi ereditaria: una condizione genetica in cui il corpo assorbe e accumula troppo ferro dai cibi consumati ed è solitamente causata da mutazioni genetiche che influenzano la regolazione dell’assorbimento del ferro nell’intestino.
  • Trasfusioni di sangue frequenti: poiché il sangue contenuto nelle trasfusioni contiene ferro che viene assorbito ma non può essere facilmente eliminato dal corpo. Può verificarsi ad esempio nelle persone affette da anemia emolitica, talassemia o altre malattie del sangue.
  • Sovradosaggio di integratori di ferro: può portare ad un accumulo del minerale nel corpo.
  • Emocromatosi secondaria: alcune condizioni mediche, come l’anemia emolitica cronica, l’anemia sideroblastica e l’epatite cronica possono alterare il metabolismo del ferro o la sua distribuzione all’interno dell’organismo, provocando un eccesso.
  • Assunzione eccessiva di ferro alimentare: anche se l’assorbimento del ferro alimentare è generalmente regolato per evitare un eccesso, un consumo estremamente elevato di cibi ricchi di ferro può superare questa capacità di regolazione.

 

Trattamento per l’eccesso di ferro

I trattamenti variano in base alla causa scatenante. Vediamo i più comuni.

 

Riduzione dell’assunzione

È una strategia utilizzata per ridurre l’eccesso del minerale nel corpo in caso di condizioni come l’emocromatosi o altre patologie che ne causano l’accumulo.

È consigliabile evitare:

  • Alimenti che lo contengono in grandi quantità, come quelli di origine animale, e preferire invece le fonti vegetali, che ne possiedono in dosi inferiori.
  • L’assunzione di integratori, a meno che non siano prescritti dal medico per motivi medici specifici.
  • La cottura degli alimenti in pentole di ferro o ghisa, in quanto questo può aumentare il suo contenuto negli alimenti.

 

Terapia di rimozione

La terapia prevede la rimozione del sangue attraverso una procedura chiamata flebotomia, in modo simile a una donazione di sangue. La quantità prelevata dipende dalla gravità e dalle condizioni del paziente e viene generalmente eseguita in un centro medico o in un ospedale.

La frequenza e la durata del trattamento dipendono dalla causa sottostante e dalla gravità della condizione: in alcuni casi può essere necessaria per tutta la vita del paziente, ma nella maggior parte può essere interrotta una volta che i livelli nel corpo sono stati ripristinati.

Può comportare alcuni effetti collaterali, come debolezza, vertigini e svenimenti, a causa della rimozione del sangue, ma sono generalmente temporanei e scompaiono rapidamente dopo la procedura.

 

Chelazione

Viene eseguita attraverso l’uso di farmaci chiamati agenti chelanti del ferro, sostanze che si legano al minerale e lo rendono solubile in acqua, permettendone la rimozione attraverso l’urina o le feci.

Vengono somministrati per via endovenosa oppure orale, a seconda della gravità della condizione del paziente.

Possono manifestarsi effetti indesiderati come:

che solitamente scompaiono dopo l’arresto del trattamento.

Anche in questo caso la durata della terapia dipende dalla gravità dell’eccesso e dalle condizioni individuali del soggetto: può essere necessaria per tutta la vita del paziente o essere interrotta una volta che i livelli nel corpo sono tornati normali.

 

Ferro: elementi chiave

Il ferro è un minerale essenziale per la nostra salute che svolge numerosi ruoli vitali nel nostro corpo, in particolare nel trasporto dell’ossigeno nel sangue, tramite la sintesi dell’emoglobina, ma anche nelle funzioni cerebrali e immunitarie.

I valori del ferro vengono misurati tramite un esame del sangue che prende in considerazione tre parametri: ferritina, sideremia e transferrina. Variano in base alle condizioni individuali, così come varia il fabbisogno.

La carenza di ferro può comportare una serie di problemi di salute, come anemia, difficoltà di concentrazione e problemi del sistema immunitario. Può essere causata da una dieta povera di ferro, problemi di malassorbimento o da una perdita o richiesta maggiore di sangue. Il trattamento varia in base alla causa sottostante e può comprendere modifiche alla dieta, l’utilizzo di integratori, e se la situazione è particolarmente grave anche trasfusioni.

L’eccesso di ferro può essere causato da condizioni mediche, come potrebbe essere l’emocromatosi o la talassemia, e può comportare tra le altre cose problemi di salute mentale, di fertilità e cardiaci. Anche in questo caso il trattamento dipende dalla causa sottostante: in generale, si può fare ricorso alla rimozione del sangue tramite flebotomia, all’utilizzo di farmaci chelanti e a ridurre l’assunzione del minerale anche tramite l’alimentazione.